Clara Campoamor, l’avvocata di piazza Santa Ana che combatté per il suffragio femminile spagnolo

by Marilea Poppa

Nella storia della lotta politica per i diritti delle donne la pagina scritta dalla deputata e avvocata madrilena Clara Campoamor ben si inquadra nel contesto sociale dei giorni nostri, che vede una presenza sempre più massiccia e determinante delle figure femminili nel tessuto sociale e politico a livello mondiale. L’esemplare impegno politico culminato in piccoli e grandi cambiamenti legislativi la elevarono a paladina della giustizia e della parità di genere.

Era nata a Madrid da una famiglia appartenente alla piccola borghesia urbana, di modeste condizioni economiche. Suo padre, Manuel Campoamor, era un fiero sostenitore dei valori repubblicani e le aveva trasmesso sin da bambina la passione per il giornalismo; sua madre, Pilar Rodríguez, faceva la sarta nel quartiere per racimolare un po’ di soldi e per crescere i suoi figli, Eduardo e Clara. Nascere donna nella Spagna di fine XIX secolo significava avere scarse possibilità di ricevere una formazione approfondita e, men che meno, di poter coltivare grandi ambizioni, sia personali che professionali. La legge sulla scolarizzazione prevedeva un trattamento impari: alle donne spettavano le nozioni basilari sulle principali materie e, soprattutto, un’insistenza morbosa sull’educazione religiosa e sui lavori manuali.

D’altronde agli occhi di un sistema arretrato e bigotto per essere una buona moglie o una brava madre non era necessario ricevere particolari insegnamenti. “Ya sabes, o estudiar o dedar” (Già lo sai, o studiare o cucire) si diceva, almeno per quante potevano permettersi di scegliere. Più osservava quelle donne e più si convinceva che occorreva formulare un’opposizione a quel sistema così intriso di maschilismo e pregiudizi. Lo fece brillantemente, prima come deputata dinanzi al tribunale, poi come scrittrice dietro la scrivania del suo studio di avvocata in piazza Santa Ana. In una delle opere della rivoluzionaria scrittrice Concepción Arenal– “La mujer del porvenir”- veniva spiegato come la credenza dell’inferiorità del genere femminile fosse un errore, una futile considerazione impossibile da sostenere con argomentazioni razionali. L’istruzione era fondamentale per valorizzare il talento e le capacità delle donne e fu anche grazie a lei che nella capitale spagnola venne promosso un progetto di fondazione di centri per l’insegnamento e la professionalizzazione, con l’obiettivo di affrancare le giovani donne dalla povertà, dalla prostituzione o da un matrimonio combinato.  Combattere l’ingiustizia della legge, guadagnare la libertà e l’indipendenza personale riuscendo ad accedere al mondo del lavoro, attraverso una solida formazione, era l’obiettivo di Clara e di tutte quelle figure che negli stessi anni, cavalcando l’onda del femminismo europeo, si batterono per rivendicare pari diritti di genere.

Dopo la sofferta morte del padre riuscì a conseguire un più che dignitoso impiego come maestra di tachigrafia e meccanografia nella “Escuela de Adultos de Madrid”. Correva l’anno 1914, la Prima Guerra Mondiale era alle porte e con essa lo stato di neutralità di un Paese che viveva di continui scioperi ed insurrezioni a suon degli echi della Rivoluzione bolscevica. Tra il 1921 ed il 1924 ottenne il diploma ed il titolo di laurea in diritto presso l’Università di Madrid, laddove mosse i primi passi frequentando le tertulias letterarie e fondando le prime associazioni di stampo femminista. Nel poco tempo libero a disposizione amava dedicarsi alla lettura delle opere della docente e suffragetta Benita Manterola o della scrittrice Arenal, personalità alle quali si ispirò per compiere la sua missione ideologica e politica a protezione delle idee repubblicane e progressiste. Il primo processo arrivò nel 1925 e da quel momento non smise di occuparsi, anche come prestigiosa avvocata, di casi riguardanti le disuguaglianze sociali, la violenza di genere o addirittura la pena di morte. L’Accademia di Giurisprudenza la insignì per la sua professionalità con la maggiore distinzione dell’epoca: la grande croce del re Alfonso XIII, un premio inimmaginabile per una donna. 

“La mujer ha estado demasiado tiempo profundamente dormida, sin considerar sus deberes para consigo misma y para con la sociedad y el pais […]; debe realizarse, que es el minimo deber de todo ser racional.”

La sua intelligenza non passò inosservata nemmeno al dittatore Miguel Primo de Rivera, che non esitò a porgerle grazie ed onori proponendole ruoli di rilievo che vennero prontamente rifiutati. Come se non bastasse, dopo le dimissioni del generale e la caduta del sovrano Alfonso XIII vennero convocate le elezioni anticipate che decretarono la vittoria del blocco repubblicano con la successiva proclamazione della Repubblica il 13 Aprile 1931. Clara Campoamor, militante nell’opposizione alla monarchia, venne eletta deputata al governo di Madrid in compagnia di un’altra avvocata, Victoria Kent, ed entrò a far parte della commissione incaricata di fondare la costituzione.

Il sacrificio e la tenacia produssero il frutto migliore il primo giorno di ottobre del 1931: con 161 voti a favore venne approvato il suffragio femminile e le donne spagnole ottennero, per la prima volta nella storia, il diritto di voto abbattendo il muro dell’opposizione rappresentata anche e paradossalmente dalla stessa collega Victoria Kent. La legge venne ratificata nel mese di dicembre, seguita dalle iniziative avviate per promuovere la legge sul divorzio. Purtroppo, però, il vento del progresso e dell’innovazione smise di soffiare troppo presto sulla Spagna: il colpo di stato franchista e la guerra civile del ’36 segnarono il punto zero della politica e costrinsero Clara Campoamor al primo, drammatico esilio in Svizzera al quale seguì quello latinoamericano di Buenos Aires. Tentò, invano, di fare ritorno in patria e trascorse gli ultimi anni della sua vita tra la solitudine e l’oblio. La storia, però, non ha cancellato il ricordo di questa straordinaria e significativa presenza femminile che contribuì a restituire onore e dignità alle donne. 

Fonti: Clara Campoamor- Alba Sanz

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