Restez à la maison. Marco, cameraman a Bruxelles

by Paola Manno

“Restez à la maison, il y a le printemps qui chante” (Restate a casa, c’è la primavera che canta!).

La situazione d’emergenza durerà, in Belgio, almeno 8 settimane, è quello che ha dichiarato la ministra della Salute, Maggie De Block. 

A pochi giorni dai provvedimenti istituzionali contro l’avanzare del Coronavirus, presi anche in Belgio, mi ritrovo a parlare al telefono con Marco Saccomanno, salentino di nascita, cresciuto tra Liegi e Bruxelles, cameraman da oltre 20 anni per l’ente RTBF, la televisione nazionale belga.

Marco, com’è la situazione in Belgio in questi giorni?

Da punto di vista dei contagi, oggi (domenica ndr), hanno annunciato che ci sono 586 nuovi casi, quindi in totale i contagi sono 3.401. I decessi in Belgio hanno superato le 80 unità.

La mia impressione è che i belgi ora stanno prendendo molto seriamente la faccenda. Sappiamo che, rispetto alle precauzioni prese da altri Paesi come l’Italia, siamo indietro di 2 settimane, e sappiamo che il picco deve ancora arrivare. Questi ultimi giorni sono stati molto importanti perché attraverso i media è circolata la gravità di quello che sta succedendo, con notizie soprattutto dall’Italia. Proprio 3 giorni fa è stato pubblicato un servizio con un video girato in un ospedale in Italia, il video si intitola “Coronavirus: Au cœur d’un hôpital italien” (Coronavirus: nel cuore di un ospedale italiano) sul canale della RTBF. Pensa che ha avuto più di 3 milioni e mezzo di visualizzazioni (il Belgio conta 11,4 milioni di abitanti).

All’inizio avevamo l’impressione che si ammalassero solo gli anziani, ma ora sappiamo che non è così, ci sono contagi anche tra i giovani.

Com’è la situazione negli ospedali?

Soprattutto nei piccoli ospedali, c’è grande preoccupazione. Mia sorella lavora all’ospedale di Seraing, in provincia di Liegi, anche lì ci sono stati dei casi. Hanno bloccato l’attività quotidiana e si occupano solo delle urgenze. Il problema ora è che è difficile avere accesso in ospedale. La madre di un mio collega ha un serio problema alla scapola ma non può essere ricoverata, per esempio. Ma il picco deve ancora venire…

Come sono i rapporti con l’Italia in ambito medico?

Proprio qualche sera fa, durante una trasmissione della tv nazionale, uno specialista fiammingo ha dichiarato che molti medici belgi sono a strettissimo contatto con i medici italiani. Il confronto è fondamentale.

Ci sono questioni legate alle comunità francofona e fiamminga?

No, ho l’impressione che si stia lavorando insieme per contrastare questo virus

Come procedono le cose nella sede di lavoro, la tv nazionale belga?

La RTBF ha circa 2.200 dipendenti. La sede di Bruxelles ne conta circa 1.000. La comunicazione è considerata, naturalmente, un bene di prima necessità, noi siamo tutti obbligati a lavorare. Le cose tuttavia sono cambiate molto. Non esiste più una programmazione di sport, anche quella ci cultura lavora a singhiozzi. È rimasta solo l’informazione di prima necessità. Moltissime persone lavorano da casa, soprattutto nel settore della produzione, delle pianifiche, del montaggio. Ci sono anche molti giornalisti che lavorano da casa, ormai anche i politici, i medici, rilasciano interviste via skype. Nel magazzino che fornisce gli attrezzi, è rimasta solo una persona sui 3 che ci lavorano.

Noi cameraman stiamo lavorando una settimana su due. Le troupe sono ridotte, rispettiamo le distanze di sicurezza. Noi siamo un ente pubblico di informazione, ci sono le comunicazioni di governo che devono essere diffuse costantemente.

Oggi ricorre l’anniversario delle stragi terroristiche all’aeroporto e nella metro a Bruxelles. Sono passati 4 anni. Le commemorazioni si sono svolte via Skype con le famiglie delle vittime…

I belgi, come stanno vivendo le restrizioni?

Innanzitutto devo dire che le restrizioni non sono così severe come quelle italiane. Per ora si fa affidamento sul buon senso delle persone. Da quello che io vedo, i belgi stiano rispettando le regole. Qui, non ci sono restrizioni legate all’attività sportiva, per esempio. Vedo gente in fila che rispetta la distanza di 1 metro, vedo poca gente in giro. Il Belgio è una delle Nazioni più cosmopolita d’Europa, e da quello che io posso osservare è che tutte le comunità stanno collaborando. Vanno tutti in giro con la mascherina. Certo, le restrizioni aumentano ogni giorno. 

Posso anche dirti che ci sono molte manifestazioni di solidarietà. Ci sono molte persone che stanno aiutando i senza tetto, per esempio. Anche qui hanno creato l’hashtag “tout ira bien” (andrà tutto bene), sulla scia di quello italiano. C’è gente che nella vita produce maschere di Carnevale che ora produce mascherine sanitarie. Anche qui si organizzano canti ai balconi. La gente cerca di esprimere la voglia che passi in fretta in tanti modi. Anche qui si disegnano arcobaleni. Il Belgio è il paese del surrealismo, non te lo dimenticare! A Bruxelles, proprio stamattina, è passata un’auto della polizia che ha diffuso una canzone di Claude François “Il y a le Printemps qui chante!” E il messaggio era “Restate a casa, c’è la primavera che canta qui fuori!”

Marco Saccomanno

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