ULTRAS il film pulsante di Francesco Lettieri

by Marco Pezzella

Quanta banalità siamo già riusciti a raccogliere negli articoli  pubblicati durante questa inimmaginabile ed estenuante quarantena?

Si, non ce lo nascondiamo, è estenuante, per tutti.

Almeno in tema di film, per favore, dimentichiamoci della banalità di cui siamo pervasi in questi giorni. Una buona azione che si somma alle altre. Tutti i titoli che volete, film meno banali che conoscete, abbiamo tutto il tempo di scoprirli.
Siamo persone per bene, rispettiamo le regole, non abbiamo alcuna intenzione di infrangerle, restiamo a casa. Siamo anche quelli che in primavera escono, passano più tempo fuori casa – magari sul mare, vanno al cinema. Se non proprio tutti tutti, qualcuno al cinema ancora ci va. 

“Se Maometto non va alla montagna, la montagna arriverà” diceva Pino Daniele in una sua canzone, così è per il cinema, o almeno parte di esso.

In questo momento echeggia la proposta di far uscire i film, pronti all’accoglienza della sala cinematografica, online sulle tante piattaforme di streaming.

Per il film oggetto del presente articolo il percorso era già tracciato: pronto all’uscita in sala e poi ad essere diffuso su una delle tante piattaforme di streaming video. Netflix, si può dire. La parola “piattaforme di streaming video” serve a sottolineare la differenza con la parola “cinema”, che resta ancora oggi intraducibile e insostituibile.

Okay la smetto.

ULTRAS è il primo lungometraggio di Francesco Lettieri, conosciuto e apprezzato per la regia dei video – cortometraggi di LIBERATO; il lancio dell’ultimo album era un vero e proprio cortometraggio e  se ve lo siete perso, recuperatelo: altro giro altra piattaforma di streaming (YouTube).

ULTRAS con la giusta dose di emozione, istinto, sincerità e cinismo racconta il sottobosco delle curve degli stadi calcistici, racconta la piccola società del tifo organizzato.

Chi ha frequentato, anche per poco, la curva di uno stadio di calcio sa perfettamente di cosa parla il film e, intendiamoci, non resta deluso.
Chi, invece, non ha mai “frequentato” la curva di uno stadio di calcio necessita di qualche delucidazione e può prendere il film come uno spaccato su una parte di società della quale di tanto in tanto si sente parlare. Il calcio – e di conseguenza il suo tifo – nella nostra nazione è vissuto con la stessa intensità delle vedove dedite al rosario quotidiano o ad accendere un cero a qualche santo.
Gli ULTRAS sono un gruppo organizzato di soggetti associatisi per il viscerale trasporto, tanto istintuale da toccare la bestialità, per i colori di una società calcistica (solitamente quella della propria città natale) da difenderli – fino alla morte – come un’alternativa mamma chioccia. 

ULTRAS riesce in parte in questo intento: il conflitto narrativo appanna un poco i muscoli tesi degli ultras pronti allo scontro umano e promuove la risoluzione narrativa in modo meno originale e al di sotto delle (mie) aspettative. 

Non può però dirsi una defezione del film, è semplicemente gusto.  Dev’essere così. Ad avviso di chi scrive qualsiasi narrazione deve tendere alla risoluzione di un conflitto, più o meno dichiarato, per interessare il pubblico, altrimenti diverrebbe racconto documentaristico e si abbandonerebbe il genere “film di finzione” che ripeto si regge sul conflitto e sulla soluzione di esso.

Per il resto ULTRAS è un film pulsante: attori veri, spontanei, cattivi il giusto, mai didascalici, incantevoli. Aniello Arena, conosciuto nella splendida interpretazione del protagonista di Reality di Matteo Garrone, tesse la trama umana di un Apache, esempio in un mondo di tifosi cui si è trovato ad appartenere, visceralmente. Alla pari della napoletanità di cui trasuda il film, ricorrendo in minima parte a panoramiche vesuviane e a motivi musicali napoletani. ULTRAS urla il fascino irresistibile del sottobosco sociale fatto di grandi uomini, eroi di vite spese alla ricerca di una vibrazione, per dirla alla Jep Gambardella.

ULTRAS di Francesco Lettieri mi ha ricordato i toni e i colori di “Non essere cattivo” e gli affreschi sociali contenuti in film come La Capa Gira.

Non perdetelo.

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