Jack il profeta

by Tommaso Campagna

Dopo un socialista utopista, Robert Owen, del quale abbiamo parlato nell’ultimo articolo, passiamo ora ad un socialista distopico, Jack London.
I genitori del Che, e in particolare quella straordinaria donna della madre dell’eroe rivoluzionario di Rosario, Celia de la Serna, erano talmente innamorati di questo scrittore e, in particolare, del suo romanzo più politico, quel “The Iron Heel” (Il tallone di ferro) scritto nel 1907 all’indomani del fallimento della rivoluzione russa del 1905, che diedero il nome del suo protagonista al loro primogenito.

La storia d’amore tra la figlia di un professore universitario, Avis Cunningham e il maniscalco supereroe socialista Ernest Everhard contribuì al successo popolare dell’opera. Ma questo grande romanzo è passato alla storia soprattutto per la sua valenza politica. Leon Trockij dirà del Tallone di ferro: “Si può affermare con certezza che nel 1907 non esisteva un marxista rivoluzionario, senza eccettuare Lenin e Rosa Luxemburg, che rappresentasse con tale ampiezza la prospettiva funesta dell’unione tra capitale finanziario e aristocrazia operaia. Basta questo a definire il valore specifico del romanzo”.

Jack London descrisse in esso un regime dittatoriale voluto da oligarchi capitalisti che prefigurò l’avvento del fascismo e del nazismo. Non solo, London preconizza una guerra tra USA e Germania nel 1913, la fine dell’impero tedesco in seguito alla guerra e la rivoluzione popolare russa. Unica profezia non ancora avveratasi: la fine del capitalismo.

Il protagonista di questo grande romanzo parla della legge di Say, la legge degli sbocchi che i nostri studenti del Dipartimento di Economia conoscono bene, come di una teoria errata: l’offerta non crea la propria domanda e saranno successive crisi da sovrapproduzione o sottoconsumo a determinare la fine del modello capitalistico della società mondiale. Il capitalismo, è la tesi di fondo del romanzo, crollerà un giorno o l’altro per l’impossibilità di autoriprodursi, per l’impossibilità di  trovare nuovi sbocchi e nuovi mercati. “Quando ogni Paese si troverà in possesso di beni in eccedenza inconsumabili e invendibili, il sistema capitalistico crollerà sotto l’enorme peso dei profitti che avrà accumulato”. Rosa Luxemburg, Henryk Grossmann e Otto Bauer assumeranno lo stesso principio alla base dei loro saggi scientifici, ma tutto era stato profeticamente previsto da un romanziere. Sentite questo brano: “Tutti i mercati crollavano e, nel crollo generale dei prezzi, quello del lavoro crollava più rapidamente degli altri. Il paese era scosso da una crisi industriale senza precedenti”.

Cos’altro non è se non la descrizione, con un ventennio di anticipo, della crisi mondiale del 1929?

Ma le profezie di London non si fermano qui.  Qualche anno dopo Il tallone di ferro scriverà un breve racconto dal titolo “The unparalled invasion” (edito in Italia dalla ObarraO Edizioni con il titolo “Guerra alla Cina. L’inaudita invasione”). Per arginare lo strapotere della Cina, uscita dal suo isolamento e in procinto di divenire una potenza mondiale, per impedire l’invasione cinese sul suolo americano e la perdita di posti di lavoro generati dai coolies dello “yellow peril”, gli Stati Uniti, governati da un uomo ricchissimo (vi ricorda qualcuno?), elaboreranno un piano per isolare i cinesi con l’alleanza di Paesi come Giappone, Russia, Germania, Austria, Turchia e Italia. Dalla guerra commerciale alla guerra vera e propria il passo sarà breve.

Ma il capolavoro profetico, soprattutto se letto ai nostri giorni, sarà “The scarlet plague” (‘La peste scarlatta’ edito in Italia da Adelphi). Una pandemia spazza via quasi interamente una popolazione mondiale di circa otto miliardi di persone nel 2013. A raccontarlo a due adolescenti è un vecchio nel 2073. Il Consiglio dei Magnati dell’Industria, una plutocrazia internazionale, governa il mondo determinando i prezzi delle merci e il consolidamento di un sistema che si basa sullo sfruttamento della classe operaia. Il racconto parla  di un mondo, quello del 2013, in cui si sviluppò la pandemia, in cui l’umanità lungi dal solidarizzare si imbruttì con atti cannibalici e distruttivi.

Il vecchio racconta tutto questo ai ragazzi perché, spiega, solo il racconto dei testimoni come lui può evitare alle nuove generazioni di ricadere negli stessi errori. La conoscenza quale unico argine alle barbarie. Altrimenti, “niente potrà impedirlo…la stessa vecchia storia si ripeterà. L’uomo si moltiplicherà e gli uomini si combatteranno. La polvere da sparo permetterà agli uomini  di uccidere milioni di altri uomini, e solo a questo prezzo, con il sangue e con il fuoco, si svilupperà, un giorno ancora lontanissimo, una nuova civiltà. Ma a che pro? Come la vecchia civiltà si è estinta, si estinguerà la nuova.” 

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