Il divieto di abbruciatura dei residui colturali e quell’insetto che fa paura agli olivicoltori del Parco del Gargano

by Antonella Soccio

“Nelle Aree Naturali protette e nei Siti Natura 2000, le stoppie e i residui vegetali derivanti dalle attività selvicolturali e agricole non possono essere bruciate e devono essere cippate/trinciate in loco, salvo nei casi di gravi attacchi parassitari certificati dall’Osservatorio fitopatologico regionale o in evidenti condizioni di impossibilità ad eseguire altro tipo di distruzione certificato dalla Sezione Foreste regionali”.

È quello che recita l’art. 2, comma 4, della L.R. n. 38/2016 sulle “Norme in materia di contrasto agli incendi boschivi e di interfaccia”. L’abbruciatura dei residui di potatura è vietata nei terreni ricadenti nell’Ente Parco del Gargano, laddove in altre zone è consentito bruciare ramaglie e altri rifiuti agricoli speciali in piccole quantità e in particolari periodi dell’anno.

È reato bruciare sterpaglie e rami potati di olivi sul Gargano. Gli incendi che potrebbero derivare da pratiche private sono troppo rischiosi.

Tuttavia, tale regola, giusta sulla carta, sta creando non poche criticità agli agricoltori garganici in particolare agli olivicoltori, che con la loro ogliarola sono prevalenti sulla Montagna Sacra, terra di olio extravergine pregiato e di ulivi secolari e monumentali.

L’attuale contesto normativo regionale infatti sta creando dei seri problemi alle piante. La mancata abbruciatura, una pratica colturale che resiste da secoli, provoca un incremento dei danni alle colture e alle produzioni a causa di patogeni e fitofagi (non contrastabili in altro modo se non con l’abbruciamento delle ramaglie), che rendono sempre più evidenti i fenomeni di disseccamento delle chiome delle piante.

Nei terreni garganici in pendenza non accessibili dai mezzi meccanici è impossibile eseguire operazioni di cippatura/trinciatura nei terreni. Triturare le ramaglie anziché bruciarle è, per gli agricoltori, un ingiustificato aggravio dei costi di produzione considerato che, nella maggior parte dei casi, gli oliveti sono condotti da proprietari di piccole superfici, dell’estensione di massimo un ettaro, i quali, non disponendo di cippatrici/trinciatrici, sono costretti a servirsi di contoterzisti.

Secondo un documento redatto dagli esperti ricercatori e tecnici del Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente dell’Università di Foggia e dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Foggia, la bruciatura dei residui di potatura rappresenta l’unico vero metodo di lotta agronomica effettivamente valido per contrastare il fenomeno degli insetti patogeni.

È incorso sul Gargano un assiduo confronto tra sindaci, associazioni agricole, produttori, esperti agroforestali. È forte il timore di un nuovo insetto che come la Xylella potrebbe distruggere il patrimonio produttivo e indentitario del Gargano.

Guido Cusmai, presidente dei Giovani Cia, produttore e da poco anche presidente della Op Apo Foggia Apo Foggia, la più grande associazione dei produttori olivicoli della provincia con oltre 2mila soci, che vuole dare un taglio non solo economico ma anche sindacale alla sua azione, è molto netto a bonculture.

«Con il Parco siamo a buon punto anche perché il Presidente Pasquale Pazienza ha la sua importanza istituzionale, ma chi decide è la comunità del Parco, formata dai sindaci garganici. Si sono riuniti, pur non raggiungendo il numero legale, ma c’è la volontà di permettere in un determinato periodo dell’anno l’abbruciatura dei residui della potatura degli olivi. Si andrà su una direzione di deroga, non solo sul periodo ma anche sulla fascia oraria. Noi come associazione Cia di Capitanata abbiamo inviato due documenti al presidente del Parco con le nostre motivazioni. Nel complesso c’è stato dialogo anche con le altre associazioni di categoria, che hanno sottoscritto un documento unitario. Dai rumors c’è molta volontà di far andare la legge in deroga. Abbiamo sentito anche l’assessore Pentassuglia il quale sta attendendo l’iter dei sindaci della comunità del Parco. Le nostre esigenze non possono essere inascoltate, ci troviamo in situazioni davvero difficili nel post potatura».

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