“Sarà perché ti amo”, la storia e le canzoni di Dario Farina

by redazione

Da Felicità a Se m’innamoro, dai successi di Sanremo alle canzoni scritte per Gianni Morandi, Patty Pravo, Ornella Vanoni (e molti altri): è arrivato da pochissimo in libreria “Sarà perché ti amo. Storia di un uomo tra parentesi” di Roberto Farina (Milieu Edizioni), un libro che ripercorre la storia personale e professionale di Dario Farina portando alla ribalta “gli uomini tra parentesi”, coloro il cui nome sui dischi è scritto tra incisi: gli autori delle canzoni. 

Sono molti i brani che hanno visto il nome di Farina tra parentesi: Da Felicità cantata da Al Bano e Romina a Mamma Maria, il tormentone dei Ricchi e Poveri. E poi Ci sarà, classificatasi al primo posto al Festival di Sanremo nel 1984; Se m’innamoro, anche questa vincitrice del festival l’anno seguente, nel 1985; Odissea veneziana del Rondò Veneziano, disco d’oro e di platino; La luna che non c’era di Andrea Bocelli e moltissimi altri brani, per un totale approssimativo di quaranta milioni di dischi.

In un estratto, Roberto Farina – nipote di Dario e autore del volume edito da Milieu edizioni – ci racconta come ha ripercorso la storia personale e professionale dello zio e come questa sia intrecciata con quella della musica italiana

Dario Farina. Tutti conoscono la sua opera, ma non il suo nome. Non è curioso, questo? Io l’ho sempre trovato curioso. Dario Farina è un uomo tra parentesi, per così dire. Chi sono questi uomini? Sono gli autori di una canzone, il cui nome sui dischi è scritto tra parentesi. Il nome dell’interprete è stampato a caratteri cubitali, quello della casa discografica in grassetto, così come quello del distributore, nessuna delle informazioni sull’etichetta è tra parentesi, eccetto i nomi degli autori. Per chissà quale meccanismo neurologico, le parentesi rendono invisibili quei nomi: possiamo andare avanti una vita ad ascoltare una canzone senza mai chiederci chi l’abbia scritta. Curioso, no? 

Dario Farina nel 1979 provò la carriera da solista con un album in cui riversò tutto il suo talento: Destinazione Tu. Dieci canzoni sudate nota per nota. Novecentottanta copie vendute, una dozzina delle quali ai parenti.  Fu un fiasco. Forse perché Dario cercò di fare qualcosa di personale (non di nuovo, certo, perché nel pop non si inventa mai niente, ma di personale). Due anni dopo scalò le classifiche con Sarà perché ti amo, scritta al volo per i Ricchi e Poveri: lo strumento di Dario era il pianoforte, ma quella sera aveva a disposizione una chitarra. 

“Conoscevo quattro accordi. Me li sono fatti bastare.” 

Otto milioni di copie vendute.  A chi gli chiede che cosa si prova a passare in una mossa da novecentottanta copie a otto milioni, risponde: “Fa piacere, capisci che puoi vivere di quel che ami fare”. 

Quando Felicità vendette cinque milioni di copie, Dario si chiese dove avesse sbagliato. Ho già cominciato a declinare, pensò. Poi arrivarono Mamma Maria, la prima vittoria a Sanremo con Se m’innamoro e la seconda con Ci sarà. Odissea Veneziana del Rondò Veneziano si piazzò in vetta alle classifiche. Les Sunlight des Tropique di Gilbert Montagné spopolò in Francia. Seguirono altri successi, per un totale approssimativo di quaranta milioni di dischi venduti. Eppure, nessuno conosce il suo nome. Non è curioso, questo? Io l’ho sempre trovato curioso. 

Nell’immaginario del pubblico Mamma Maria è opera dei Ricchi e Poveri. Questo non è del tutto sbagliato, in quanto ne sono gli interpreti, ma perché gli autori sono esclusi dal riconoscimento popolare? Gli interpreti non sono gli autori, lo scriverei in tutte le lingue europee, anche in russo, se la mia tastiera avesse i caratteri cirillici. Del resto in Russia i Ricchi e Poveri sono famosi come i Rolling Stones: nelle loro tournée degli anni Ottanta Angelo, Franco e Angela chiedevano ai russi che cosa ci trovassero nella loro musica. Risposta: “La gioia di vivere”. Sulle note di Acapulco le masse sovietiche esplodevano.

Ascoltare le canzoni di Dario è semplice come bere un bicchier d’acqua, il fatto eclatante è che l’acqua è ancora fresca dopo quarant’anni. Al Festival di Sanremo del 2020 i Ricchi e Poveri hanno fatto ballare il teatro, mentre in sala stampa i giornalisti facevano il trenino con Mamma Maria. Rai Uno ha chiuso il 2023 con i Ricchi e Poveri sul conto alla rovescia (ancora Mamma Maria). A un concerto di beneficienza del 2021 Al Bano ha cominciato con l’Ave Maria di Schubert e il pubblico, commosso, ha applaudito con aria contegnosa, ma quando è partita Felicità tutti sono scattati in piedi come fanno i bambini a una festa, quando arriva la torta. Io c’ero, ho visto abbronzate signore in abito da sera saltellare sguaiatamente sui tacchi di Gucci cantando “la felicità è un bicchiere di vino con un panino”. Sì, oh sì, l’ho visto e, perdio, chi se lo dimentica più?

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