Sono finite le cantate sui balconi, il dolore ha preso il sopravvento

by Lia Mintrone

Dove sono andate a finire le cantate sui balconi, i balli di coppia e di gruppo, i musicisti,  gli acuti lirici, le strimpellate alla chitarra, i faretti degli smartphone accesi, i flash mob e quell’agenda fitta di appuntamenti en plain air, tra il reale e il virtuale, che ci hanno fatto compagnia all’inizio di questa assurda quarantena?

Quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo di una Italia ferita ma non morta, bella e solare nonostante la paura, creativa e spettacolare come solo lei sa essere, partigiana e resistente, coraggiosa e umana, sono già finite nell’album dei ricordi e nei testi di storia contemporanea.

Succedeva solo qualche giorno fa e, invece, sembra passato un secolo. I balconi sono tornati alle loro primarie funzioni, un affaccio per i vasi di fiori e un filare di bucati stesi ad asciugare, perlopiù tute e pigiami, visto che ormai non ci si veste neanche più.

Il dolore ha preso il sopravvento anche su quell’Italia scanzonata e colorita, vogliosa di far vedere al mondo come si può vincere la paura se si ha la gioia di vivere nel cuore.

Il  paese d’ ‘o sole è diventato improvvisamente triste e senza luce, ripiegato su se stesso. Non c’è più voglia né di cantare né di suonare né di ballare. Dopo una prima reazione di effervescenza , mentre il resto del mondo ci riconosceva quell’innata genialità, il sole si è spento.

Gli italiani, i primi a fare i conti con il terribile Covid-19 dopo i cinesi, hanno iniziato a piangere i propri morti, a temere i contagi, quasi da non avere più il bisogno di sentirsi dire l’ormai famoso refrain ‘restate a casa’ . L’andrà tutto bene ha iniziato a lasciare il posto a ‘ Che Dio ci aiuti’, le immagini strazianti di medici e infermieri sfiniti e contagiati hanno preso il sopravvento sulla satira e sull’ironia  e sulle magliette dell’Hard Rock Caffè di Codogno , i bollettini epidemiologici delle Regioni e della Protezione Civile hanno soppiantato gli spartiti  di Mameli e gli Azzurro cantati a squarciagola.

La consapevolezza ha rimischiato le carte e quelle che ha dato fanno paura. Anche l’arte culinaria così cara agli italiani, che ha conosciuto risvolti ossessivi e compulsivi come se si dovesse sfamare un esercito e non una famiglia, ha assunto un retrogusto amaro. Ormai mangiare sembra quasi uno sfregio nei confronti di chi inizia ad avere serie difficoltà a mettere un piatto in tavola.

Il video registrato qualche giorno fa , a Bari, davanti a una banca, ha fatto il giro d’Italia e ha toccato anche le anime dei più anaffettivi. Il dolore dei piccoli commercianti, di chi viveva di piccoli lavoretti a domicilio o a nero,  inizia ad essere tangibile e apre la strada a scene che si prefigurano ancora più raccapriccianti. Il paese d’ ‘o sole mostra il suo volto più autentico e drammatico, cala la maschera dell’allegria e lascia il posto a quella tragica. 

Oggi facciamo i conti, amari, con le politiche scellerate in tema di sanità, di lavoro e di economia. L’Italia mostra al mondo la sua corruzione,  le sue tangenti, i suoi appalti truccati, gli scandali  interminabili e  quei tanti lingotti d’oro messi in chissà quanti altri puff  e mai più trovati.

Una sanità spolpata da branchi di lupi affamati a scapito di un Servizio Sanitario Nazionale che il resto del mondo ci invidia, gli americani in primis. Una sanità gratis e uguale per tutti, vero fiore all’occhiello più dei mandolini e dell’amatriciana,  che avrebbe potuto farci stare più sereni e che, invece, mostra le sue fragilità dovute alla cialtroneria e al malcostume di chi l’ha gestita sin dalla notte dei tempi .

Uno schiaffo a quei tanti medici e infermieri, viceversa, che stanno cadendo sul campo come birilli sull’altare, ancora una volta, del malcostume tutto italiano, dal business delle mascherine a quello più generale dei Dpi, merce di scambio per chi ne sta facendo un mercato più florido, in questo momento, di quello dei narcotrafficanti con la cocaina.

Il coronavirus nel giro di poco tempo ci ha restituito le due facce di questo amato e amaro Paese:  la sua anima più bella e nobile, quella che è in grado di esorcizzare motu proprio anche il momento più drammatico grazie alla creatività e alla musica,  grazie a quella filosofia di vita che solo gli italiani hanno al mondo, e la sua anima nera che, a fronte di eccellenze mediche e sanitarie, mostra le crepe profonde di un sistema malato e non più perdonabile.

Finirà questo incubo, per forza dovrà finire. E sarà il tempo di fare i conti inter nos. Siamo belli, empatici, bravi , eleganti, generosi, baciati dal sole e dalla bellezza e abbiamo il miglior sistema sanitario. Gratis. Ma siamo cialtroni. Eppure, ci manca davvero poco per essere perfetti, occorre una sola parola, onesti. Ci vogliamo provare ad essere perfetti? 

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