Là fuori – Festival della Scienza e dell’Arte: osservare e modellare la realtà caratterizza sia la scienza sia l’arte

by redazione

Il mistero è l’emozione fondamentale che sta alle sorgenti della vera arte e della vera scienza” disse Albert Einstein. Un riassunto ideale della prima edizione di LÀ FUORI – FESTIVAL DELLA SCIENZA E DELL’ARTE, che da venerdì 10 a domenica 12 giugno accompagnerà i visitatori e gli spettatori di ogni età tra gli spazi di Villa Lazzaroni a Roma in un viaggio alla scoperta della bellezza, dalla musica e il teatro agli affascinanti misteri del cosmo, dal buio alla luce, dall’immensamente piccolo all’infinitamente lontano da noi.

Scoperta, divertimento, emozione, musica e sperimentazione saranno il cuore pulsante del programma: tra gli ospiti l’astrofisico Amedeo Balbi, l’attrice Isabella Rosellini (già in scena con Solaris), lo studioso di buchi neri Gabriele Ghisellini, l’attore e Maestro Roberto Herlitzka, il jazzista (e chimico) Umberto Petrin e il fisico Angelo Vulpiani.

Tre giorni di appuntamenti gratuiti per il pubblico di ogni età (qui il programma: www.lafuorifestival.it), tra ospiti del mondo della scienza e della cultura che si confronteranno sul palco negli eventi serali e laboratori per bambini e ragazzi. Il Festival infatti è l’ideale proseguimento di un progetto promosso dall’Associazione Insiemi di Scienza nato nelle scuole della periferia di Roma sud-est, un percorso per avvicinare bambine e bambine tra gli 8 ai 12 anni al pensiero scientifico tra STEM, teatro e musica.

bonculture, in attesa dell’evento, pubblica una riflessione di Matteo Alparone, astrofisico, dottore di ricerca in Scienze dello spazio e membro dell’Associazione Insiemi di Scienza.

Nei mesi scorsi la sperimentazione attraverso i laboratori e gli incontri ha permesso ai più piccoli di scoprire che la scienza è qualcosa di accessibile, che aiuta a comprendere il mondo, che può regalare meraviglie tanto quanto l’arte. La scienza non deve essere “per pochi”: vogliamo mostrare come ci si possa “sporcare le mani”, testare, sbagliare perché l’errore è parte integrante del processo scientifico, così come la creatività, l’invenzione, la ricerca.

Il progetto che abbiamo portato nelle scuole romane si fonda su indagini scientifiche, pensate e realizzate sulla base del metodo IBSE– Inquiry Based Scientific Education (cioè educazione scientifica basata sull’investigazione) affiancate da sperimentazioni artistiche.

Stimolando la creatività, i giovanissimi protagonisti si sono trasformati in scienziati e scienziate che hanno potuto costruire modelli basati sull’indagine scientifica, ma anche in “artisti in erba” pronti a esplorare i diversi aspetti del mondo che li circonda, attraverso la musica e la recitazione. I laboratori hanno quindi unito astrofisica e teatro e biofisica e musica, giocando con le diverse sfumature della sperimentazione. Il festival nasce proprio con l’idea di commistione di mondi apparentemente lontani ma con in realtà moltissimi punti in comune.

Osservare e modellare la realtà è un elemento che caratterizza sia la scienza sia l’arte.

Abbiamo coinvolto i bambini e le bambine facendogli vestire i panni di scienziate e scienziati ma anche attrici e attori: persone che nel loro lavoro sanno guardare il mondo con un occhio in più, sanno porsi domande, cercare di mostrare qualcosa di nuovo e sorprendente. L’osservazione della realtà è una scelta consapevole e selettiva, intenzionale, in cui la realtà viene frammentata e si analizzano singoli aspetti del reale. In questo modo è possibile costruire una rappresentazione, un modello, e non una semplice contemplazione di quel che si vede.

Osservare è quindi un’operazione interpretativa, che vuole attribuire significati, comprendere e spiegare. Un’interpretazione che si serve dei linguaggi propri di ogni disciplina: le scienze usano formule matematiche e anche una rappresentazione teatrale ha la sua grammatica e i suoi canoni. Ed ecco quindi che abbiamo potuto creare una connessione tra astrofisica e teatro, evidenziandone una radice comune.

Per biofisica e musica siamo partiti da alcune domande chiave: che cosa rende unici i sistemi viventi? E qual è l’elemento costitutivo della vita? Da qui abbiamo creato un percorso in cui l’origine dei sistemi viventi si affiancava a sperimentazioni musicali. Un viaggio verso la complessità, che negli organismi viventi parte della cellula, il più piccolo sistema considerato vivente. Un sistema minuscolo ma con una struttura complessa, in cui elementi distinti cooperano e collaborano insieme. E per creare un “insieme” in musica sono sufficienti solo due strumenti. Così come i due strumenti e il loro intreccio armonioso dà vita a una composizione che è maggiore della semplice somma delle due esecuzioni, così anche gli elementi che compongono una cellula danno vita a qualcosa di assolutamente unico.

Arte e scienza sono quindi due modi di raccontare il mondo. Diversi studi etnografici hanno dimostrato che nel caso della musica si può parlare di un vero e proprio linguaggio universale. E anche la scienza può essere considerata un linguaggio universale, capace di superare le barriere religiose, politiche, etniche e le frontiere. Acquisire familiarità con i linguaggi propri della musica e della scienza, esplorando percorsi che uniscono pensiero creativo e sperimentazione, è un passo importante per conoscere il mondo, creare connessioni, comprendere la complessità organizzata dei sistemi vitali in tutta la loro magnificenza.

Dopo questa straordinaria esperienza nelle scuole, abbiamo voluto però pensare più in grande, immaginando una tre giorni aperta a chiunque abbia voglia di conoscere e sperimentare, senza limiti di età, incontrando scienziati, attori, musicisti ed esperti che abbiano voglia di “giocare” con il pubblico e di trasmettere tutta la bellezza di questi mondi apparentemente così diversi ma così intrinsecamente legati tra loro.

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