Arancia Meccanica, tra Fellini e Beethoven compie 50 anni il film cult di Stanley Kubrick

by Marianna Dell'Aquila

Quando si parla di un film di Stanley Kubrick sembra che il tempo e le pagine non bastino mai, perché ogni sua opera è un calderone infinito di cose da capire e da imparare anche dopo molti anni. E’ quanto accade con uno dei film più famosi del regista americano, Arancia meccanica che quest’anno compie 50 anni e non ha ancora smesso di far parlare di sé. Uscito nel 1971, Arancia meccanica è il primo film “inglese” di Stanley Kubrick. Il regista infatti, dopo aver girato negli Stati Uniti il famosissimo 2001: Odissea nello spazio, decise di trasferirsi in Inghilterra per avere più libertà creativa e produttiva.

La storia è ambientata a Londra, in un futuro non precisato. Alex (Malcolm McDowell) vive nei sobborghi operai della città ed è a capo di una branda di criminali chiamati Drughi, Pete (Michael Tarn), Georgie (James Marcus) e Dim (Warren Clarke). Trascorrono il tempo tra furti, droghe e violenze di ogni genere. Dopo aver provato a rapinare una anziana signora proprietaria di una clinica per dimagrire, Alex viene tradito dai suoi compagni e viene arrestato dalla polizia. Al processo, Alex viene condannato a 14 anni di galera. Durante la sua detenzione, si rende conto di essere circondato da uomini anche peggiori di lui, tenta così di seguire la strada della buona condotta e si offre come cavia per un programma di rieducazione che potrebbe consentirgli di uscire dal carcere in poche settimane.

Si chiama Tecnica Ludovico ed è basata sulla teoria dell’avversione tesa al condizionamento dell’individuo a compiere atti di bontà e a rifuggire dagli atti malvagi. Alex viene sottoposto ad una potente somministrazione di medicinali e alla estenuante visione di film con scene di violenza che è obbligato a guardare con delle pinze alle palpebre per tenere sempre gli occhi aperti. Finito il trattamento, Alex viene messo alla prova, ma ogni volta che si ritrova ad avere degli istinti malvagi, il suo corpo reagisce con nausea e fortissimi dolori che gli impediscono di agire.

Il programma di rieducazione viene considerato riuscito e concluso. Come promesso Alex torna a casa, ma scopre che i suoi genitori hanno affittato la sua stanza. Ormai solo e perso per le strade di Londra, Alex incontra alcuni degli individui che negli anni precedenti erano stati vittime delle sue violenze e che, approfittando della sua innocuità, lo ripagano con la stessa moneta. Durante uno di questi episodi, Alex viene salvato da due poliziotti che però scopre essere i suoi ex compagni di banda. Vittima anche dei suoi ex amici, Alex inizia a credere che la morte sia per lui l’unica via d’uscita.

Dopo aver tentato il suicidio lanciandosi da una finestra, il ragazzo capisce che l’assenza di istinti malvagi e violenti era solo momentanea e provocata dal trattamento a cui si era sottoposto. Intanto viene ricontattato dalle Autorità che gli chiedono di collaborare per mettere a tacere lo scandalo scoppiato a causa della fuga di notizie sulla sperimentazione che lui ha subito. Alex accetta, ma ad una condizione: vuole diventare capo della polizia per tornare a fare la vita di prima, ma questa volta in modo apparentemente legale.

Arancia meccanica è tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess pubblicato nel 1962. La storia fu ispirata ad un episodio realmente accaduto allo scrittore: un giorno, mentre era in compagnia della moglie incinta, fu aggredito da quattro marines. Le percosse furono talmente forti che la donna perse il bambino.

Il tema centrale è la ribellione dell’individuo contro il sistema: l’uomo è vittima di un sistema sociale e politico che riduce l’individuo ad essere insignificante e inanimato, pronto ad essere innescato per agire (nel bene o nel male) proprio come un’arancia meccanica. La malvagità dei protagonisti, tanto nel romanzo quanto nel film, non è però una malvagità casuale ma un atto volontario.

Poco tempo dopo l’uscita del film di Stanley Kubrick infatti lo scrittore affermò (forse un po’ per rivendicare la paternità di alcuni spunti che la critica aveva attribuito al regista): “La mia parabola e quella di Kubrick vogliono affermare che è preferibile un mondo di violenza assunta scientemente – scelta come atto volontario – a un mondo condizionato, programmato per essere buono o inoffensivo”.

Il titolo originale in inglese A Clockwork Orange manifesta l’idea di un cortocircuito tra ciò che le cose sembrano e ciò che sono veramente. E’tratto dall’espressione“As queer as a clockwork orange”, un classico cockney (cioè un modo di dire londinese) che indica una persona o qualcosa di molto strano e in italiano si traduce con “Strano come un’arancia a orologeria”.

L’idea del titolo nasce dalla volontà di creare un contrasto lessicale e concettuale. La parola “arancia” infatti viene normalmente associata ad un prodotto della natura, mai si potrebbe pensare che in esso si nasconda un congegno meccanico ad orologeria. In questo caso poi la parola arancia è usata come metafora dell’individuo. Burgess infatti spiegò che “orange” è ispirato al termine “orang” che in malese significa “uomo”.

Anthony Burgess era un linguista poliglotta convinto che il gergo, in quanto lingua al passo con i tempi, rispecchiasse le epoche più di una lingua ufficiale da vocabolario. Secondo lui in Arancia meccanica serviva una lingua che rimanesse nel tempo, per questo inventò il Nadsat, la lingua parlata dai Drughi, ispirata allo slang inglese ma fortemente infarcita di parole e di suoni derivati dal russo (proprio la parola “drugo”, emblema linguistico e visivo sia del romanzo che del film, è nata da questa fusione di linguaggi: “drug” in russo significa “amico, compagno”).

Stanley Kubrick voleva far un film che fosse fondamentalmente un’opera di analisi psicologica e sociale e che indagasse sul condizionamento psicologico come arma di controllo degli individui da parte dei regimi totalitari.

L’uscita del film fu preceduta da un enorme clamore, ma nonostante il successo ottenuto in tutto il mondo, Arancia meccanica durò poco nelle sale perché fu accusato di incitamento alla violenza. I gravi episodi che infatti si verificarono in Inghilterra sulla scia dell’emulazione dei personaggi del film, provocarono nel regista una profonda delusione. Da quel momento Stanley Kubrick non avrebbe mai più parlato del film, arrivando forse ad amarlo sempre di meno.

Arancia Meccanica tuttavia viene ancora oggi considerato un cult cinematografico con la qualità del montaggio, le inquadrature distopiche, i riferimenti musicali e quelli artistici: Beethoven, Rossini, Brancusi, Mondrian e Lichtenstein e molti altri. E pensare che al successo del film in tutto il mondo ha contribuito una parte di genio italiano. I famosissimi costumi, tra cui le tute bianche dei Drughi, sono stati realizzati dalla costumista italiana Milena Canonero (che nel 1976 avrebbe vinto l’Oscar per i costumi di Barry Lyndon).

Meno conosciuto invece è l’intervento di Federico Fellini (grande ammiratore di Stanley Kubrick) che consigliò al regista americano di affidarsi a Mario Maldesi per la realizzazione della versione italiana della pellicola visto che la traduzione in italiano sarebbe stata molto complessa a causa della lingua utilizzata nel film. Maldesi addirittura dovette stare alle indicazioni di Kubrick per la scelta delle voci italiane.

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