A Napoli “Preistoria e Protostoria”, il grande spirito di coesione che fa fare il salto di qualità al MANN

by Michela Conoscitore

Si può affermare che il 2020 per il MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è iniziato sotto i migliori auspici: prosegue incessante il cammino di evoluzione e rinnovamento dell’ente culturale partenopeo, guidato dal direttore Paolo Giulierini. Lo scorso 28 febbraio, in una sala conferenze gremita, Giulierini ha presentato in anteprima alla stampa la riapertura della sezione Preistoria e Protostoria, alla presenza tra gli altri, dell’assessore alla Cultura e al Turismo di Napoli, Eleonora de Majo.

Il direttore era reduce dalla visita in città del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e il console di Francia a Napoli, Laurent Burin de Roziers, anche lui presente alla conferenza stampa, ha riferito che: “Il Mann ha giocato un ruolo importante, nella giornata di ieri, perché ben dieci ministri francesi lo hanno visitato”.

La riapertura della sezione Preistoria e Protostoria è stata curata da Floriana Miele, Giovanni Vestano ed Emanuela Santaniello, funzionari archeologi del museo: chiusa alla fruizione del pubblico dal 1995, è un altro degli obiettivi centrati da Giulierini, con la sezione Magna Grecia. Infatti, le sale che ospitano queste specifiche collezioni sono comunicanti tra loro, e formano un unicum con il magnifico Salone della Meridiana. Già questo, quindi, un viaggio che vale la pena di provare e sperimentare.

Da qui al 2021, il MANN sarà totalmente riaperto, raggiungeremo così, nuovamente i fasti degli anni Trenta del Novecento”, ha annunciato il direttore, che ha proseguito, “ma io dico di superarli, grazie ad una maggiore capacità di veicolazione dei contenuti. I reperti esposti nella sezione Preistoria e Protostoria provengono dai nostri depositi, e abbiamo pensato ad un riallestimento che rendesse i manufatti immediatamente percepibili e comprensibili, soprattutto tramite la comunicazione museale.

Da oggi, il Mann”, ha aggiunto Giulierini, “non è più soltanto il museo di Pompei, ma di tutte le epoche storiche perché la Campania ha avuto una storia gloriosa, ancora prima dei Greci. La bellezza è sovrapposizione. Abbiamo conseguito un risultato storico, con la riapertura della sezione Preistoria e Protostoria: al di là dei compiti e delle funzioni, c’è stato un grande spirito di coesione nella squadra del Mann, ed è questo il salto di qualità del museo”.

L’assessore De Majo ha aggiunto: “La nuova sezione, che stiamo inaugurando oggi, ci permette di compiere un viaggio diacronico lungo 450.000 anni, che racconta tutti i luoghi della nostra regione, ricostruendo la storia del territorio, dalla flora alla fauna, fino alle comunità umane”.

Tremila reperti, distribuiti in mille metri quadri di spazio espositivo: sono questi i numeri della nuova sezione, la cui riapertura è stata anticipata dalla mostra Lascaux 3.0; organizzata su tre livelli, ospita oggetti di varia tipologia, come vasi, strumenti di lavoro, gioielli e corredi funerari che, a partire dal Paleolitico fino al Neolitico, tracciano un percorso lungo il quale il visitatore scopre la storia più remota della Campania, e di altre zone del meridione d’Italia. Nel primo livello, spazio alle testimonianze archeologiche più antiche, quelle del Paleolitico, dove i reperti più curiosi ed interessanti sono quelli provenienti dall’isola di Capri, e ritrovati agli inizi del Novecento: zanne e mascelle di elefanti, ippopotami, rinoceronti e iene fanno comprendere quanto fosse diverso l’ambiente naturale di allora, in un’isola che ancora non lo era perché la continuità non solo geologica, ma anche faunistica, fa supporre gli studiosi che questo lembo di terra fosse ancora tutt’uno con la penisola sorrentina.

Proseguendo non soltanto nelle epoche, ma anche nell’esplorazione geografica dei vari siti archeologici campani e meridionali, si nota che si affina la lavorazione della ceramica, i corredi funerari divengono più ricchi e ricercati, si assiste e si tocca con mano, quindi, all’evoluzione dell’uomo: Ariano Irpino, Murgia Timone in provincia di Matera, Capua, Cuma, le antiche Calatia (Maddaloni) e Suessula (Acerra) sono solo alcuni dei luoghi che hanno restituito tasselli importanti della storia più atavica dell’Italia del sud, fino alle soglie della colonizzazione greca.

La nuova sezione Preistoria e Protostoria si chiude con le sale dedicate a Ischia, la celebre Pithecusae, con reperti che raccontano la storia degli insediamenti sull’isola, dal Neolitico all’età arcaica. Le sale di Ischia rappresentano il trait d’union con le prossime inaugurazioni delle sezioni monografiche su Cuma, prevista per il dicembre 2021, e quella sull’antica Neapolis attesa per dicembre 2022.

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