Una strada per Leonardo Sciascia

by Marilea Poppa

La proposta promossa dalla libreria “Bari Ignota” di intitolare una strada del capoluogo pugliese allo scrittore siciliano Leonardo Sciascia rispecchia la volontà di riportare alla luce ed alla memoria della cittadinanza e della regione Puglia la storia di un legame letterario e personale tra un uomo ed una città, segnato dall’importanza degli incontri e dalla pubblicazione di un’opera letteraria, tra le prime di Sciascia, favorita dall’impulso di una storica casa editrice.  

Il legame tra Sciascia e la città di Bari risale alla pubblicazione di una delle prime opere letterarie: “Le parrocchie di Regalpetra”. Negli anni ’50 del Novecento Vito Laterza, editore e amico di Leonardo Sciascia, gli propose di redigere una storia per la propria casa editrice (fondata da Giovanni Laterza nel 1901) e di ambientarla in un paese della Sicilia.

Non Racalmuto, paese natale dello scrittore, ma Regalpetra fu il fantasioso suggerimento che l’editore propose allo scrittore, assegnando il titolo ad un libro destinato a consegnare notorietà e fortuna a Leonardo Sciascia e guadagnandosi il merito di averne scoperto e valorizzato il talento. Due furono i motivi di questa scelta, puntualizzati dall’autore stesso nella prefazione alla ristampa dell’opera: il primo è di natura onomastica, poiché nelle antiche carte Racalmuto è segnata come Regalmuto; il secondo di ragione affettiva, per rendere omaggio all’opera di Nino Savarese, autore di “Fatti di Petra”.

E’ stato affermato, anche dall’autore stesso, che nel libro pubblicato nel 1956 per la collana “Libri nel tempo” sono contenuti tutti i temi che Sciascia avrebbe sviluppato nelle pubblicazioni successive. Al centro della narrazione c’è la cronaca della vita di un paese e di quegli aspetti drammatici riguardanti non soltanto la Sicilia, ma l’universale realtà del panorama sociale e politico del Mezzogiorno italiano, messo in ginocchio dalla povertà, costruito sui soprusi che le classi più umili erano costrette a subire e dalla mala politica che affliggeva tutte quelle comunità che a Regalpetra somigliavano.

La storia pubblicata a Bari si inserisce, a mo’ di cornice, in un’altra insolita storia, quella dell’accademico Gianfranco Dioguardi, uno degli amici più stretti di Leonardo Sciascia, illuminista e bibliofilo come lui.

Un aneddoto, in particolare, rafforza ulteriormente il profondo legame con la città di Bari nato tra i libri e tessuto da trame di amicizie durature e corrispondenze epistolari. Negli anni cinquanta del secolo scorso Dioguardi era solito frequentare la libreria Laterza di Via Dante, dove si dilettava nel saziare il desiderio di conoscenza grazie agli insegnamenti di un libraio molto preparato, un tale Don Peppino Laterza. Era lui che si occupava di dispensare i migliori consigli di lettura tra i quali sarebbe arrivato, a sorpresa, quello sulla prima pubblicazione barese di Leonardo Sciascia, all’epoca un autore emergente, pressoché sconosciuto.

Dal momento in cui lo strinse tra le mani, quel libro avrebbe dato avvio a quello che Gianfranco Dioguardi chiama il “gioco del Caso”, celebrato nel suo ultimo libro dedicato a Leonardo Sciascia, e che poi avrebbe generato una profonda amicizia avvicinando, in qualche occasione, il maestro siciliano alla città di Bari ed alle personalità più influenti del mondo editoriale e giornalistico (si ricordi la collaborazione dello scrittore con la Gazzetta del Mezzogiorno diretta dal giornalista Giuseppe Giacovazzi). Dalle descrizioni di Gianfranco Dioguardi emerge il profilo migliore di Leonardo Sciascia: vissuto nel secolo dei Lumi e fedele ai principi illuministi, si batté per la lotta all’irrazionalità dei tempi nel tentativo di affermare il valore della ragione con voce autorevole e con atteggiamento coraggioso e indagatore, tipicamente associato a quel senso di mistero o di suspence che trapela da una produzione ampia e variegata.

LA PROPOSTA

Bonculture ha intervistato l’editore e giornalista Luigi Bramato.

Come nasce l’idea di intitolare una strada a Leonardo Sciascia?

L’idea è nata sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno dove, insieme al dott. Francesco Quarto, curo la rubrica “Bari Ignota” dedicata alla toponomastica cittadina. Da mesi, ogni domenica, ci impegniamo nel parlare di strade che esistono già o che vorremmo che nascessero, che raccontano le vicende dei protagonisti della storia locale. Tra le idee ed i suggerimenti, in questa occasione, c’era quello di dedicare uno spazio cittadino a Leonardo Sciascia. La raccolta firme avviata per assegnare una targa al maestro siciliano sta registrando ottimi risultati e la nostra richiesta verrà presentata ufficialmente il due aprile, insieme alla presentazione dell’ultimo libro del professore Gianfranco Dioguardi, “Leonardo Sciascia, un’amicizia fra i libri ovvero il gioco del caso”.

Il rapporto tra Leonardo Sciascia e la città di Bari ruota attorno alla pubblicazione dell’opera letteraria sopra citata, “Le parrocchie di Regalpetra”. Quale fu, negli anni cinquanta, l’esito della pubblicazione?

Nel 1956 Sciascia pubblicò, con la storica casa editrice Laterza, “Le Parrocchie di Regalpetra”, riedita successivamente con l’aggiunta de “La morte dell’inquisitore”.  L’autore si trovava a Bari e grazie ai validi consigli di Vito Laterza scrisse questo racconto che, in qualche modo, costituì il successo di Sciascia autore. Potremmo definire questa pubblicazione non come un esordio letterario, visto che ne aveva già pubblicati altri, ma come il primo scritto “importante” e riconosciuto, quello che poi gli avrebbe garantito una certa autorità letteraria e l’interessamento da parte di giornali e nuove case editrici. Il libro ebbe una tiratura di duemila copie al prezzo di mille lire a spese dell’editore, al contrario dei suoi precedenti scritti e, come disse lo stesso Sciascia, fu necessario qualche anno prima che venissero smaltite tutte le copie. Non decretò, dunque, un grande successo commerciale in termini di vendite, ma sicuramente rappresentò un riconoscimento fondamentale a livello di critica.  

“Le parrocchie di Regalpetra” è un libro che affronta tematiche strettamente legate all’odierna realtà di un Mezzogiorno ancora fortemente diviso.  

La società meridionale immaginata da Sciascia vive di parrocchie, non dialettizza e rimane isolata. Ciascuna parrocchia cura il proprio interesse e, se può, abbatte le altre dimostrandosi incapace di creare una comunità. Ancora oggi, il male del Mezzogiorno italiano è quello di non riuscire a fare comunità. Sciascia è stato un intellettuale eretico, disorganico, non legato a nessuna parrocchia in un paese che, invece, vive di parrocchie e di schieramenti. Il suo pensiero si rivela attualissimo.

Che valore riveste la toponomastica nel sottolineare l’importanza di una figura come Leonardo Sciascia?

Non è Sciascia ad aver bisogno di una targa per essere ricordato ma è la città di Bari che necessita di questi gesti per non dimenticare troppo in fretta la propria storia. Queste sono azioni che hanno l’obiettivo di incentivare al ricordo, per far sì che le memorie storiche non si disperdano. E’ un onore, per noi, ricevere consensi da parte delle autorità cittadine che in queste settimane si sono espresse favorevoli. Non nego che sarebbe bello se anche la città natale dello scrittore, Recalmuto, dedicasse una targa a Vito Laterza stipulando una sorta di gemellaggio.

You may also like

Leave a Comment

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.