Lo sguardo consapevole di Mònde, Toriello: “Attraverso La stazione di Rubini ci riapproprieremo del luogo giusto dei fratelli Luciani”

by Antonella Soccio

Mònde – Festa del Cinema sui Cammini, che quest’anno si terrà dal 4 al 6 settembre a Monte Sant’Angelo, è l’unico festival della provincia di Foggia, dal format originalissimo sugli attraversamenti culturali, fisici, temporali e interiori, come ha affermato la presidente di Apulia Film Commission Simonetta Dellomonaco, a far parte dell’ Apulia Cine Network, il contenitore dei festival di cinema della Commission pugliese. Un festival, Mònde, che rappresenta uno stile di vita consapevole, ancora più insito in questo 2020 funestato dal Covid.

“Abbiamo messo su un programma consapevole- dichiara il regista Luciano Toriello, direttore artistico della kermesse della Montagna Sacra a bonculture– tutti abbiamo sperimentato nei mesi del lockdown come il senso di comunutà diventava community, sentivamo il bisogno del contatto proprio come quelle comunità che si creano durante il cammino. Il rapporto tra uomo e natura è una delle tematiche del festival, la sfida dell’uomo e della natura e di come dovremmo essere imparare a vivere in armonia con la natura”.

Il festival si terrà nei primi giorni di settembre anziché in autunno come nelle precedenti due edizioni, per le disposizioni anticoronavirus e per permettere una maggiore fruizione all’aperto che in ottobre nel paese dell’Angelo e dei due siti Unesco è già proibitiva a livello climatico.

“La selezione dei documentari l’abbiamo aperta dopo, ho fatto io una selezione delle produzioni che avevo visto e le ho raggruppate; ogni film sarà preceduto da cammini e passeggiate, walk show, mostre, degustazioni sonore, laboratori ed eventi speciali, alcuni fruibili anche in live streaming. Mi sono interrogato, invitando i registi, sulla ossessione secondo cui ogni film sul territorio diventa uno spot turistico. C’è una ossessione da marketing che va al di là dei finanziamenti, in noi autori si è innescato il meccanismo che solo così possono essere appetibili per il grande pubblico”.

I droni, le immagini patinate, l’enogastronomia delle eccellenze a tutti i costi senza il recupero della vera cucina contadina delle donne hanno creato un falso immaginario: secondo Toriello anche i film che non chiedono un contributo alle varie film commission non sono dei documentari ma dei video spot senza alcun ritorno economico. C’è insomma da sfrondare una sensibilità turistica che si è annidata nello sguardo dei documentaristi e dei giornalisti.

Senza questo sguardo “marchettaro” non si spiegherebbero neppure le polemiche montanare sulla trasmissione Rai dedicata alle vittime di mafia Luigi e Aurelio Luciani “Cose Nostre”.

“Ho seguito un po’ la polemica su quel format, mi ha infastidito il tono di alcune critiche, perché ogni autore è libero. C’è questo pregiudizio su Monte, ma indirettamente ha parlato di Monte più chi come Comencini cercava documentari etnografici, a Monte indirettamente il richiamo lo ha fatto più chi non voleva fare lo spot rispetto a chi gira prodotti tutti uguali con i droni. Ci siamo abituati a questo linguaggio, a Geo tutti i servizi sono fatti col drone, non si scende mai a terra, ma a me interessa vedere il cammino: quando cerco un posto cerco i video a terra, perché quei posti li visiterò da terra non dall’altro”.

“Madre Nostra” di Lorenzo Scaraggi parla dei beni confiscati alla mafie e di due comunità di ragazzi che fanno rinascere i luoghi sulla Francigena.

“Avremo una giornata interamente dedicata alle donne”, continua Toriello, “con la presenza della professoressa Laura Marchetti che ci parlerà delle Strade della Fiaba e del ruolo della donna nella narrazione orale”.

C’è una peculiarità femminile nel documentario girato dalle donne?

“Non so se ci sia una peculiarità nel loro stile, sono pochissime ad arrivare al mainstream, noi avremo “In questo mondo” di Anna Kauber, che ha vinto il Torino Film Festival, un documentario bellissimo che non è arrivato in sala. Ammiro Valentina Pedicini, che fa documentari nei quali insegue la storia e la vive del di dentro. Il nostro è un focus per non abbassare l’attenzione su alcune verità: non vivo e non conosco i problemi delle donne, ma i numeri parlano chiaro, sono pochissime quelle che riescono ad emergere”.

L’evento speciale di “Mònde” 2020 vedrà protagonista Sergio Rubini, a cui andrà il Premio “Parco Nazionale del Gargano 2020” per i trent’anni de “La stazione”, pluripremiata opera prima girata quasi interamente in Puglia, tra San Marco in Lamis, Apricena, Foggia e Grumo Appula, paese natale dell’attore-regista.

Sulla stazione Toriello intende creare un contest per il prossimo anno. La stazione poetica di Rubini è anche quella dell’eccidio di mafia del 9 agosto 2017 nelle campagne assolate coltivate dai due agricoltori vittime.

“Oggi la stazione di San Marco in Lamis viene ricordata solo per i fratelli Luciani, ed è giusto che sia così, mai nessuno deve cancellare quello che è stato, ma quel luogo ha rappresentato anche un altro punto di vista. I fratelli Luciani erano giusti e nel posto giusto, quel luogo non era e non è negativo, anche con la comunicazione e con l’arte dobbiamo ricordarci di non dare in mano quel luogo a chi ha compiuto il delitto. Non va cancellata la memoria del delitto, ma dobbiamo ricostruire l’identità dei nostri luoghi per strapparli alla mafia. Non c’è ancora un cammino verso la stazione ed è un evento che vorrei fare per il prossimo anno. Attraverso il trentennale de La Stazione di Rubini rifletteremo del riutilizzo di quel luogo per capire cosa farne. Non deve rispondere Sergio Rubini a questo interrogativo, nessuno di noi ha la risposta, ma il nostro intento è aprire il discorso sul futuro. Così come i beni confiscati non sono più posti di mafia, anche noi dobbiamo riprenderci la stazione, sbarazzandoci dell’immaginario secondo cui il Gargano interno è un luogo negativo. Dobbiamo riappropriarci dei nostri luoghi, attraversarli, camminarci”.

Per creare questo percorso di comunità Toriello ha invitato molti professionisti del territorio che sono rimasti nella Puglia Nord e che fanno accoglienza ed impresa. L’idea è creare un grande contenitore che sappia finalmente comunicare il brand Gargano.

Parteciperanno alla discussione pubblica Gargano Natour, Enopolio Daunio,MyGargano, Dove andiamo sul Gargano, DAUNIA POESIA | Rhymers’ Club, Arruska – Esperienze Garganiche, Monte Sant’Angelo Francigena, l’Associazione Trabucchi Storici e Senso Civico.

Il festival diventa anche occasione per il Gargano Doc Experience, ad ottobre ci sarà una collaborazione con l’Università degli Studi di Foggia per il Corso di Lingue per il Turismo di Impresa e con l’insegnamento di Storia dei Cinema del professor Eusebio Ciccotti.

Quanto e come il festival sarà vicino a chi durante il lockdown ha riscoperto la normalità del camminare? Molti nel cammino hanno trovato l’unica valvola di sfogo ad una vita diventata di colpo vuota.

“Ho contattato due o tre registi che avevano intrapreso l’esperienza del documentario, il lockdown è stata una esperienza così forte che pochi hanno pensato di girare quello che accadeva. Il Social Film Fund per il Terzo Settore ha una categoria dedicata a questo. Ci sarà un dibattito sul tema: ho invitato Ilaria Canali che sui social ha Ragazze in Gamba, con lei abbiamo aperto un contest per inviare del materiale e per creare un piccolo documentario, non ho ancora visto il prodotto, ma penso che sarà illuminante. Durante i mesi di chiusura, qualsiasi scusa era buona per camminare, abbiamo riscoperto il valore delle cose che davamo per scontate”.

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