Elena di Sparta, la voce del mito nel romanzo di Loreta Minutilli

by Michela Conoscitore

Per chi non lo sapesse, le donne, nella Grecia antica, erano poco più che ombre: relegate in una parte della casa chiamata gineceo, acquistavano sembianze e materialità solo quando la loro esistenza si trasformava in merce di scambio per alleanze economiche e politiche di padri o fratelli, oppure quando dovevano assolvere un altro dovere loro assegnato, ovvero partorire figli. Queste ‘regole’, se così vogliamo definirle, valevoli per le donne aristocratiche, furono le stesse che fu costretta a seguire anche La più bella, colei che nacque da un uovo e provocava invidia perfino in Venere: Elena di Sparta.

Tutti la conosciamo come Elena di Troia, il casus belli della guerra decennale tra achei e troiani cantata da Omero, nel poema dell’Iliade. Eppure, Loreta Minutilli, giovane scrittrice barese, nel suo libro ci racconta di un’altra Elena, ma soprattutto le dà, finalmente, voce. La donna più bella dell’antichità si fa conoscere dai lettori contemporanei attraverso i suoi pensieri più intimi, impariamo a conoscerla seguendola nel suo percorso di vita con gli uomini che l’hanno più segnata come Menelao, marito quieto e assecondante, nell’amore per Paride che non è stato né fulminante e tantomeno desiderato. Nel libro della Minutilli, edito da Baldini+Castoldi, conosciamo quindi una Elena diversa da quella tramandata dal mito, e questo grazie anche alla scrittura straordinariamente matura e raffinata dell’autrice, la cui narrazione è illuminata da spunti di riflessione preziosi per le donne contemporanee, e per gli uomini di tutti i tempi.

bonculture ha intervistato Loreta Minutilli per compiere, con lei, un ‘viaggio’ dentro Elena e il suo romanzo:

Come nasce il tuo libro, reminiscenze scolastiche o passione per la mitologia?

Ho frequentato il liceo classico e la mitologia mi ha sempre affascinata tantissimo, per la sua capacità di essere fissa e mobile allo stesso tempo. Mi è capitato spesso di scrivere racconti con protagonisti personaggi secondari di miti, poemi e tragedie. Quando ho iniziato a interessarmi a Elena ero alla fine delle superiori e stavo per iscrivermi a Fisica. Mi affascinava che la sua figura fosse fondamentale per l’Iliade (senza di lei non ci sarebbe stata la guerra di Troia), ma che per tutto il poema restasse muta e immobile. Volevo darle voce, raccontare la vicenda dal suo punto di vista. 

La tua Elena è più femminista che femminile, rispetto a come ce l’ha tramandata il mito. Ci racconti la tua personale riscrittura del personaggio?

Quando ho iniziato a scrivere di Elena volevo che la storia che stavo costruendo fosse staccata dall’idea di “colpa”. Nell’immaginario comune questa donna è sempre colpevole di qualcosa; anche se si decide di assolverla perché avrebbe agito accecata dall’amore, il dibattito sulla colpevolezza non può essere evitato. Volevo che la “mia” Elena, invece, non provasse colpa né vergogna, ma che le sue fossero scelte consapevoli e ragionate. Questo aspetto la rende forse più femminista rispetto all’immagine classica del personaggio, il mio obiettivo primario era renderla un essere umano a tutto tondo, a prescindere dal sesso (che poi è anche il punto centrale del femminismo).

A proposito di riscritture dei miti, in letteratura ne abbiamo vari esempi come Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, oppure Itaca per sempre di Luigi Malerba: perché riprendere questo antico ‘materiale’ narrativo e attualizzarlo?

Il mito si presta benissimo ad essere attualizzato perché nasce per spiegare la natura, quindi per soddisfare un bisogno che non smetterà mai di tormentare gli uomini. Non nasce fisso e immutabile, ma ne sono sempre esistite diverse versioni e questo mi ha sempre affascinata e mi ha dato la sensazione di potermi inserire. Le letture delle riscritture sono state fondamentali per il mio romanzo: oltre a quelle già citate, per la struttura devo moltissimo a Cassandra di Christa Wolf.

Quante volte avevo ostentatamente invidiato il potere racchiuso nelle mani di Menelao, la sua materiale possibilità di far accadere una cosa anziché un’altra, realmente e non per vie traverse come me”: sicuramente, è la prima volta che uno scrittore fa pensare una donna dell’antichità, classicamente imprigionata in un gineceo. Dalla citazione i lettori comprendono che Elena vorrebbe possedere la libertà di un uomo, ci puoi descrivere questo particolare aspetto del personaggio?

Ho cercato di descrivere Elena il più possibile come una persona completa e sfaccettata e il desiderio di libertà era una caratteristica importante per me. Elena è curiosa, riflessiva, le circostanze della sua vita la abituano subito a farsi domande su quello che la circonda e a mettere in discussione limiti che sembrano invalicabili. Sicuramente la sua bellezza straordinaria è fondamentale per questa evoluzione del personaggio: è un’arma a doppio taglio, perché costringe da subito Elena a stare attenta agli altri e a quello che davvero vogliono da lei, ma le permette anche di sentirsi unica, speciale, e le dà quindi il coraggio di osare e infrangere le barriere.

Sei in finale per il concorso Leggo Quindi Sono 2020: una giovane scrittrice come te, cosa si aspetta da queste occasioni e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mi piace moltissimo avere l’occasione di incontrare i lettori e in particolare gli studenti: ho scritto “Elena di Sparta” quando avevo da poco concluso le superiori e sento che questa storia è legata a quella parte della mia vita, e sono felice di condividerla con chi la sta vivendo in questo momento. La possibilità di trasmettere qualcosa grazie a quello che scrivo è ciò che ho maggiormente apprezzato in questi mesi da scrittrice esordiente, e spero in futuro di poter continuare a raccontare storie e di avere qualcuno pronto ad ascoltarle.

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