Diario americano: “Fermare il tempo negli Stati Uniti ha un valore doppio, significa ritrovare la nostra umanità”

by redazione

Continua il diario americano del maestro Francesco Mastromatteo, che negli ultimi giorni ha tenuto ad Austin in Texas una serie di lezioni abbastanza intense e un concerto nell’ambito del progetto creato insieme ad altri amici musicisti Classical Music for the World.

Il violoncellista pugliese, docente al Conservatorio Umberto Giordano di Foggia, nella sezione staccata di Rodi Garganico, sta suonando insieme ai suoi studenti ed allievi in ospedali, case di riposo e luoghi delicati e dedicati, in alcuni hospice, i posti in cui gli anziani attendono l’ultimo momento della loro vita.

Un’intervista radio ad Austin

Insieme ai suoi ragazzi è stato al Children Hospital dell’Austin State Hospital e ha vissuto un concerto assai ricco di emozioni.

Ecco il suo racconto, raccolto dopo un suo messaggio vocale.

“Ci sono bambini affetti da problematiche comportamentali e depressive. Qui negli Stati Uniti tantissimi bambini chiamano in autonomia la hot line, che è una linea di assistenza per giovani adolescenti che si sentono particolarmente depressi fino a meditare il suicidio, i problemi di stress nervoso sono in crescita esponenziale. Quella americana è una società che mentre esalta la performance, soffre l’ansia di dover raggiungere il risultato e che sta subendo costi umani molto rilevanti. I ragazzi per cui abbiamo suonato hanno deficit di attenzione e vari segni di schizofrenia e tic. Hanno ascoltato Vivaldi e Bach, con una partecipazione gioiosa, sono riusciti a cogliere la positività di questi lavori musicali europei. E pensare che gli infermieri si erano rivolti a me dicendomi che l’esecuzione di un brano di 20 minuti sarebbe stato impossibile da reggere per i ragazzi, dagli 8 ai 15 anni, con problemi vari. Ebbene questi ragazzi sono stati non solo attentissimi, ma hanno partecipando sorridendo, alle volte anche ridendo, ma sempre in accordo col carattere espressivo della musica. Io ho suonato da solo Bach e poi con gli allievi, ho fatto suonare loro un concerto per 4 violini di Vivaldi e infine delle canzoni country in cui abbiamo cercato di coinvolgerli.  

È stata una prova, un’esperienza davvero notevole.

La musica classica, come altre esperienze meditative, ci libera dal tempo e dall’ossessione del risultato, per godere di noi stessi a prescindere delle nostre scadenze. Se ci si vuole preparare alla vita nelle arti, bisogna essere liberi dal conseguimento del risultato e dal tempo necessario. Se si assume questa consapevolezza ci si riappropria del tempo, se ne diventa padroni e quindi si impara a controllare meglio la vita, impedendole di scorrere via, passando da una scadenza alla successiva.

La musica classica che occupa il nostro tempo sfidando la nostra capacità di attenzione, donandoci un momento in cui siamo emotivamente ma anche fisicamente coinvolti, sia per l’esecutore sia per il pubblico, è un momento di liberazione del tempo.

Viverlo in America, in una civiltà così orientata alla performance e al risultato che è quasi sempre economico è particolarmente importante. Come dice Pepe Mujica, la libertà vera consiste nell’utilizzo del nostro tempo, nel perdere tempo e perdersi per riscoprirsi umani, per provare le cose, scoprire le relazioni.

Qui negli Stati Uniti si comprende quanto la cultura europea sia depositaria di grandi valori. Suonare Vivaldi e insegnarlo qui negli States ti fa rendere conto che l’Europa si basa su una cultura millenaria e da tradizioni da sempre libere dal tempo. Lo siamo nelle arti, dal Rinascimento in poi, o addirittura dalla Roma antica. Sicuramente lo siamo in ambito musicale, dal Barocco e dai nostri grandissimi virtuosi operisti del melodramma.

La liberazione dal tempo è particolarmente presente nella cultura italiana, anche nei congegni melodrammatici o nell’orchestrazione di un concerto. Lo fa anche la grande musica tedesca, ma lo fa con una necessità di creare delle strutture, che noi abbiamo meno. Noi siamo capaci di vivere il tempo in maniera più piena, lo occupiamo perché non cerchiamo di definirlo. Ritengo che sia un trait union tra i grandi virtuosi barocchi e gli operisti, è un segno culturale e di identità, è questo il messaggio che noi italiani portiamo forte alle altre culture. Andiamo alla ricerca della bellezza di un singolo suono, del valore espressivo di un gesto musicale.

Tutto questo lo si ritrova quando si esegue dinanzi a persone che per vivere quel tempo in maniera ansiosa stanno deprezzando la loro esistenza.

Il nostro messaggio in maniera libera li riappacifica, con un’architettura lasciata alla nostra anima.

Ecco fermare il tempo negli Stati Uniti ha un valore doppio, significa ritrovare la nostra umanità.  

A tal proposito è tale l’esigenza qui di un momento altro in cui riportarsi in pace con se stessi che ogni città ha una sua radio di musica classica. C’è a Dallas, Austin, Houston, Sant’Antonio. Le radio sono un luogo in cui la vita artistica viene presentata continuamente. In una intervista ho chiacchierato con la giornalista Diane Donavan sulla necessità di fermarsi e di vivere l’esperienza artistica che vada al di là del raggiungimento degli obiettivi. Non abbiamo obiettivi da raggiungere ma momenti per riconciliarsi con se stessi e con la propria anima. Avere uno spazio in cui tutto questo con una radio entra nelle macchine è grandioso. È da sottolineare che è una radio che vive dei fondi della municipalità con piccole donazioni dei cittadini. I residenti di Austin ci tengono ad avere uno spazio di notizie e di musica diversa, in dialogo col tempo in maniera più profonda.

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