“Il fashion film è una nuova frontiera di arte e pubblicità insieme”. Massimo Ivan Falsetta racconta “Eclettico”

by Luana Martino

Sono passati quasi vent’anni dall’uscita del libro “Cattiva maestra televisione” di Karl Popper, eppure le sue teorie sono più attuali che mai. Il filosofo viennese indagava l’annosa problematica dell’influenza che il mezzo televisivo aveva sulla società, il passaggio di valori e modelli che questo riesce a trasmettere.

Oggi, la televisione è affiancata in maniera pressante dal web e dai social che ci ‘impongono’ una fruizione veloce e immediata, un bombardamento di immagini che spesso lasciano spazio all’effimero messaggio senza che esse stesse abbiano una forma e una bellezza reali. 
Per questo motivo sembra essere ancora più importante poter ‘educare’ lo sguardo alla bellezza e -per citare Popper- fare in modo che “I cittadini di una società civilizzata, le persone cioè che si comportano civilmente, non siano il risultato del caso, ma sono il risultato di un processo educativo…”

Per tanto si dovrebbe riuscire ad avere cura anche dell’immagine realizzata per una fruizione celere nel nostro quotidiano e non si dovrebbe perdere questa attenzione quando si parla di brand e dei loro prodotti. 

Di questo e di molto altro abbiamo parlato con il regista Massimo Ivan Falsetta che, tra le altre cose, è stato selezionato al Fashion Film Festival di Chicago con ‘Eclettico’. Il lavoro, nato in collaborazione con l’hair stylist di fama mondiale Fabio Colucci e realizzato per il marchio Ascèt, è un’opera in cui l’amore prende le forme di un viandante tentato da moderne sirene: un giovane che nel suo vagare è incerto se restare o fuggire.

Selezionato al Film Festival di Chicago con il tuo film ‘Eclettico’ cosa rappresenta per te questa nuova tipologia di prodotto?

Sono davvero contento di essere stato selezionato a Chicago e per me il fashion film è una frontiera nuova. Ho abbracciato, come uno dei primi nel mio settore, questa tipologia di arte e pubblicità insieme. Per dar vita ad un fashion film occorro due elementi fondamentali: un regista di professione e un brand che possa commissionare il lavoro. Dal mio punto di vista si tratta di una nuova tipologia di lavoro che possa permettere di girare liberamente. L’artista è libero di essere fuori dagli schemi, si ha la possibilità di realizzare un lavoro in cui, a parte il tema principale merceologico che funge da linea guida, si possa girare in libertà. Il fashion film non deve mostrare il prodotto come in uno spot pubblicitario ma ti dà l’opportunità di creare pochi minuti di cinema sui generis. Quindi lo apprezzo molto come nuovo genere perché è una sorta di riassunto di cinema e di espressione artistica. 

In un mondo 3.0 fatto di social e immagini veloci. Credo che i fashion film siano proprio il modo per arrivare ai fruitori in modo celere ma con un’attenzione all’estetica al pari di un film.

Assolutamente si. Come già ho detto precedentemente l’opportunità sta proprio nel poter realizzare un prodotto cinematografico senza alcuni vincoli dettati dalla produzione di un film. Al contrario, poi, degli spot il fatto di non dover inserire il prodotto da pubblicizzare ti emancipa dal dover arrivare al fruitore in una determinata maniera. Quindi anche per i social e per la fruizione veloce, occorre poter vedere dei prodotti curati con una regia alle spalle, un concept e una fotografia seria. 
Mi piacerebbe che in Italia sia i brand che il pubblico capissero, sempre di più, quanto sia importante girare queste nuove tipologie di prodotti che hanno un’efficacia pazzesca. 

Parlaci di Ecletticocome è nato il concept?

L’idea nasce insieme a Fabio Colucci un hair stylist di fama mondiale con il quale per il marchio Ascèt abbiamo realizzato ‘Eclettico’. In realtà tutto è nato da alcune linea guida che mi hanno indicato: il desiderio era quello di raccontare un mondo fatato, un’atmosfera soffusa con dei tocchi futuristici. Da una fiaba, insomma, ad un racconto diametralmente opposto. Quindi, partendo da queste indicazioni fornitemi da Fabio che ha interagito con il brand, ho potuto realizzare Eclettico in libertà riuscendo ad unire un’atmosfera quasi onirica ad elementi futuristici. 

Premiato al LIFF 2020, selezionato al The 7th Art Film Festival di Miami ora anche al Golden Film Festival con il tuo lavoro ‘Virgo – I piedi freddi delle donne’ corto di sci-fi interpretato da Roberto Herlitzka, con Anna Falchi. Come nasce l’idea? 

Sono molto legato a Virgo, si tratta di un lavoro interamente mio che nasce da una serie di post che ho scritto su Facebook. Erano degli estratti di lettere per una figlia immaginaria in un periodo non troppo felice della mia vita; quegli scritti erano una sorta di sfogo nei confronti del mondo ed erano segno di una consapevolezza di essere ultratrentenne e di non aver ancora avuto un figlio. Poi un giorno mi venne a trovare sul set la mia compagna e mi disse che fosse in arrivo Margot, la nostra piccola che oggi ha diciotto mesi. 
Anche per questo motivo Virgo ha un finale di speranza: pur trattandosi, infatti, di un dramma, il finale, affidato alla Falchi ha,comunque, un messaggio positivo. 

Come è stato lavorare con Roberto Herlitzka?

Considero Roberto uno dei pilastri più belli della mia vita. Quando ho deciso di realizzare Virgo ero consapevole che si trattasse di una piccola produzione e che non fosse facile poter avere un attore del suo calibro. Contatto, comunque, la sua manager che non accoglie la mia proposta; non mi arrendo e riesco a rintracciare il numero di Roberto che mi invita a casa sua per parlare del progetto. Legge il copione e si sorprende del fatto che avessi pensato di fargli interpretare un fantasy (ride ricordando il momento intimo e cordiale vissuto da subito con Herlitzka N.d.r.). Gli lascio il copione e dopo qualche giorno mi ricontatta per comunicarmi di accettare la parte, aggiungendo -con mia grande emozione- che da tempo non gli capitava di leggere qualcosa di così interessante. Giunti sul set, lui voleva interagire continuamente con me. La bellezza del dialogo che ha voluto instaurare con me è indescrivibile. Un’interazione continua, un rispetto per le nostre professionalità ed uno scambio continuo tra due persone che si confrontavano per realizzare un prodotto cinematografico. Credo, davvero, che sia una persona di un’empatia e di un’umanità immensa; lavorare sul set con lui è stata un’esperienza unica. 

Questa situazione pandemica sta, nuovamente, riportando nel ‘baratro’ il mondo dello spettacolo… tu come hai vissuto e stai vivendo questo periodo?

E’ davvero assurdo vedere le sale chiuse nel primo lockdown, poi la lenta ripresa e ora nuovamente restrizioni incombenti. La cosa peggiore, per quanto mi riguarda, è che il nostro settore sia l’ultimo nei pensieri di chi doveva e deve prendere decisioni importanti. Non ne faccio una questione politica perché non mi interessa difendere una parte o un’altra ma mi dispiace che ci siano delle differenze nelle varie categorie lavorative; vanno salvaguardate tutte allo stesso modo.  
Durante il lockdown, però, sono comunque riuscito a girare un cortometraggio a distanza. Ho avuto un’idea per una storia e ho coinvolto due attori per realizzare un piccolo lavoro cinematografico a distanza con il cellulare. Seguendo i due attori con la webcam davo loro le indicazioni di regia. Ora stiamo ultimando il montaggio, spero che possa essere pronto a breve. Ora mentre capiamo cosa possa accadere, lavoro già ad altre nuove idee.

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