D-Day to Berlin, gli irregolari di George Stevens che filmarono tutto l’orrore della guerra

by Daniela Tonti

Anche prima del formidabile successo di A Place in the Sun, George Stevens era considerato uno dei più grandi registi di Hollywood. Nato a Oakland nel 1905 e cresciuto a San Francisco, non aveva ancora finito gli studi quando i suoi genitori si trasferirono a Los Angeles per diventare attori. Per guadagnarsi da vivere iniziò l’attività di fotografo, dopodichè trovò lavoro come assistente operatore.

Divenne un bravo direttore della fotografia e riprese la maggior parte delle commedie di Stan Lauren e Oliver Hardy. Era il loro operatore e scriveva anche le battute. Negli anni ′30 realizzò Follie d’inverno, Primo amore, Una donna vivace e Gunga Din per la RKO, mentre alla Columbia realizzò Molta brigata vita beata, Un evaso ha bussato alla porta, Ho sognato un angelo.

Si arruolò nell’esercito a trentasei anni perché voleva andare in Europa. Il generale Eisenhower gli affidò un’unità speciale per riprendere il D-Day, il giorno dello sbarco in Normandia. Era un gruppo straordinario, un’unità chiamata “gli irregolari di Stevens”, c’erano: il drammaturgo William Saroyan, Joe Biroc -che filmò La vita è meravigliosa, Ivan Moffat, lo scrittore Irwin Shaw, William Mellor che avrebbe girato Un posto al sole e Il gigante.

Ripresero tutta la guerra: lo sbarco in Normandia, la liberazione di Parigi, la battaglia del Bulge, la traversata del Reno, il collegamento con le truppe russe sul fiume Elba e la liberazione del campo di concentramento di Dachau. Furono le prime truppe ad arrivare e filmarono tutto l’orrore. Il film che Stevens girò a Dachau, quelle incredibili riprese dei forni e dei mucchi di ossa che nessuno credeva esistessero, fece il giro del mondo.

La maggior parte del materiale che mostra i sei milioni di ebrei uccisi, bruciati e inviati ai forni fu girato da George Stevens e dalla sua troupe.

Le pellicole vennero sviluppate al ritorno dagli Stati Uniti, ma Stevens ne ha tenute poi tenute alcune stipate in un magazzino per decenni. Finché dopo la sua morte, il figlio George Stevens jr. (anch’egli produttore e regista) decise di realizzare un documentario sulla vita di suo padre. Secondo il Telegraph fu così che s’imbatte nel prezioso materiale.

“George Stevens: D-day to Berlin” uscì nel 1994, a cinquant’anni dallo sbarco in Normandia. Il documentario, vincitore di tre Emmy, conserva a distanza di altri venticinque anni tutta la sua straordinaria potenza soprattutto perché può contare su immagini a colori.

A dispetto del titolo, mostra non solo le immagini del D-day, ma anche la distruzione di villaggi francesi, la liberazione di Parigi il 25 agosto 1944, quella del campo di concentramento di Dachau il 29 aprile 1945. Alcune delle riprese fatte da Stevens furono utilizzate durante il processo di Norimberga.

Quando George Stevens tornò a casa ebbe l’idea di formare una compagnia di registi. La Liberty Films. C’erano con lui Frank Capra e Billy Wilder.

E da quel momento in poi non realizzò più commedie. Nel 1959 diresse Il diario di Anna Frank che vinse tre premi Oscar.

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