Monte Sant’Angelo da Venezia sogna la Capitale Italiana della Cultura. A ottobre ritorna Mònde

by Daniela Tonti

Mai così rappresentato il Gargano, mai così presente alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sono due i film in concorso che raccontano un lato diverso della Puglia: meno luminoso ma più arcaico, conflittuale, magico e feroce. Se il “Padre Pio” di Abel Ferrara ha diviso la critica per la regia provocatoria e stregato per la mistica e sentitissima interpretazione di Shia LaBeouf nei panni del Santo con le stimmate, grande attesa questo pomeriggio per la prima di “Ti mangio il cuore”, il film di Pippo Mezzapesa sulle vicende, le passioni e le storie della mafia garganica. 

Ma il lido di Venezia, venerdì sera, ha ospitato anche la presentazione di uno dei progetti più ambiziosi per lo sviluppo e l’immagine del Gargano: la Candidatura di Monte Sant’Angelo a Capitale Italiana della Cultura 2025. Il comune, ospite di Abel Ferrara che ha girato il suo film nella città dell’Arcangelo, ha presentato i lavori di scrittura del dossier della Candidatura e la quinta edizione di “Mònde – Festa del Cinema sui cammini”, diretto dal regista Luciano Toriello e organizzato da MAD – Memorie Audiovisive della Daunia. 

Dopo la giornata di progettazione e presentazione di domenica scorsa, che riunito a Monte tutti i sindaci del Gargano e un folto pubblico, la città dei due siti UNESCO ha anticipato alcuni spunti del dossier della Candidatura curato dalla Fondazione Links di Torino e da Alessandro Bollo, esperto di management culturale e già coordinatore del dossier finale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La candidatura, che punterà molto sul tema dei cammini e sull’importanza della pratica e della produzione culturale come leva di sviluppo socio-economico, è animata da un comitato tecnico scientifico composto – oltre dagli enti e dalle agenzie culturali della regione e del territorio – da grandi personalità come Renzo Arbore, Giuliano Volpe, Ledo Prato, Elisa Barucchieri, Claudio Grenzi, Michele Placido, Felice Limosani, Fabio Viola, Giusy Caroppo Franco Salcuni. 

“Monte Sant’Angelo alla Mostra del Cinema di Venezia ha presentato la Candidatura a Capitale italiana della cultura 2025 e il suo festival cinematografico, Mònde”, ha dichiarato Rosa Palomba, vicesindaca e assessore alla cultura e al turismo di Monte. “Quello che stiamo vivendo in questi giorni è un momento importante non solo per la città, ma per l’intero territorio del Gargano. Monte, infatti, si candida a essere capofila di una rete che vuole investire in cultura per incidere sull’economia e sul tessuto sociale del territorio”. 

A Venezia sono state presentate anche le date della nuova edizione di Mònde. Dal 6 al 9 ottobre Monte Sant’Angelo accoglierà registi, attori, camminatori e appassionati di cinema. Il tema dell’edizione, dopo il focus dell’anno scorso dedicato alla custodia e alla valorizzazione del patrimonio immateriale, sarà dedicato al ritorno a casa

“Ogni anno facciamo degli approfondimenti nella tematica generale del cinema sui cammini: quest’anno il tema è il ritorno a casa, uno spunto che credo vada d’accordo con le tematiche principali della candidatura di Monte”, spiega Luciano Toriello, direttore del festival. “Se è vero che per partire o per intraprendere un cammino occorra lasciarsi indietro tutto quello che già si conosce, cosa si riporta a casa dopo ogni esperienza di viaggio, dopo ogni percorso che si sceglie o che la vita ci costringe a intraprendere? Ragioneremo su questi temi attraverso l’immaginazione e la forza del cinema”. 

Mònde, da ben cinque edizioni, rappresenta un momento di riflessione culturale e di condivisione sociale. “Il nostro lavoro, con la preziosa sinergia del Comune, dopo i primi anni di attività sta dando i suoi frutti. Il nostro festival non è un’operazione estemporanea, ma costituisce – assieme al Festival Michael e alla Settimana dell’Educazione – un presidio proficuo di produzione culturale. Il cinema nel nostro territorio deve avere anche una missione sociale: deve far vedere e immaginare, soprattutto ai più giovani, che un’alternativa e un’altra strada possibile c’è sempre nella vita”. 

Toriello, subito dopo la prima di Venezia, ha invitato Abel Ferrara per una proiezione garganica del suo film. “Ho invitato il maestro Abel Ferrara a Mònde: vogliamo riportare anche lui a casa. Ci piacerebbe molto restituire alla comunità il patrimonio culturale che Ferrara ha creato in questo film profondamente spirituale, che tocca le corde del cuore”.

Il rapporto di Monte con il cinema, consolidato con le iniziative di questo festival, è duraturo e antico. Da La morte civile di Ferdinando Maria Poggioli, primo film girato in città nel 1942, a “Padre Pio” di Ferrara: la lista di film, documentari e serialità televisiva che ha visto come protagonista la montagna dell’angelo è lunga e ampia. Il regista statunitense ha cominciato a immaginare questo film proprio visitando Monte. “Questo progetto è nato cinque anni fa quando ho visto l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano qui a Monte Sant’Angelo. Ho cercato di realizzare un film mistico, mitico, ma anche vero e reale. Ho cercato di capire il cuore, il vero spirito di Padre Pio, chi fosse realmente e quale fosse la sua storia. Ho capito che l’unico modo per comprenderlo meglio era cercare le sue tracce nei luoghi in cui si era realmente svolta la sua vita”, ha raccontato Ferrara.

Monte, da questo punto di vista, si candida come location perfetta per raccontare – come da volontà della Film Commission – una Puglia incontaminata e ancora da scoprire. “La Puglia a Venezia è stata raccontata da due film di grande intensità. Abel Ferrara e Pippo Mezzapesa hanno narrato un lato nascosto della Puglia del Nord: una terra ancora arcaica, che proietta uno stato interiore dei pugliesi che, nonostante tutto, ci compone, ci identifica. Ferrara, in una Monte Sant’Angelo incantata, ha saputo rendere e restituire elementi sociali, politici e mistici andando nel profondo dell’animo di Padre Pio. Mezzapesa, invece, ha raccontato un Gargano sanguigno che conserva modi di essere, come quelli del Sud, che non possiamo ancora dimenticare”, le riflessioni di Simonetta Dellomonaco, presidente dell’Apulia Film Commission. 

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