Il Favoloso mondo di Amélie: compie 20 anni il film cult e iperbolico di Jean-Pierre Jeunet dalla realtà frantumata e ricomposta continuamente

by Marianna Dell'Aquila

Amélie Poulin (Audrey Tautou) è “Una giovane ragazza con un gusto pronunciato per i piccoli piaceri della vita: immergere la mano in un sacco di legumi, spaccare la crosticina di una creme brulée con la punta del cucchiaino e far rimbalzare sassi sull’acqua del Canal Saint Martin”. Amélie è anche una ragazza introversa, cresciuta con un padre freddo e distaccato che, dopo il suicidio della moglie, si è rifugiato in un mondo tutto suo. Amélie non ha mai frequentato la scuola a causa delle paranoie della madre, finendo per vivere in una profonda solitudine. Lavora come cameriera nel Cafè des duex Moulins a Montmartre e non ha amici.

Un giorno, scioccata dalla notizia della morte di Lady Diana, Amélie lascia cadere il tappo di una bottiglia che va a sbattere contro una piastrella. Il piccolo e banalissimo incidente, le permette di ritrovare il tesoro di un bambino vissuto in quell’appartamento moltissimi anni prima. Con l’auto del sig. Dufayel chiamato anche “uomo di vetro” (Serge Merle) a causa di una malattia che gli provoca una fortissima fragilità delle ossa, Amélie riesce a riconsegnare il tesoro al proprietario della scatola che ormai è diventato un adulto. L’uomo si reca nel bar dove lavora e, senza sapere che Amélie è l’artefice del ritrovamento, le racconta tutta la sua storia. Amélie ne resta profondamente colpita e da quel moment decide che la sua missione è “rimettere a posto le cose” nella vita delle persone che ne hanno bisogno. Da quel momento la protagonista avrà a che fare con moltissimi altri personaggi: la portiera del palazzo, il garzone del fruttivendolo (Jamel Debbouze), lo scrittore, l’uomo geloso (interpretato da Dominique Pinon, attore che ha recitato in ben cinque pellicole di Jean – Pierre Jeunet) e molti altri. Durante le sue ricerche, Amélie incontra Nino (Mathieu Kassovitz), un ragazzo che abitualmente va in perlustrazione delle macchine per fototessera nelle stazioni per raccogliere le foto di sconosciuti venute male e che dovrebbero essere gettate. Tra un imprevisto e un malinteso, Amélie alla fine riesce a trovare il coraggio di avvicinarsi a Nino e di dichiarargli il suo amore.

 Scritto e diretto da Jean-Pierre Jeunet , il film è uscito nelle sale francesi nel 2001 (in Italia l’anno successivo), ottenendo un successo mondiale impressionante a fronte di un budget di produzione piuttosto basso (circa 11 milioni di euro), ma evidentemente sufficiente per realizzare uno dei film più iconici e popolari degli ultimi venti anni. La figura di Audrey Tatou con i lineamenti delicati e il caschetto di capelli scuri è una delle immagini più iconiche del cinema europeo degli ultimi anni, così come l’aria un po’ spaesata di Mathieu Kassovitz (in contrasto con l’idea che notoriamente si ha di lui in quanto regista del film cruento L’Odio), le strade e i Cafè di Parigi, i condòmini del palazzo in cui abita Amelie e tutti gli altri personaggi quasi sempre ripresi con inquadrature molto simmetriche e grandi zoom che velocemente si spostano campi lunghi a primo piani.

Il favoloso mondo di Amélie infatti non è semplicemente un film romantico e a lieto fine, ma un’opera quasi iperbolica in cui la realtà viene frantumata e ricomposta continuamente, in cui tutti gli elementi (personaggi, fotografia, scenografie) sembrano anche un po’ esagerati. Tuttavia, è proprio in questa apparente esagerazione che il film corale trova la sua armonia.

Il film infatti è stato più volte accusato di essere stucchevole, qualcuno ne ha addirittura criticato il tratteggiamento della protagonista definendola vittima di se stessa, incapace di far valere i propri bisogni (anche sessualmente) e di lottare per i propri sentimenti. Insomma, per qualcuno Amélie sarebbe un’antifemminista. Viene spontaneo domandarsi: l’obiettivo del film era tratteggiare una protagonista con questo tipo di coraggio? La risposta è semplice: no.

Il favoloso mondo di Amélie è piuttosto un film che gioca principalmente su invenzioni narrative e visive originali sostenute dalle meravigliose colonne sonore di Yann Tiersen. Certamente la protagonista non è una nuova Giovanna D’Arco o una Hermione di Harry Potter: è completamente rifugiata e nella sua quotidianità – una quotidianità insolita e diversa – senza mai riuscire veramente a mescolarsi con vita e le persone reali che la circondano. “Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci, accidenti a lei!”, sarà solo con questo intervento esterno da parte del suo unico amico, l’Uomo di vetro, che Amélie trova il coraggio di trasformare il suo mondo interiore e di farlo diventare finalmente realtà

 Dopo aver venduto i diritti del film per un musical, ma rifiutato l’idea di realizzare una serie tv (per mancanza di budget e di location), nel 2019 il regista Jean-Pierre Jeunet ha dichiarato di aver incominciato i lavori per la realizzazione di un mockumentary, cioè un falso documentario sul back stage del film. Una sorta di regalo per i fans di Amélie proprio in occasione del suo ventesimo anniversario. Il 2021 è appena incominciato e a noi non resta che aspettare e sperare che il mockumentary esca veramente.  

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