Lavinia Fontana, la “pontificia pittrice” che dipinse le donne e per prima ebbe commesse per pale d’altare

by Anna Maria Giannone

1552, Bologna. Nasce Lavinia Fontana, più grande di ben quattro decadi della più famosa pittrice italiana, Artemisia Gentileschi. Figlia di un pittore di una certa fama e allieva di un maestro cosmopolita, fu la prima donna ad avere una carriera artistica normale, per così dire, per l’epoca, nonostante fosse madre di 11 figli e moglie di un collega mediocre, Zappi, al quale nel contratto nuziale rivendicò il suo diritto a dipingere.

Era lei infatti a mantenere la famiglia con le sue tante frequentazioni pittoriche.

Fino al Settecento era raro per le donne avere commesse sacre e incarichi per grandi pale d’altare. Ma Lavinia, pur formatasi in ambito controriformistico, non mise mai tra parentesi il suo essere donna. Nonostante il suo stile sia ancora conservatore e non certo moderno come quello di Caravaggio, artista a lei contemporaneo, si notano in lei però una grande tenacia e un segno pittorico non comune. Un modo di dipingere molto elegante, con un utilizzo della luce sicuramente nuovo, soprattutto nei notturni.

Invece di limitarsi alle meno prestigiose categorie del ritratto e della natura morta, la pittrice, prima per il suo sesso, affrontò soggetti di vario genere comprendenti numerose figure, anche nudi maschili e femminili, lavorò appunto sulle grandi dimensioni ed eseguì commissioni sia pubbliche sia private.

A 40 anni ebbe la sua prima pala pubblica, furono gli spagnoli a rompere il ghiaccio con una Sacra Famiglia per l’Escorial, pagandola un prezzo record di mille ducati. Ne seguirono altre, ma fu col ritratto che Lavinia Fontana si affermò, benché le recensioni del tempo, non perdessero occasione per rilevare il suo essere donna. I critici seicenteschi del resto le preferivano Sofonisba Anguissola, che l’aveva preceduta di qualche anno.

Giovanni Baglione la definisce “assai buona e prattica Maestra, e in far ritratti era eccellente e per esser’una Donna, in questa sorte di pittura, assai bene si portava”. Il suo era per lo più un risentimento per essere stato scartato insieme a tanti altri uomini per Lapidazione di Santo Stefano Martire, una grande pala per una delle più importanti basiliche di Roma, San Paolo fuori le Mura.

Si dedicò ad opere a soggetto mitologico, biblico e sacro tanto da essere chiamata la “Pontificia pittrice” per le tante commissioni che le dette il Papa Gregorio XIII soprattutto quando si trasferì a Roma agli inizi del 1600. Lavinia fu proprio la prima donna a ricevere incarichi per opere sacre e profane tra cui la nota “Pala di Santa Maria Assunta di Ponte Santo” per il Governatorato della sua città.

Nella storia delle donne artiste e del loro affermarsi Lavinia Fontana è una figura importante perché in pittura padroneggiò una gamma considerevole di soggetti e fu la prima ad ottenere commissioni pubbliche in numero rilevante. Il suo contributo, come sempre accade per le donne, è stato sottovalutato. Nella storia dell’arte Lavinia viene relegata in secondo piano, eppure le sue opere furono di grandissimo spessore. Senza il suo esempio e le nuove strade da lei aperte difficilmente sarebbe stato possibile, qualche anno più tardi, l’affermazione di Artemisia Gentileschi.

Al suo tempo era famosa sopratutto per l’abilità ritrattistica, un genere che nella Bologna del Cinquecento non fu rappresentato da nessuno specialista locale. Lavinia era molto ricercata dalle ricche signore di Bologna che volevano essere da lei ritratte per la grande somiglianza e la ricerca del dettaglio di pizzi, gioielli e vesti che sapeva infondere nei suoi quadri. Le donne bene di Bologna facevano a gara a favorirla e a commissionarle lavori. Lavinia dipinse più ritratti femminili di quasi tutti gli artisti italiani del Rinascimento, oltre a ritrarre molti uomini insigni tra cui Gregorio XIII e l’ambasciatore persiano a Roma. Per lei si parla di ritratto parlante.

Noli mi tangere

Noli mi tangere è uno dei più bei dipinti religiosi della pittrice. La morbida luce serale, il paesaggio suggestivo, con la magica vista in lontananza alla spalle di Cristo, il sobrio impianto cromatico di derivazione parmigiana denotano una sensibilità di visione che non sempre si ritrova nelle altre sue opere di maggiori dimensioni. La Maddalena porta un manto giallo dorato su un abito rosa spento; i sandali sono azzurri. Di un rosa sbiadito è anche l’abito di Cristo. Pur ispirandosi a Correggio, la Maddalena di Lavinia Fontana è assai diversa: non si prostra a terra ma sta saldamente inginocchiata, sicura della propria fede, nel ricevere la benedizione di Cristo e ascoltare le sue istruzioni. Le fonti del quadro sono quelle del vangelo, ma c’è più intimità e c’è inoltre una centralità mai vista per la Maddalena, non solo per la posizione all’interno dell’opera, ma anche per la sua consapevolezza dell’amore per Cristo, un amore che non è mai umile, ma fiero.

Noli mi tangere di Correggio

Indicativo per il suo femminismo ante litteram, oltre al suo ultimo quadro, un nudo femminile nel quale la donna si rivolge direttamente allo spettatore, guardando oltre la tela, è il Ritratto di famiglia. Uomini e donne soni divisi, con le loro diverse discendenze, in scala per età e con la fedeltà simboleggiata dal cagnolino. La mamma ha la mano in un gesto docente, gli uomini sono più spavaldi, ma senza dubbio la pittrice è più attenta al mondo femminile. Bellissimi i particolari della piccola vestita di bianco con il libro aperto.


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