Mahler sul divano di Freud

by Fabrizio Simone

Il grande sinfonista tardoromantico Gustav Mahler soffriva di una nevrosi ossessiva indicata dagli psichiatri francesi del suo tempo come follia del dubbio (folie du doute), attualmente collocata tra i disturbi a sfondo ossessivo-compulsivo e caratterizzata dalla presenza di dubbi persistenti e ripetitivi, che inducono il soggetto a continue verifiche e controlli  nonostante l’assoluta consapevolezza della loro inutilità.

Nell’estate 1910 il cinquantenne Mahler si rivolse a Freud su indicazione del medico olandese Jan Rudolf Debruine. Mandò un telegramma al grande psicanalista chiedendogli un incontro, cui seguì un altro con cui si annullava l’appuntamento. Seguì un’altra richiesta e un’altra smentita. Freud, che in quei giorni era in vacanza con uno dei suoi figli nella città olandese di Noordwijk, spazientito, comunicò al compositore che sarebbe dovuto partire per la Sicilia. Finalmente Mahler si decise ad incontrare il papà della psicanalisi il 26 agosto dello stesso anno. Trascorsero insieme tutto il pomeriggio passeggiando nelle stradine della vecchia città universitaria di Leiden.

A quel tempo Mahler stava componendo la sua decima sinfonia (lasciata incompiuta a causa della morte dell’autore) e sua moglie, Alma Schindler, celebre mangiatrice d’uomini (passò da Gustav Klimt a Oscar Kokoshka, senza disdegnare scappatelle con Arthur Schnitzler e Hugo von Hoffmannsthal, insomma il meglio dell’intellighenzia viennese), era corteggiata da un giovanotto che gli dava un bel grattacapo: Walter Gropius, architetto modernista nonché fondatore del Bauhaus. Con Gropius la bella Alma intraprese un triangolo all’ombra di Gustav, optando per le nozze nel 1915, mentre Gustav riposava nel sonno eterno già da 4 anni. Gropius, consumato dall’amore per la signora Mahler, le scrisse una lettera proponendole di vivere con lui ma per sbaglio la fece recapitare al signor Mahler, irritando ulteriormente il compositore, che reagì dedicandosi alla stagione musicale di New York.

Nel dialogo con Freud, durato precisamente quattro ore, Mahler aprì tutto il suo cuore e rivelò ansie e paure che lo attanagliavano. La passeggiata risultò particolarmente curativa. Fu un’ottima terapia e Freud riuscì a calmarlo, inoltre entrambi erano ebrei di nascita (non praticanti, ma puritani) e viennesi d’adozione. Freud diagnosticò a Mahler e a sua moglie la cosiddetta Mutter-Fixierung, o complesso della madre, e il celebre complesso di Edipo: il compositore cercava sua madre nell’unica donna realmente amata fino a quel momento (il secondo nome di Alma era Marie, come la madre di Mahler), temendo che Alma volesse lasciarlo definitivamente per Gropius. Freud, però, capì che Alma cercava suo padre, morto precocemente, nel marito (tra Mahler e sua moglie c’erano ben 19 anni di differenza) e lo rassicurò: «Conosco Sua moglie. Essa amava suo padre e può cercare e amare solo quel tipo di persona. La Sua età, che Lei teme, è proprio ciò che La rende attraente a Sua moglie. Non si preoccupi! Lei ama Sua madre e ha cercato il tipo di lei in tutte le donne. Sua madre era triste e sofferente, Lei vuole, inconsciamente, che anche Sua moglie sia così!».

Freud salutò Mahler con una domanda ben precisa: «Come si può voler incatenare a sé una giovane donna, quando si è in uno stato simile?». Noi, come Freud, non siamo in grado di rispondere. Di fronte all’amore siamo tutti sullo stesso piano, indifesi e insicuri. Un giorno la soluzione comparirà davanti ai nostri occhi, spesso ciechi e inadatti ad una visione così luminosa.

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