“Un atlante occidentale per capire dove stiamo andando”. Nicola Lagioia e il format a Bari

by Anna Maria Giannone

Se, come dice Pennac, “i libri sono tentativi di portare luce in una stanza buia”, dal 16 gennaio in Puglia si cercherà di illuminare il presente grazie al piccolo esercito di scrittori chiamato da Nicola Lagioia a confrontarsi con il pubblico.

Tanti gli appuntamenti, divisi fra  Bari e Monopoli, che fino ad aprile saranno occasione di incontro con autori italiani come Melania Mazzucco, Concita De Gregorio (21 febbraio), Antonio Manzini (19 marzo)  Antonio Scurati (2 aprile)A Bari, per il terzo anno consecutivo,  forte del successo delle passate edizioni,  torna il ciclo proposto dal Teatro Kismet, quest’anno dal titolo ispirato al romanzo di Daniele Del Giudice,  Atlante Occidentale. Sempre in collaborazione con Teatri di Bari, il format si sposta anche a Monopoli, in una rassegna che porterà  nella Biblioteca Civica Prospero Rendella quattro protagonisti della scena letteraria italiana per quattro appuntamenti con cadenza mensile.

Occasioni preziose di scambio fra scrittori e lettori di cui Nicola Lagioia è promotore e protagonista, non solo come direttore del Salone del Libro ma anche con una presenza costante sui territori, nelle librerie, nelle biblioteche, nei teatri.

Anime salve, Quello che veramente ami e ora Atlante occidentale. Dove ci porterai con questo terzo ciclo di incontri a Bari?

Un atlante è una mappatura  per aiutarci a capire dove ci stiamo muovendo, una consapevolezza che in questo momento storico  fatichiamo ad avere. Gli scrittori in fondo servono a questo. Abbiamo chiesto a quattro autori di tenere delle lezioni su argomenti che gli stanno particolarmente a cuore, di cui sono esperti. Partiamo da L’architettrice di Melania Mazzucco, occasione per  raccontare il paesaggio umano e artistico in cui questa donna si muove. A seguire ci sarà Concita De Gregorio che parlerà dell’anatomia del potere partendo dal suo libro Nella Notte. Antonio Manzini farà un racconto sulla costruzione del personaggio di Rocco Schiavone, soffermandosi sul passaggio dal libro allo schermo. Finiremo con Antonio Scurati che, partendo dal libro vincitore del premio Strega,  ci parlerà di uno dei temi dell’anno: siamo ancora un paese fascista?  Questi sono i punti di partenza,  poi come sempre gli scrittori avranno assoluta libertà di condurre gli incontri dove credono opportuno.

Oltre a Bari anche Monopoli quest’anno ospita un ciclo di incontri nella  biblioteca  Prospero Rendella. Come deve lavorare una biblioteca per la diffusione della cultura?

Una biblioteca, così come una libreria, per onorare la propria funzione dovrebbe innanzitutto  costruire attorno a sé una comunità. La parola chiave è questa. La biblioteca non può limitarsi ad essere  un luogo in cui si prende un libro o si incontra un autore e poi si torna a casa. Deve creare occasioni di incontro, discussione. La Prospero Rendella è una biblioteca bellissima e mi sembra che rispetti appieno questo proposito, dimostrando la sua funzione di luogo della comunità. Non sempre le istituzioni capiscono che la cultura deve essere questo.

A Roma, per i giovedì  organizzati dall’Enciclopedia Treccani, dialogherai con una delle artiste più in voga fra i giovanissimi: Myss Keta. Cosa pensi del suo lavoro?

È molto interessante quello che fa Myss Keta. Personalmente non la conosco, la incontrerò il 16 gennaio per la prima volta. Mi piace molto che sia espressione di un collettivo, il Motel  Forlanini, in cui si esprimono musicisti, artisti, designer, tecnici del suono. Un progetto di cui lei è il “non volto”. Di lei mi piace la sfrontatezza, il fatto che riesca ad avere una postura politica divertendosi allo stesso tempo. Temi importanti come l’accettazione della cultura queer, la relazione fra i generi, sono affrontati con una grande forza liberatoria, divertendosi. In Italia tradizionalmente  le questioni serie sono affrontate in maniera penitenziale o, di contro,  ci diamo allo sbraco. Myss Keta tiene insieme le due cose. Una complessità che non immagineremmo espressa  in maniera intelligente e divertente.

A proposito di generazioni successive alla nostra, la musica trap è oggi terreno di scontro fra adulti che demonizzano e idolatria dei più giovani.

Come in ogni onda musicale ci sono cose interessanti e cose meno interessanti. Spesso al Salone del Libro ospitiamo artisti molto giovani. L’anno scorso è stato da noi Achille Lauro, protagonista di un incontro, proprio a partire dai suoi testi,  con il linguista Giordano Meacci. Sono venute fuori cose molto interessanti.  Nella scena rap mi sembra geniale Fabri Fibra: mi piacciono molto i suoi testi e il modo in cui agiscono sulle basi. La necessità di espressione è innata nel genere umano poi, generazione dopo generazione, trova come base il rock, il dark il punk. Oggi la trap, poi vedremo cosa succederà.

Il trash, di cui Myss Keta si fa paladina, nel linguaggio delle politica sembra avere un ruolo da protagonista ultimamente.

Sono due cose completamente diverse. Per Myss Keta  parlerei di camp. C’è una manipolazione volontaria del fenomeno che viene smontato  come faceva Andy Warhol  o, in Italia, Tommaso Labranca. Il trash politico non è assolutamente frutto di un’operazione raffinata, è semplice arma contundente. Spesso è la forma retorica utilizzata per camuffare con il linguaggio la violenza. È vero che nella democrazia una parte del discorso politico è, fisiologicamente,  pura pubblicità, però il superamento della linea di guardia è segno di un paese che non sta bene. Qualche giorno fa ascoltavo un’intervista a Favino su Craxi, che ha interpretato in Hammamet: quella generazione politica, come altre, si è macchiata di grandi nefandezze, eppure è innegabile che quei profili si ponessero in rappresentanza di  tutti, di un “noi”. È proprio quando questo salta che in altre parti del mondo si affermano le cosiddette “ democrature”:  democrazie autoritarie come quelle di Putin, Erdogan sembrano l’unica vai per governare il caos del presente. A questo dobbiamo stare attenti se teniamo alla salvaguardia della democrazia.

Cosa stai leggendo oggi?

Sto leggendo, anche se in ritardo,  La vita gioca con me di Grossmann. È stato ospite al Salone del Libro ma non avevo ancora avuto modo di leggere questo ultimo libro. È davvero molto bello.

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