Mare fuori alla terza stagione, quando è il gradimento del popolo di Netflix a riconoscere una serie TV di culto

by Michela Conoscitore

Prima sulla piattaforma RaiPlay, e dal 15 febbraio in onda su Rai Due finalmente il pubblico ha potuto riabbracciare i giovani protagonisti della fiction di successo Mare Fuori. I ragazzi dell’IPM, l’Istituto di pena minorile di Napoli, sono tornati con una terza stagione ricca di cambiamenti, anche se per alcune storie si parla di veri e propri stravolgimenti. Nei nuovi episodi si verifica una forte rottura degli equilibri: c’è molto più esterno, molta più vita fuori dal carcere. Una sorta di invasione del mondo reale dentro l’IPM, che si rivelerà crudele con i ragazzi.

La serie, partita in sordina nel 2020, ha accumulato col tempo un fandom numeroso e appassionato che, recentemente, è aumentato con lo sbarco su Netflix. Un traguardo da festeggiare per il riconoscimento della qualità di una serie italiana, soprattutto perchè sottovalutata. Ci è voluto il colosso statunitense dello streaming a staccare la stampa nazionale dalle serie di grido, e straniere, e far prestare attenzione ad una probabilmente etichettata come ‘fiction per famiglie’. Ci è voluto il gradimento del popolo di Netflix per riconoscere che una serie di culto (sì alcuni giornali la definiscono così, soltanto ora) sappiamo produrla anche in Italia. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire: l’esterofilia, a volte, distrae.

Ritroviamo tutti i ragazzi dell’IPM in un momento decisivo delle loro vite in carcere: c’è chi deve fare i conti con un omicidio non confessato, chi ha scelto di cambiare vita, chi sta ancora lottando con i propri demoni e chi, finalmente, ha trovato la propria strada. I giovani attori protagonisti sono notevolmente cresciuti, e oggi sono nuovi volti promettenti di un’arte che li sta già premiando con altri ruoli e progetti. Tra loro Nicolas Maupas e Massimiliano Caiazzo, i ‘punti focali’ della narrazione di Mare Fuori: da semplici opposti hanno saputo creare un’alchimia amicale dentro e fuori dal set. E ciò dallo schermo traspare, donando alla serie quel prezioso apporto emotivo che è uno dei motivi del suo successo.

Tra partenze momentanee e definitive, chi rimane deve imparare a reinventarsi per continuare a sognare il mare fuori dall’IPM. Gli equilibri che saltano coinvolgono i ragazzi quanto gli adulti, dalla direttrice Paola Vinci, interpretata da Carolina Crescentini, al comandante Massimo Esposito (Carmine Recano) fino all’educatore Beppe Romano (Vincenzo Ferrera), nessuno è immune da sovvertimenti dolorosi.

Dopo due stagioni in cui hanno vissuto e sofferto insieme, Carmine e Filippo per l’evolversi della storia in questa stagione percorrono parte del loro percorso narrativo in solitaria. O quasi: Filippo, dopo l’evasione con Carmine, sceglie la latitanza con Naditza, volendo vivere l’amore per la ragazza senza costrizioni e in piena libertà. Una vita zingara. Carmine si è sacrificato, al termine della seconda stagione, per concedere all’amico tale opportunità, facendosi catturare e tornando in IPM. Tuttavia, da punti focali i loro personaggi, nella terza stagione, sono stati a tratti ridimensionati e poco valorizzati, con scelte narrative anche sprecate. Filippo si riscatta negli ultimi episodi, tornando alle emozioni a cui ci aveva abituato il personaggio, ma l’esperimento mal riuscito riguarda soprattutto Carmine e la storia d’amore con il nuovo personaggio femminile, Rosa Ricci.

Carmine Di Salvo e Rosa Ricci, fa molto Romeo e Giulietta, la loro storyline sembrerebbe irresistibile ma non è così: forse lo è per un pubblico adolescenziale, eppure rispetto ad altre storie d’amore nate nella serie, l’ultima è quella tra Kubra e Pino, la loro è raffazzonata, poco raccontata. Insomma, un amore poco credibile, oltre che un’occasione decisamente sprecata dagli sceneggiatori. L’impressione è quella di un affrettare la vicenda per giungere al finale, con il classico colpo di scena che vede i due protagonisti, e che ci accompagnerà fino all’arrivo della quarta stagione. Rosa Ricci e Carmine Di Salvo, forse, meritavano di più. Carmine meritava di più, intrappolato in un’evoluzione del suo personaggio lasciata a metà.

Di Rosa Ricci, interpretata dalla new entry Maria Esposito, quel che arriva è la resa di una cattiva a tratti caricaturale e senza profondità, quasi grottesca. Negli ultimi episodi, la caratterizzazione iniziale si perde completamente, e Rosa risulta un po’ allo sbando. L’attrice che la interpreta non ha nessuna colpa, sia chiaro. Gli sceneggiatori con lei hanno solo calcato un po’ troppo la mano per ottenere l’effetto da donna della camorra. Se la cosa gli è riuscita perfettamente con Wanda Di Salvo, lo stesso non si può dire per la sorella di Ciro. Proprio il personaggio del fratello, interpretato dall’attore Giacomo Giorgio che anche in questa stagione è presente in alcuni flashback, possiede più spessore, un passato strutturato e sì, più genuinità. Quella genuinità che è sempre stata la cifra stilistica della serie, e che si ritrova nelle storie che seguono quelle di Filippo e Carmine. Molto avvincente il percorso appena intrapreso da Edoardo Conte, impeccabile Matteo Paolillo nell’’accompagnare il personaggio ad un importante punto di svolta a cui assisteremo nella quarta stagione. Come non citare Kubra (Kyshan Wilson) e il suo cammino toccante che la riavvicina alla madre Latifah, e lo straziante epilogo di Viola (Serena de Ferrari).

Percorsi sofferti e umanamente impegnativi per degli adolescenti strappati alla loro età che, nonostante tutto, non si arrendono a vedere sempre il mare fuori.      

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