Mixed by Erry, le musicassette dei fratelli Frattasio e quel sound piratato che ha anticipato Spotify e gli algoritmi musicali

by Antonella Soccio

Chi è stata ragazzina negli anni Ottanta almeno una volta ha comprato una musicassetta taroccata nelle bancarelle dei mercati o alle feste patronali. Era il regno partenopeo neomelodico di Nino D’Angelo certo, che arrivava fino ai bassi odorosi di ragù e sapone di Marsiglia dei quartieri popolari (i Quartieri Settecenteschi a Foggia, Bari Vecchia etc), ma c’erano anche le hit italiane del momento, il Festival di Sanremo, il Festivalbar, la discomusic, le compilation che assai prima dell’algoritmo di Spotify assemblavano i possibili gusti di chi ascoltava.

Sono poi arrivati negli anni Novanta i negozietti bui dove si fittavano i compact disc per impacchettarsi da sé la propria cassetta da 90 o 270 minuti. Chi aveva i soldi per comprare tutti gli originali che piacevano o tutti i dischi che si sarebbero voluti ascoltare per accrescere la propria conoscenza musicale? Io no. Dei Radiohead, Nirvana, Oasis, Alanis Morrisette, Blur, Pulp e tanti altri mi sono innamorata a noleggio. L’originale solo per The Cramberries. Tutti gli altri, gli italiani, dai Lunapop a Raf, rigorosamente falsi.

Chi ha vissuto questa esperienza piratata con la musica non può che commuoversi con il film di Sydney Sibilia, nella top ten di Netflix, “Mixed by Erry,” vincitore di tre Nastri d’Argento, con Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena, Emanuele Palumbo, Francesco Di Leva, Cristiana Dell’anna, Adriano Pantaleo, Chiara Celotto, Greta Esposito e Fabrizio Gifuni, prodotto da Groenlandia con Rai Cinema in collaborazione con Netflix e la produzione di Matteo Rovere e lo stesso Sydney Sibilia.

La bellissima theme song «’O DJ (DON’T GIVE UP)», scritta da Liberato racconta un mondo, un sound, tornato ormai così di moda con il terzo scudetto del Napoli e i rinvii a quello del 1987 con Maradona.

Siamo nella capitale del Sud. 1976. E la trama come già il precedente film di Sibilia, L’incredibile storia dell’isola delle rose con lo straordinario Elio Germano, è tratta da fatti realmente accaduti, benché un po’ romanzati e riportati alla luce dal saggio di Simona Frasca.

Peppe, Enrico e Angelo Frattasio sono tre fratelli di Forcella, che campano di espedienti, suo padre vende “pacchi” a Piazza Garibaldi ai turisti e ai viaggiatori, ossia whisky allungato con il te.

Enrico che è il ragazzo tutto fare in un negozio di dischi ed elettrodomestici neri ama la musica e sogna di fare il dj nell’epoca in cui esserlo voleva dire essere una star.

Realizza compilation per gli amici in modo che conquistino le ragazze, ma quando il negozio chiude capisce anche grazie alla collaborazione dei fratelli che le sue playlist possono diventare un business. Sceglie un nome più accattivante e internazionale e diventa Mixed by Erry, che in pochi anni lo porta in vetta all’industria discografica.

Le sue cassette false, ma più vere del vero, diventano la prima etichetta discografica in Italia, capace di far arrivare sulle bancarelle la compilation di Sanremo prima della fine del Festival. Prima del prodotto ufficiale delle case discografiche.

Girano soldi, i fratelli Frattasio diventano straricchi a Forcella, senza cadere nel traffico degli stupefacenti e nella camorra, con una attività semilegale.

Nel film ci sono anche citazioni stracult come la festa a casa dei boss di Forcella, i fratelli Carmine e Raffaele Giuliano, con la mitica foto con Maradona nella conchiglia. Anche la recitazione del protagonista, antieroe timido ed impacciato nerd della musica, Luigi D’Oriano riporta alla memoria certi impacci di Massimo Troisi, soprattutto nelle scene sentimentali.

La Finanza dà la caccia a quelli che cominciano ad essere denominati “pirati”, un poliziotto arrabbiato interpretato da un iconico Francesco Di Leva inizia ad investigare.

I tre fratelli dovranno interrompere la loro attività. Un molto in parte Fabrizio Gifuni, gaglioffo ad milanese di una azienda di cassette (sarà la Sony?), fa la spia. Enrico finisce a Poggioreale nel 1997. “Volevo solo fare il dj”, dice a sua difesa in tribunale.

Nella storia vera i tre fratelli si reinventano. Enrico Frattasio apre una impresa di scatole da regalo. Ma il film gli ha regalato nuova visibilità ed è tornato a fare il dj, a Radio Marte.

Il film si inserisce in un filone avviato con Paolo Sorrentino, che riscopre la napoletanità pre turismo di massa e pre Instagram, quando i decumani erano ancora un luogo di scorribande e di abusivi che vendevano falsi di ogni genere, e lo fa anche con delle hit indimenticabili dell’epoca come E mò e mò di Peppino Di Capri, sentita pure nella serie La vita bugiarda degli adulti.

Da vedere assolutamente sulla piattaforma, abbinato alla serie sulla nascita di Spotify, The Playlist.

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