«Addomestico le luci per un’immagine che emozioni». Vladimiro Vene e la bellezza ritrovata di San Severo, città del colore

by Antonella Soccio

La città dei campanili, la meravigliosa e assai poco nota San Severo, centro barocco dell’Alto Tavoliere nel Nord della Puglia, comincia ad essere guardata con occhi diversi.

La lunga e operosa tradizione contadina vitivinicola e olearia, l’essere stata per decenni la città d’approdo per i braccianti e per tutti i garganici dell’interno della Montagna Sacra, la sua natura commerciale e produttiva ne hanno occultato la bellezza, ma qualcuno ha iniziato ad accorgersi dei suoi palazzi, delle sue vie lastricate, del suo centro storico, delle chiese.

Ne sono un esempio gli scatti social di Vladimiro Vene, figlio d’arte e “Maestro D’Arte in Fotografia”, che illumina e restituisce una immagine di San Severo completamente altra. Non più criminale, non più provinciale.

Noi di bonculture lo abbiamo intervistato.

Vladimiro, una luce nuova per San Severo si rintraccia nelle sue splendide foto. Come nasce la volontà di illuminarla in maniera così affascinante?

Sento che la luce solare che corre nelle strade e sui tetti sanseveresi abbia qualcosa di mistico e un fascino unico, è l’aspetto a cui dedico maggiore attenzione e studio. In questa luce mi sento vicino a mio padre Michele Vene che ha dipinto questo territorio, lui lo sentiva. Come un richiamo, accade di frequente, che sia essa stessa a trovare me; in quell’istante osservo la scena e vivo una sorta di astrazione in sintonia col paesaggio, questa astrazione è più reale del reale, in quanto gli occhi e l’anima raccolgono molte più informazioni di una fotocamera. Conservo dentro di me quella sensazione, per integrarla successivamente nella fase di sviluppo fotografico. Credo che San Severo offra diverse occasioni in questo senso e spesso ci sono delle ore del giorno dove ciò che cerco semplicemente accade. Ogni luogo e ogni mattone ha la sua storia e San Severo ne ha molta da raccontare, semplicemente mi calo nei panni del narratore e raccolgo nella luce dei pezzi di passato, sia che essa provenga da un campanile, da un tetto, da un cornicione o da un vicoletto. Nella fase successiva di sviluppo, cerco di amplificare quella sensazione astratta , ogni minimo dettaglio sarà importante ai fini della narrazione. Non bado ad una super attrezzatura, mi occupo della luce raccolta e impressa che enfatizzi a modo mio il soggetto per le sensazioni che mi ha dato, con un taglio foto-cromatico personale che mi assicuri anche riconoscibilità. Addomestico questa luce come farebbe un sarto per confezionare il suo più bel vestito. Vorrei trasmettere a tutti la solennità del luogo, vorrei che essa fosse di ispirazione per una nuova generazione di artisti sanseveresi, i quali sapranno certamente coglierne frammenti e indicazioni, donando alle mie fotografie una sorta di eternità.

Il Teatro Verdi

San Severo prima del Covid, ma anche in questo anno di pandemia è stata funestata da eventi criminosi. É possibile cambiare la percezione di un luogo anche attraverso uno scatto?

Vivo San Severo come la città del colore, caratteristica tipica di tante cittadine del nostro Sud. Talvolta o troppo spesso diremmo che questi colori purtroppo si trasformano in macchie.Sono fiducioso, credo sia possibile apportare delle correzioni e cancellare queste macchie, rieducando e sensibilizzando un certo tipo di tessuto sociale. Non so se anche nel lontano passato tutto ciò accadeva. Attraverso uno scatto è possibile certamente sensibilizzare, per ricordare a tutti da dove veniamo, per rievocare una più antica fierezza collettiva che ci accomuna, consacrare l’appartenenza ad un luogo che non è secondo a nessuno, fatto di bellezze e tradizioni che si proiettano nel futuro, dove anche il più scalmanato fuiente ti garantirà che, in una folle corsa, non si deve far male nessuno.

Quanto la città dei campanili è consapevole della sua bellezza? Perché secondo lei il centro storico barocco di San Severo è meno noto di altri più decantati borghi? (penso a Martina Franca, Locorotondo e altri comuni interni della Puglia)? Cosa manca ai sanseveresi?

Forse questa consapevolezza andrebbe un po’ risvegliata. Il problema dell’urbanizzazione moderna affligge diversi centri storici, la gente si sposta in periferia in edifici più nuovi e i centri storici restano dedicati ai servizi-uffici, talvolta restano parzialmente disabitati o addiritttura in rovina. Ho visitato piacevolmente il centro di Locorotondo, gli abitanti ne hanno fatto motivo di attrattiva e di cultura; gli edifici sono piuttosto curati e i balconi fioriti sono i protagonisti, tanto è vero che in estate si svolge la gara a chi presenta il balcone più bello. Quindi si è sviluppata una coscienza collettiva più matura e intelligente generando attrattiva e interesse. Il nostro centro storico va ripensato, vanno sviluppati punti di interesse vicino le chiese, va creata esclusività e caratterizzazione, va trasformato un vicoletto angusto in un vicoletto “caratteristico”, va incentivato inoltre lo shopping e il food.

Vladimiro Vene

La città dei campanili, di Andrea Pazienza, delle cantine sotterranee. Quanto c’è da comunicare secondo lei? Quali sono i punti di forza sanseveresi?

Ogni risorsa storico-culturale va valorizzata amplificandone la diffusione, penso ai campanili e alle chiese più belle. Si potrebbero creare delle mappe interattive o tour virtuali. Andrebbe pianificata una struttura informativa vera e propria che vada dalle visite ai musei, alle chiese, al teatro, fino ad arrivare ai mercati, alle tradizioni, al cibo, al vino. Geograficamente dovrebbe tendere ad essere una tappa fondamentale nella visita al territorio di Capitanata e mirare a diventare una porta d’ingrersso al più vicino Gargano.

Una domanda rivolta anche ad un suo collega foggiano, Moreno De Lauri. Qualcuno potrebbe accusarla di usare troppi filtri. Serve un filtro sogno per immaginare una realtà diversa?

Penso che esista davvero una linea sottile che passa tra lo straordinario e il magico, anche nell’arte fotografica. Sono un veterano della Grafica 3D ; quando bisogna illuminare una scena virtuale devi sapere come posizionare luci e materiali. Bisogna a volte addomesticare le luci al fine di avere un’immagine che emozioni e tocchi certi tasti. Filtrare un’immagine non vuol dire nulla; in campo fotografico esiste uno sviluppocome in passato si faceva con i negativi e con certe pellicole potevi ottenere determinati effetti, così oggi avviene nell’era digitale. Lo scatto RAW ( grezzo) che esce dalla fotocamera va assolutamente sviluppato, vanno aperte le ombre, vanno smorzati i picchi di luce. Più precisamente esiste una fase iniziale di Color Correction, dove la foto va corretta foto-cromaticamente ( molti si fermano qui ) , poi c’è una fase successiva di Color Grading; in questa fase ( per far funzionare la foto) va deciso che taglio-stile deve avere la fotografia, che uso se ne farà. Se sarà la copertina di un libro per giovani, se andrà su una guida turistica, su di un libro di storia, se sarà in bianco e nero oppure se avrà un aspetto vintage. Personalmente amo molto la palette cromatica in stile Disney-Pixar, allora ,dove posso, lavoro su certi viraggi cromatici che spingono in quella direzione, molto dipende ovviamente dalla luce solare, prediligo l’alba e le ore pomeridiane fine al tramonto. Quindi nessun filtro-pulsante in maniera assoluta, ma il certosino lavoro di accordare le luci e i colori al pari di un pittore, perseguendo un risultato che in primis colpisca e meravigli me.

Infine, la Madonna del Soccorso: quanto di quella tradizione può divenire un format turistico?

La Madonna del Soccorso decisamente può e deve essere un elemento trainante del turismo. Naturalmente deve essere presentato come il grande evento dell’anno e tutto ciò che gira intorno va strutturato e comunicato al meglio. Indicazioni, filmati, musiche, regia, percorsi cittadini, devono essere chiari e facili da seguire per chi viene da fuori. Noi sanseveresi amiamo il colore e le luci; pensiamo alle luminarie, agli spettacoli pirotecnici, alla gente vestita in festa, tutto diventa in quei giorni luce e colore. Creare un format significa strutturare tutto ciò, predisporre i trasporti e le prenotazioni agli hotels, spingere portali web, naturamente anche qui la fotografia giusta può fare la differenza ed essere un fattore trainante per comunicare il più importante evento folcloristico-religioso di San Severo.

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