L’Altro Mare, la prima alba è al Faro della Palascìa per le anime viaggianti di Nicola Genco

by Antonella Soccio

La prima alba dell’anno d’Italia è dal 1999 l’Alba dei Popoli, nel punto più a Est del Paese, il Faro della Palascìa ad Otranto in Puglia, cuore della riflessione sull’integrazione e le infinite migrazioni dei popoli.

La manifestazione, sin dalla sua prima edizione, ha ospitato artisti di fama internazionale, musicisti come Goran Bregovic, Franco Battiato, Eugenio ed Edoardo Bennato, Nicola Piovani, Lou Reed, Pino Daniele, Mario Biondi, Roy Paci, Avion Travel, Roberto Vecchioni, Max Gazzè, Alex Britti, Luca Carboni, Fiorella Mannoia, Vinicio Capossela, Antonello Venditti; registi tra cui Ferzan Ozpetek ed Emir Kusturica, e tanti rappresentanti istituzionali dei Paesi del Mediterraneo.

Il faro, narrato in tanti modi diversi, è il simbolo di un’eredità culturale di valore inestimabile, che quest’anno, nella sua aurora di Capodanno, si tingerà anche del chiarore delle opere di arte contemporanea dell’artista pugliese Nicola Genco. L’installazione, suggestiva e meravigliosa, si chiama l’Altro Mare.

Le sue anime viaggianti, in cammino, dal corpo di ceramica lattea e dallo stelo di ferro, all’alba del primo gennaio 2020, attornieranno il faro con un anelito di infinito e di sospensione. Viaggio, approdi e incontri, a riva dell’Adriatico.

300 elementi in ceramica bianca e ferro saranno assiepati sul bordo estremo della scogliera di Punta Palascìa, in attesa di ricevere il primo abbraccio del sole, di conoscere il volto dell’altro e il vedere il proprio, come guardarsi nello specchio dell’anima.

“Le strane figure sulla punta estrema di questo primo lembo di terra italiana sono le immagini di uomini che vedono il mare di fronte, che aspettano il nuovo sole come segno e sogno di una nuova vita. Uomini che lasciano la propria terra per abbracciare altre terre, altri uomini. Una moltitudine di creature in una terra di mezzo, in una sorta di guado tra le due sponde con l’intento di porre in luce il valore inestimabile dell’incontro di culture, l’indubbia importanza delle relazione umane, il peso rilevante della circolazione delle idee, l’innegabile umiltà dello scambio di esperienze, del dialogo. I volti dei viandanti, sinteticamente modellati, impediscono di individuarne genere, età, etnia. Sono solo persone che guardano l’altro per conoscere meglio se stessi. Teste e busti di ceramica bianca, fragili e preziosi al tempo stesso, per dire che mente e cuore sono le sedi della conoscenza e dei sentimenti, come gambe lunghi ed esili tondini di ferro arrugginito affondati nel terreno a simboleggiare la durata e la durezza del cammino, ma anche la determinazione e la tenacia con cui l’affrontano”, ha scritto Lia De Venere nella sinossi critica dell’opera.

Non solo arte contemporanea al Faro, ma anche danza di pace, musica, storie e narrazioni con Redi Hasa e con il rituale mistico sufi a cura di Amal Oursana.

“Era un mio sogno poter partecipare e realizzare una installazione al faro. Il mio l’Altro Mare rientra nel programma dell’Alba dei popoli di Otranto, mi sono proposto con la mia opera ed è stata accolta con entusiasmo da chi gestisce il faro, l’associazione Apulia Stories in collaborazione con il comune di Otranto e del Dipartimento Cultura della Regione Puglia, grazie a Luigi De Luca. Il faro di Palascìa è forse il punto più adatto per raccontare la necessità di abbracciare altre umanità, la prima luce del sole e il raggio di luce del faro sono un chiaro simbolo di unione tra le due sponde”, spiega Genco a bonculture.

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