Un mistero nelle campagne pugliesi ove il sibilo del vento ci narra la storia di un singolare monumento

by Carmine de Leo

Luoghi e momenti particolari e quant’altro di misterioso, singolare ed emozionante abbondano un po’ in tutta la Puglia.

La fantasia si impadronisce spesso delle suggestioni che questi luoghi straordinari emanano e quasi tutti ci narrano molte volte cronache storiche più in generale, oppure vicende personali, riferite a famiglie e personaggi che sono stati ormai dimenticati nell’oblio del tempo.

In Puglia, uno di questi luoghi carichi di suggestione è un maestoso monumento, anzi, sarebbe meglio dire i ruderi di un monumento, che sorge solitario in mezzo alla campagna nei pressi della cittadina di Mottola.

In queste solitarie contrade dove il vento che spira sovrano ci racconta la triste storia del duca di Martina, Placido di Sangro, che lo fece costruire dedicandolo al cacciatore, figura che rappresentava una delle passioni preferite del suo unico figlio scomparso prematuramente.

Proprio qui, in questo luogo solitario, il sibilo del vento tra i ruderi del monumento, pare raccontarci il dolore per la perdita del giovane Riccardo, figlio dello sfortunato duca di Martina, discendente di Raimondo di Sangro, principe di San Severo e figlio di Argentina Caracciolo, duchessa di Martina Franca, da cui aveva ereditato il feudo.

Il duca Placido aveva sposato Maria Cunegonda Caracciolo di S. Teodoro, amata coniuge che nel 1855 lo lasciò vedovo giovanissimo, ad appena vent’anni, dopo aver partorito l’unico figlio del duca, Riccardo Maria.

Ma una sorte ingrata doveva colpire ancora più dolorosamente il duca Placido, la morte del suo unico figlio Riccardo nel 1881.

Affranto da questa disgrazia, il duca, che risedeva a Napoli, ove oggi si conserva la sua straordinaria collezione di ceramiche nel museo a lui dedicato presso villa Floridiana, si ritirò definitivamente nei suoi possedimenti pugliesi, presso un’antica masseria fortificata in località San Basilio, chiamata anche il Casino del Duca.

Questa costruzione era un tempo al centro di una vastissima tenuta ricca di boscaglie, che ancora oggi ammonta a vari ettari.

Un questo luogo solitario il duca cercò di spegnere il suo dolore immerso nella magnifica natura dei luoghi che gli parlavano del figlio scomparso, gran cacciatore che amava queste contrade.

Ma le ferite del cuore non si rimarginano facilmente e il duca pensò di ricordare il figlio dedicandogli un singolare monumento, quello del cacciatore, costruito negli anni 1883-1884.

Sorto in aperta campagna, il monumento è oggi ridotto quasi ad un cumulo di pietre, che ci raccontano ancora la loro storia.

Conosciamo comunque l’aspetto originario di questo monumento al cacciatore, eretto in ricordo del figlio scomparso, in quanto un suo modellino in legno si conserva ancora oggi in Molise, a Baranello, in provincia di Campobasso, nel museo Barone, che raccoglie le collezioni d’arte di un amico personale del duca, l’architetto Giuseppe Barone.

Da questo modellino si ricava l’aspetto neogotico del monumento, che era composto da una guglia, che si ergeva su un corposo piedistallo di marmo anticipato da alcuni scalini.

All’intero della guglia era posizionata la figura di un cacciatore col suo cane.

Sul marmo del monumento l’affranto duca sfogò il suo dolore in una lapide incisa per ricordare la scomparsa dell’amato figliolo Riccardo definito: Di cuore benefico – Colto di mente artista – Delusion fatale! – Disparve all’improvviso – Qual astro malinconico . Che nel brillar si spegne.

Dopo la morte del duca, la sfortuna si accanì anche sul monumento, che un terribile fulmine, attratto forse dalla guglia dello stesso, lo frantumò miserabilmente, lasciando quasi intatte soltanto la base, lo stemma del casato e un’iscrizione.

Questo episodio accrebbe la suggestione del luogo e la storia vera del dolore di un padre divenne presto una leggenda!

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