God save le orecchiette. Se gli inglesi chiedono la protezione divina per Bettina, i baresi invocano l’Olimpo per salvare la pasta tradizionale fatta in casa da alcune signore di Bari vecchia. Non tutti però.
Dopo il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza in un ristorante del centro, dove sono stati rinvenuti 3 chili del prelibato formato di pasta made in old city perché senza etichetta di tracciabilità, la città si è divisa in due. Chi grida allo scandalo perché le orecchiette sono sacre, c’è chi pretende che la legge sia uguale per tutti.
Perché se per vendere cibo sono necessarie tutte le licenze del caso , non si capisce per quale motivo Bari vecchia debba essere considerata un porto franco dove non si pagano le tasse e ognuno vende cosa vuole sull’uscio di casa. Avete mai visto vendere babà brevi manu a Napoli? O tortellini a Bologna? O cotolette a Milano? O abbacchio a Roma? Anche il più piccolo e sgangherato truck food si attiene alla legge vigente. Perché Bari vecchia dovrebbe essere l’eccezione?
A mezzo Facebook è stato organizzato un evento per l’8 dicembre , si chiama ‘ Salviamo le orecchiette di Bari vecchia’. La foto di lancio si ispira a ‘ L’Ultima Cena’ di Leonardo ma in salsa barese. Attorno alla tavola, invece degli apostoli, occhieggiano le signore del borgo antico nella loro tipica divisa da battaglia, la vestaglietta, il capo di abbigliamento con il quale sono solite trascorrere le giornate casalinghe e che usano mentre impastano. La foto, seppure simpatica, tira in ballo la scaramanzia. E’ vero che l’orecchietta barese è un’opera d’arte, soprattutto con le cime di rape o il ragù, ma il capolavoro di Leonardo raffigura la più nota delle tavolate che, come ben sappiamo, non portò bene. Occhio a quando ci si ispira, una spensierata ‘Déjeuner sur l’herbe’ sarebbe stata di miglior auspicio dell’ultima orecchietta.