Da Kiev a Foggia: un successone per l’Harmonie Nobile Chamber Orchestra

by Fabrizio Simone

Nel corso del quinto spettacolo organizzato dagli Amici della Musica di Foggia, andato in scena giovedì 20 febbraio, il pubblico del capoluogo dauno ha potuto ascoltare l’orchestra da camera Harmonia Nobile, fondata a Kiev nel 1985.

La formazione cameristica ucraina ha offerto un programma piuttosto variegato e ben eseguito che comprendeva la squisitezza classica (il Divertimento per archi in re maggiore K 136 di Mozart), rapide incursioni nel patrimonio folkloristico dell’est Europa (Danza slava n.8 op.46 del boemo Antonin Dvorak e la Rapsodia ungherese n.2 di Franz Liszt in un arrangiamento poco ortodosso che stravolge l’architettura originale della seconda parte del brano tant’è che bastava optare per quello più equilibrato di Peter Wolf, che preserva l’originale brillantezza della componente magiara), un piccolo gioiellino inglese (Nimrod, dalle Variazioni “Enigma” di Edward Elgar, è un classico strappalacrime e strappa-applausi che, stranamente, non ha suscitato nessun applauso nell’esiguo pubblico presente quella sera nonostante l’esecuzione ben impiantata ma sicuramente un po’ troppo veloce) .

Il palco, però, è stato calcato anche da un solista di spiccato talento e spessore, il sassofonista Gaetano Di Bacco, impegnato in pagine notevoli come il Concerto in mi bemolle maggiore per sassofono e archi op.109 del russo Aleksandr Glazunov, entrato stabilmente in repertorio nonostante la scrittura non sempre limpida ma sicuramente impregnata di una sinuosità interessante in più punti della partitura, e tre autentici capolavori di Astor Piazzolla: la Milonga del Ángel, una vera e propria dichiarazione d’amore articolata secondo lo stile inconfondibile di uno dei più grandi compositori di tutto il Novecento (chi continua a collocare Piazzolla nei gradini più bassi del talento è visibilmente in malafede), La muerte de l’Angel e l’imprescindibile Oblivion, standard al pari del Libertango. Di Bacco, inoltre, con la sua tecnica assolutamente raffinata che gli consente di padroneggiare abilmente qualsiasi partitura e genere, ha voluto offrire anche un bel medley italoamericano alternando l’esecuzione prima sul sax alto e poi sul sax soprano: alcuni temi storici di Ennio Morricone – da Mission al Tema di Deborah da C’era una volta in America, fino a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (anche se il sax non sa essere grottesco quanto un fagotto o un clarinetto basso) – hanno affiancato America da West Side Story di Leonard Bernstein.

Al termine di ogni brano Di Bacco è stato premiato con entusiastici riconoscimenti perciò ha bissato il medley Morricone-Bernstein e la piazzollissima La muerte de l’Angel, ottenendo ancora una volta una meritatissima standing ovation (il pubblico continuava a richiamarlo sul palco, quasi affetto da una fame insaziabile o da un’ingordigia misteriosa ma prevedibile).

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