Dai sentieri al cinema. Le mille strade delle Ragazze in Gamba

by Michela Conoscitore

La mobilità dolce e i cammini in Italia stanno riscuotendo sempre più interesse tra le donne di tutte le età e in tutte le regioni attraendo, addirittura, interesse a livello internazionale. Dopo la quarantena la voglia di esplorare ed entrare in stretto contatto con la natura ha assunto dimensioni molto importanti e questa estate, a detta di numerosi gestori di cammini e guide escursionistiche, le donne sono state di più rispetto agli uomini, desiderose di avventurarsi, molte per la prima volta, sui vari percorsi presenti in tutta Italia. Il cammino al femminile ha sfaccettature peculiari che danno un nuovo volto a questa esperienza, fino a connotarla come un momento di crescita interiore non lontano dalla ricerca spirituale.

A raccontarci il mondo dei cammini dal punto di vista delle donne è la dottoressa Ilaria Canali, antropologa, esperta di cammini e ideatrice della Rete Nazionale Donne in Cammino, punto di riferimento in Italia per tutte le donne in cammino raccontate recentemente anche in un documentario dal titolo Il Cammino è Donna, presentato all’ultima edizione del Mònde Fest – Festa del Cinema sui Cammini a Monte Sant’Angelo, sul Gargano.

A Mònde Fest – Festa del Cinema sui Cammini

Dottoressa Canali come e quando nasce la partnership tra la Rete Nazionale Donne in Cammino e Mònde Fest – Festa del Cinema sui Cammini?

I semi di questa partnership sono stati gettati l’anno scorso: quando era da poco partita la Rete Nazionale Donne in Cammino, avevo il desiderio di raccogliere storie di donne attive nei cammini che potessero essere valorizzate e fungessero da ispirazione. Essendo appassionata di cinema, quando ho scoperto l’esistenza del Mònde Fest ho provato subito a cercare una donna con cui poter dialogare. L’ho trovata in Annalisa Mentana, che si occupa della comunicazione del Festival e l’ho intervistata su Radio Francigena-La voce dei cammini. Da allora, ci siamo tenute in contatto con l’idea di organizzare qualcosa insieme e lo scorso agosto il direttore di Mònde, Luciano Toriello, mi ha invitata all’edizione di quest’anno. Allora ho avanzato la proposta di ideare qualcosa di più, con la creazione di un breve filmato che raccontasse il mondo dei cammini dal punto di vista delle donne. Così è nato il breve e intenso documentario Il Cammino è Donna cui hanno partecipato quattro donne in cammino del gruppo Ragazze in Gamba: Federica Miglietta e Mariarita Scarpino, del Cammino del Salento, Rosemarie de Blasio, di Vagabonded – love for travel e Franca Locci. Io ho curato il progetto generale, il concept e l’editing. L’intento è di avviare uno storytelling visivo che continui e riesca a raggiungere sempre più persone, portando un messaggio di forza, coraggio e bellezza delle donne in cammino.

Ci può raccontare l’esperienza della Rete Nazionale Donne in Cammino, di cui lei è fondatrice?

Innanzitutto ci tengo a sottolineare che è un esperimento che va oltre i parametri organizzativi, attualmente in essere, nel mondo aggregativo. La Rete Nazionale Donne in Cammino non è un’associazione o una Federazione né vuole diventarlo. Mi piace definirlo un movimento liquido, culturale, di pensiero. Un’intelligenza collettiva in cammino, che si concretizza con un attento uso dei social media articolato in un ecosistema che ha il suo motore nella nostra pagina Facebook Rete Nazionale Donne in Cammino e Ragazze in Gamba, un gruppo social straordinario, attraverso i quali, in modo innovativo, riusciamo a dare voce ai territori, ai progetti e alle persone. Stiamo riuscendo a dare voce ad una grandissima presenza di donne in cammino fino ad un anno fa impensabile, che hanno spazio per raccontarsi, per promuovere i territori e aiutarsi reciprocamente. Penso sia una cosa molto importante, perché il cammino non si può intraprendere da sprovveduti e in modo superficiale. È importante invece informarsi e formarsi, prepararsi sia a livello fisico che psicologico e, non da meno, avere ben chiaro il percorso da fare, individuando le caratteristiche e le eventuali criticità cui si sta andando incontro. Spesso le donne hanno poco tempo libero per frequentare dei corsi di escursionismo per prepararsi, quindi chiedono aiuto e consigli ad altre ‘ragazze in gamba’ del gruppo, e queste nostre vetrine social riescono a fornire tante indicazioni pratiche per mettersi rapidamente in cammino, senza timori, anche da sole. Ecco perché il fenomeno sta crescendo esponenzialmente in modo incredibile, alla base c’è un’auto-formazione reciproca accessibile, flessibile e modulata sulle esigenze particolari di ognuna.

Quindi, oltre ad essere un movimento, potremmo definirlo anche un gruppo di ascolto ma, soprattutto, una cassa di risonanza per le storie che nascono sui cammini?

Assolutamente sì, mi piace molto il termine cassa di risonanza. Io avevo usato il termine megafono per raccontare storie, per una donna poter affermare di avercela fatta e diffondere con le altre il suo esempio, la sua storia ‘contagia’ e ispira fortemente anche altre donne, più di un altro veicolo di comunicazione. È l’esempio che conta, più di ogni altra cosa.

Dopo il lockdown, sono aumentate le donne che hanno scelto di provare l’esperienza dei cammini. Quali sono stati i numeri riguardanti anche la stagione estiva e quali le loro motivazioni?

Le motivazioni non sono cambiate rispetto a prima: da quando è nata la Rete Nazionale Donne in Cammino le ‘ragazze in gamba’ hanno espresso il desiderio di vivere un’esperienza di libertà, forte e intensa, svincolate dal tran tran quotidiano. Ovviamente questo desiderio di evasione con il lockdown si è rafforzato maggiormente. Dopo mesi chiusi in casa molte situazioni si sono esasperate o logorate, lavorative o sentimentali, e ovviamente è aumentato il desiderio di vivere la libertà di un cammino. Io stessa, questa estate, ho percorso sei cammini, non interamente sia ben chiaro, ma ho camminato moltissimo, qualunque momento libero nei mesi scorsi l’ho trascorso in cammino, per quanto lavori e sia una madre single. Il lockdown ci ha costretti a casa, e il desiderio di libertà è letteralmente esploso. Il nostro movimento delle donne in cammino è stato utilissimo, con consigli sui percorsi da scoprire da sole o insieme. Ne nascono ogni anno di nuovi. Non dimentichiamo che è stato lanciato con successo il turismo di prossimità, e che è nata anche una sorta di agorà virtuale dei cammini dal nome semplice e chiaro: “Io cammino in Italia”. Per quanto riguarda i numeri, il mondo dei cammini si deve dotare con urgenza di un sistema per quantificare il flusso dei camminatori, viandanti e pellegrini, per fare una fotografia del fenomeno in atto. Non posso, quindi, rispondere esaustivamente a questa domanda. Anche se ci sono alcuni casi virtuosi, come la Via di Francesco, che si è dotata di un metodo per dare numeri al fenomeno, però per fornire dati attendibili scientificamente a livello nazionale bisognerebbe che tutti gli operatori dei cammini si mettessero in rete e collaborassero in una ricerca quanto mai necessaria. Ciò che posso dire dal mio ‘osservatorio’ a livello numerico, prendendo in considerazione i social e le interazioni dei post, è che stiamo parlando di cifre in continua crescita, oltre 60 mila interazioni mensili sul solo gruppo Ragazze in Gamba dove, ogni giorno, aumentano le proposte escursionistiche e i partecipanti.

Il mondo dei cammini declinati al femminile: qual è l’apporto delle donne in questo ambito?

Il contributo femminile nella fase di ideazione di una proposta escursionistica si articola principalmente su due livelli: il primo è la ricerca della relazione tra le persone. Un cammino non è solo un attraversamento ed esperienza estatica di bellezza, ma anche un’occasione per conoscere le persone con cui si cammina. Questo aspetto sembra banale, eppure non lo è affatto. Promuovere la relazione tra persone significa anche dotare la progettazione di una escursione, di uno o più giorni, di una serie di ‘ingredienti speciali’ non improvvisati, come i momenti iniziali in cui ci si dispone in cerchio e non solo le guide, ma anche i partecipanti, si presentano e cominciano a conoscersi magari con dei giochi di ruolo, letture, momenti dedicati alla creatività. Questa non è una fase contemplata nelle proposte di escursioni più classiche in cui la guida è un interprete del territorio, ma non si occupa specificatamente dell’aspetto psicologico, relazionale e spirituale del gruppo. Un altro focus importante è la relazione con il territorio, che non è solo paesaggio naturale, ma anche umano. Nell’attraversamento di un luogo, di un borgo, di una vallata o di un monte, è fondamentale l’incontro con chi abita quei posti, raccogliere il loro sorriso, le loro testimonianze e le loro storie di vita. Questo contribuisce a rendere il cammino un’esperienza autentica ed immersiva. Ovviamente ciò che le ho raccontato non è prerogativa solo delle donne, ma questa sensibilità e attenzione sono molto presenti, anzi imprescindibili, nelle proposte escursionistiche ideate dalle donne che si distinguono per format originali e ad alto tasso di coinvolgimento emotivo. Quando le donne tornano dai cammini, il più delle volte sono appagate e rinnovate, con la sensazione di chi ha acquisito qualcosa di nuovo oltre il numero di chilometri percorsi. Perché “le donne lo sanno”, come dice Ligabue che è nella nostra playlist musicale “ragazze in gamba” su Spotify. Sanno che non conta la meta, ma il percorso. E adesso più che mai.

Photocredit immagine copertina: Franco Volponi

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