“Ecco perché non è sostenibile riaprire a queste condizioni”. Parla Augusto Masiello presidente dei Teatri di Bari

by Luana Martino

Dopo il lockdown, da oggi 15 giugno, sarà possibile, anche per i teatri riprendere le attività. Nel rispetto delle norme dell’emergenza sanitaria Covid-19, chiaramente, le dinamiche sono cambiate e non è facile pensare ad una riapertura ‘normale’ dei teatri soprattutto per quanto riguarda gli spettacoli dal vivo al chiuso. Per capire meglio la situazione che riguarda il Tric – Teatri di Bari abbiamo intervistato il Presidente, Augusto Masiello.

Come prima cosa vorrei sapere se pensate di riaprire il Teatro Kismet o i teatri che fanno parte del Tric-Teatri di Bari?

Assolutamente si e assolutamente no.
Dico questo perché per quanto riguarda il Kismet di Bari, il Radar di Monopoli o, ancora, riguardo alla Cittadella degli Artisti di Molfetta e tutte le strutture comprese nel Tric, in perfetta linea nazionale, secondo le indicazioni dell’Agis, si è scelto di non ripartire con gli spettacoli per il pubblico. Questo perché non c’è sostenibilità economica in quanto le misure di distanziamento da rispettare limitano la presenza degli spettatori: ad esempio, all’interno del Kismet, potrebbero entrare 84 persone invece che 400.
Inoltre, ci sarebbero tutte le altre norme di sicurezza da rispettare -come, ad esempio, prendere la temperatura di ogni fruitore, sanificare le poltrone dopo ogni spettacolo, etc. che comporterebbero un’ulteriore spesa non sostenibile rispetto agli ingressi permessi.
In più non è sostenibile artisticamente perché per un attore recitare in una sala semi vuota non è plausibile, si perderebbe l’idea di teatro, verrebbe a mancare quell’empatia che lo caratterizza.

D’altro canto, però, tutte le attività collaterali agli spettacoli dal vivo al chiuso, saranno riattivate per le varie strutture annoverate nel Tric.

Quindi quali sono le misure di sicurezza e distanziamento alle quali auspicate per poter ripartire con gli spettacoli dal vivo?

Come ho detto le misure attuali non consento la possibilità di ripartire con gli spettacoli al chiuso, ma proprio qualche giorno fa, il Presidente Michele Emiliano ha emanato una nuova ordinanza che ora stiamo studiando per capire se possa essere fattibile pensare a ripristinare gli spettacoli dal vivo al chiuso. Anche se, a prescindere dal Covid, nel periodo estivo non abbiamo mai fatto degli spettacoli: da Giugno i teatri in Puglia hanno sempre sospeso le attività anche in tempi non pandemici. Questo, chiaramente, non significa che il teatro non resti attivo per le prove e per le altre attività correlate.

Quanto questi mesi ‘bui’ per lo spettacolo e soprattutto per il teatro hanno fatto emergere delle problematiche? Erano già presenti o ne sono emerse di nuove?

Anche dal piano Colao viene fuori che l’Italia non riesce a far coincidere le dichiarazioni con le azioni: tutti dicono che non ci può essere sviluppo economico senza sviluppo culturale, in particolare per una nazione come l’Italia che ha anche una percentuale di siti Unesco, ad esempio. Queste dichiarazioni però non trovano corrispondenza nelle azioni sia per quelle macro perché il piano Colao non cita la cultura per nulla; sia nelle azioni micro perché il Comune di Bari, pur avendo un teatro riconosciuto di rilevante interesse culturale, invece di sostenerlo l’ha privato del 60% delle risorse. Questo è avvenuto prima del Covid-19 quindi puoi immaginare come, attualmente, la situazione si sia complicata.

La classe politica, quindi, non ha colto che il teatro sia un lavoro?

Non credo che sia un problema solo della classe politica, perché il piano Colao, ad esempio, è stato realizzato da tecnici. Credo che sia proprio l’individuo italiano, a prescindere dalla professione, che nella maggioranza dei casi non riesce a far corrispondere la dichiarazione all’azione. Se si fosse coerenti con le azioni alle dichiarazioni che riguardano l’importanza della cultura e di quanto l’Italia sia emblema di questa cultura, riusciremmo a realizzare gli intenti proposti. Questo vale per tutti gli ambiti come per l’Università, la scuola, il teatro, ecc.

Cosa si può e si deve fare affinché la cultura rappresenti un bene necessario?

Dobbiamo ricordarlo sempre, tutti. Voi giornalisti, ad esempio, dovete ricordare sempre questa verità così come l’hanno fatto Paolo Grassi, il maestro Muti: la cultura è come l’acqua, come le strade, come l’ospedale, è un servizio fondamentale.

Credi che in questo particolare momento il teatro in streaming sia un’alternativa? Può esistere il teatro in streaming?

No, il teatro in streaming non può esistere perché è una contraddizione interna. Il teatro è dal vivo e vive di emozioni ed empatia. Lo streaming può essere un supporto, un ingrediente in più che può aiutare a portare nuove persone a teatro; può far incontrare lo spettatore all’attore per poi condurre i fruitori a vedere gli spettacoli dal vivo.

A cosa auspichi dunque?

Ad un ritorno alla normalità. Spero che presto un teatro che ha 400 posti possa ospitare 400 spettatori e che gli attori possano ricontrare il pubblico.

Queste alcune delle attività che ripartiranno:

Si terranno nella sala teatro del Kismet, gli ultimi incontri del laboratorio teatrale “La bellezza del niente”, a cura di Lello Tedeschi e Piera Del Giudice per la pratica d’attore dai 16 ai 35 anni.
Il 16 e il 17 giugno sono in programma due incontri (non aperti al pubblico) nel foyer del teatro Kismet, del laboratorio per bambini “Il gioco del teatro” curato da Annabella Tedone.
Continuano, poi, i progetti formativi “Tecnico della preparazione e interpretazione attoriale” e “Tecnico per le attività di supporto alla regia e supervisione di continuità” sostenuti dalla Regione Puglia e nati dalla collaborazione tra i due enti attuatori: Unisco e Teatri di Bari.
Riprenderà anche “Sala Prove” all’Istituto penale per i minorenni ‘N. Fornelli’ di Bari nell’attività di formazione e produzione. Sono, inoltre, aperte le iscrizioni per il workshop con Vincenzo Del Prete, in programma alla Cittadella degli artisti di Molfetta e organizzato da Casa Teatro. 

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