Carmen, eroina libera, torna a sedurre la Puglia

by Fabrizio Simone

Venerdì 25 ottobre. Presso il Teatro Giordano di Foggia, è andata in scena la Carmen di Georges Bizet- nel giorno, tra l’altro, in cui ricorreva il 181° anniversario della sua nascita- allestita nell’ambito della stagione lirica 2019 di “Opera in Puglia”, organizzata dalla Cooperativa OLES (Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento) e finanziata dalla Regione Puglia con la collaborazione del Teatro Pubblico Pugliese.

La Carmen, primo dei tre titoli operistici in programma- il pubblico foggiano attende con grande curiosità la dimenticata Marcella del suo figlio illustre, Umberto Giordano, e il sempreverde Rigoletto, classico immancabile e strappa-applausi assicurato, di Giuseppe Verdi- è stata eseguita dall’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento, diretta dal trentaquattrenne M° Jacopo Sipari di Pescasseroli.

La sua direzione, altalenante e discontinua, non convince in alcuni passaggi. Il gesto troppo plateale e marcato fino all’esasperazione del movimento, come nel focoso preludio che apre l’atto I, rende il tutto una parodia meccanizzata della figura del direttore d’orchestra (sembrava quasi di rivedere il giovane e scatenato Muti alle prese con l’ouverture del Nabucco verdiano, ma quelli erano altri tempi). Alterare il tempo della celebre Seguidilla (Près des remparts de Séville) cantata da Carmen nel primo atto – di fatto è stata rallentata dimenticando il suo valore simbolico ed evocativo – non giova né all’equilibrio scenico né alla percezione dello spettatore: avvantaggia sicuramente il soprano, ma quale autore vorrebbe vedere la propria creazione camminare con gambe diverse dalle sue?

Davvero convincente il soprano Annunziata Vestri nei panni di Carmen. La sua Habanera (atto I)squillante è stata superata in intensità di applausi solo dalla sua ammaliante Chanson bohème (Les tringles des sistres tintaient, atto II) – complice del successo anche l’esuberante danza sui tavoli dell’osteria. Non male il Don José di Ruben Pelizzari: ha regalato una buona interpretazione della sua fondamentale aria del secondo atto (La fleur que tu m’avais jetée), ma alcune stonature – in particolare quella nel duetto con Micaela durante il primo atto – compromettono un giudizio finale degno di lode. Efficace il baritono rumeno Stefan Ignat nelle vesti del toreador Escamillo. La sua Chanson du toreador (Votre toast, je peux vous le rendre, atto II) è stata applauditissima. Tra i personaggi secondari si segnalano il baritono Giuseppe Esposito (Le Dancaire), il tenore Andrea Schifaudo (Le Remendado), il mezzosoprano Antonella Colaianni e il soprano Alessia Thais Berardi (rispettivamente le due zingare Mercedes e Frasquita). Magnifica la loro esecuzione del quintetto del secondo atto (Nous avons en tête une affaire). Superba prova del Coro Opera in Puglia, diretto dal M° Emanuela Aymone (il risultato supera anche i precedenti allestimenti ospitati in questo teatro). Menzione per il piccolo coro di voci bianche. Peccato per le sue dimensioni estremamente ridotte. Il coro dei monelli (Avec la garde montante, atto I) avrebbe raggiunto un risultato ottimo.

Per la regia di Giandomenico Viccari e l’allestimento scene e costumi di Pier Paolo Bisleri è stata giocata la carta dell’essenzialità: in alcuni momenti non sembrava neppure d’essere in Spagna dato che le immagini proiettate non evocavano sempre qualcosa di facilmente riconducibile al soggetto di Merimée ma erano l’oggetto conturbante e disturbato della mente della protagonista, così come raccontato sulle nostre pagine dallo stesso regista. L’associazione più azzeccata è stata sicuramente il cavallo in cerca di libertà. Tale essenzialità ha ben saputo ricondurre Carmen nella schiera delle eroine- è pur sempre una superfemmina- che si muovono sul confine della sconfitta/vittoria. Ma siamo sicuri che la sua morte non sia la sua vittoria?

La sua lotta per la libertà, pagata col sangue- sul palcoscenico il rosso è stato il colore dominante scene- ha pienamente soddisfatto il pubblico foggiano, che ha regalato ben sei minuti di applausi, meritati, a spettacolo compiuto.

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