Animula, il coraggio di essere se stessi di Mercedes Capone

by Paola Manno

Durante una delle ultime presentazioni di “Animula”, una delle spettatrici, seduta in fondo, dopo aver ascoltato Mercedes Capone parlare del romanzo appena pubblicato, si è alzata in piedi e ha chiesto di abbracciarla. Per me l’abbraccio, più di ogni altra manifestazione d’affetto, è il modo più diretto per dirsi in pace con il mondo. Quando hai voglia di abbracciare una persona che ti è estranea, vuol dire che hai riscoperto la bellezza della vita, e che hai desiderato stringerla per un po’.

Anch’io ho avuto voglia di abbracciarla, l’autrice di questo breve romanzo appena pubblicato da Collettiva, una piccola casa editrice che pubblica donne e/o “persone femministe”, la cui idea progettuale è un cambio di prospettiva rispetto all’editoria classica, sul piano commerciale, relazionale e umano.

Mercedes ha 70 anni e finalmente ha avuto il coraggio, il tempo, l’entusiasmo di pubblicare uno dei suoi scritti. Mercedes ci dice che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, per far sentire la propria voce. Mercedes mi fa pensare a Cora Coralina, una delle più importanti poetesse e scrittrici brasiliane, che pubblicò la sua prima raccolta poetica a 75 anni. La Coralina aveva sempre sentito dentro di sé l’esigenza di scrivere, ma c’era stato un marito, i figli, una casa da mantenere, e il tempo era trascorso senza che lei avesse potuto raccontare quello che avrebbe voluto. Poi, quando rimase sola, decise di dedicarsi alla poesia,  dando voce ai più bei pensieri della poesia contemporanea brasiliana.  L’idea di questa piccola donna mi tiene molta compagnia quando ho bisogno di credere che c’è ancora tempo per fare. Penso a lei quando incontro donne come Mercedes che hanno dedicato la propria vita al lavoro e alla famiglia e a un certo punto si sono dette “Adesso ci sono io”. Ho letto Animula con attenzione e rispetto, e ci ho trovato il cuore, e la bella scrittura, di una persona che crede nel dono.

Il romanzo prende il nome da un verso dell’imperatore Adriano (Animula vagula blandula /piccola anima smarrita e soave) e attorno alla figura del grande imperatore ruotano i personaggi che lo animano.

Un libro viene dimenticato sul vagone di un treno: è “Memorie di Adriano” della Yourcenar: è il dono che alcuni passeggeri troveranno sul sedile. Così Emanuele, Laura, Sara, Giovanni e Maria aprono a caso le pagine del romanzo per ritrovarvi una riflessione, una verità, il pensiero giusto per loro in quel momento. Si parla di diversità: del diritto, della bellezza dell’essere differenti. “Nelle cose degli uomini, però, l’eterogeneità vince l’omogeneità” –dice Emanuele “L’amore è universale, l’anima lo esprime attraverso il corpo che ne è lo strumento”. Si parla di educazione, che è alla base del sentimento della pace, della cultura come atto necessario. “Cerchiamo il bello, cerchiamolo tra le pagine dei libri e nelle cose del passato, perché a volte attraverso le crepe, mi sembra di scorgere e toccare le fondamenta indistruttibili, il tufo eterno” . Si parla di letteratura, quella alta, quella il cui senso è raccontare l’uomo e insegnargli ad accettarsi, ad amare.  L’autrice è seduta accanto ai suoi personaggi, su quel treno, ma è seduta anche accanto al lettore e gli sussurra dolcemente “Buon viaggio”, come fa nella dedica del romanzo. Credo sia impossibile non aver voglia di leggere la Yourcenar dopo aver letto Animula. Probabilmente è proprio questo il senso di questa piccola opera preziosa, ripeterci che i libri possono curare l’anima.

Non è un caso che i messaggi importanti sono veicolati, nel romanzo della Capone, sempre dai più giovani, quelli “dalla risata allegra, fresca, profumata di chewing gum”, ragazzini che vanno a scuola in treno e che dividono i libri in “da non perdere” “da rileggere con calma” “mattoni ma interessanti” e “caro autore datti all’ippica”.

Mercedes ha insegnato ai bambini della scuola elementare per oltre 40 anni. È una di quelle maestre che ha plasmato il suo pensiero, e la sua scrittura, sulle esigenze dei suoi piccoli alunni. “Avevo bisogno di testare anch’io i lavori che avrebbero poi dovuto eseguire i miei studenti. Provavo a scrivere, sperimentavo”. Da qui lo stile pulito, chiaro, da qui la forma del racconto. Anche Animula è, in realtà, un insieme di racconti che potrebbero essere letti separatamente, piccoli scrigni da aprire in momenti speciali. Mercedes ha sempre scritto. La incontro nella sua casa piena di colori, di libri, di dipinti, e scopro che è anche una bravissima pittrice: i suoi ritratti sono appesi alle pareti, tutte donne dallo sguardo intenso e fiero.  Voglio capire il suo rapporto con la scrittura, voglio che mi racconti com’è andare in giro e parlare con le persone che leggono il suo romanzo, voglio capire se ha sempre saputo di essere una scrittrice oppure lo ha compreso lentamente.

“Da bambina feci leggere il mio primo romanzetto (si intitolava “Zenga”) a suor Leucadia, ma lo ritrovai nel bidone della spazzatura! Fu traumatico, ma nonostante questo, ho continuato a scrivere. Ho amato Salgari, sono anche appassionata di gialli, ho letto tutto di Agatha Christie, poi ho scoperto i classici. Ho sempre letto, e ho sempre scritto. Ho riempito agende di racconti, riflessioni. Avevo bisogno di scrivere, anche se avevo poco tempo”. Ma tu lo sapevi di essere brava? le chiedo, perché a volte noi donne abbiamo paura di dircelo, che siamo brave. Lei sorride: “Ho iniziato ad ascoltare i miei racconti letti ad alta voce dalle mie figlie e mi sono detta: non sono affatto male! Poi mi sono confrontata con altri autori locali, ho letto i loro scritti, molti non mi sono affatto piaciuti, eppure loro pubblicavano… forse allora è germogliato in me il desiderio di pubblicare”. Cos’è la scrittura, per te? le domando. “Se consideri la scrittura come un lavoro, va a finire che la svilisci. La scrittura è un dono che ti fai quotidianamente. Ci sono stati periodi cupi nella mia vita in cui avrei voluto restare a letto tutto il giorno. La scrittura mi ha fatto alzare” – E Adriano? “Adriano l’ho incontrato qualche anno fa, e l’ho abbandonato subito. Poi però ho ripreso in mano il romanzo e a un certo punto non riuscivo più a smettere di leggere, è stato come una retina che ti scortica l’anima, togliendoti la ruggine.  Leggendo la Yourcenar sono stata bene, questo romanzo mi ha dato moltissimo. Quello che mi piace in Adriano è la diversità, lui racconta di popolazioni diverse che convivevano pacificamente, parla di ospedali dell’anima, di biblioteche, di cultura. Il suo è un pensiero moderno, oggi ne abbiamo davvero bisogno”.

Da qui nasce Animula, e da Animula nascono altre cose belle. Penso a quante persone incrociamo quotidianamente senza coglierne le doti. In questa casa di un piccolo paese nel Salento una donna ha scritto tutta la vita ed oggi noi abbiamo la fortuna di poterla leggere. Mercedes mi ha ricordato che si può cullare a lungo un sogno senza farlo smettere di brillare.

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