Verso il 25 novembre, la libertà e l’autonomia della donna fa ancora tanta paura agli uomini

by Maria Pia Vigilante

Sono passati venti anni da quando l’Assemblea dell’ONU ha istituito la giornata internazionale contro la violenza sulle donne agita da parte degli uomini. L’assemblea ha scelto questa data in ricordo delle sorelle Mirabal, attiviste del movimento 14 giugno che si opponevano alla dittatura di Rafael Leonidas Trujillo.

Da quel momento in tutta Italia, da nord a sud, passando per le isole, i movimenti delle donne, i centri antiviolenza e la società civile organizza molteplici manifestazioni per sensibilizzare e contrastare questa piaga divenuta inesorabile ed intorno alla quale, talvolta, assistiamo a  strumentalizzazioni anche di natura legislativa. La violenza maschile ai danni delle donne, dunque, è il tema e non uno dei temi intorno al quale si forma il consenso e per il quale è urgente intervenire a livello di prevenzione per contribuire al tanto agognato cambiamento culturale che porti gli uomini ad accettare che le donne non debbano stare relegate in un recinto per essere controllate e private dell’autonomia.

Nonostante tutti gli eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica, comunque,  non si riesce a bloccare questo incommensurabile odio degli uomini nei confronti delle donne come, peraltro, ha sottolineato il Prof. Forcellino al termine della lezione di storia tenutasi in data 17 novembre presso il Teatro Petruzzelli a Bari, a conclusione della lezione su Giulia Gonzaga. Anche la nostra Regione risente di questo odio maschile ai danni delle donne. Infatti, nonostante l’effervescenza del mondo  associativo e dell’attività legislativa regionale che ha permesso di coprire tutti gli ambiti regionali con le nuove aperture dei centri antiviolenza, formando le operatrici facenti capo alla rete territoriale antiviolenza, nell’anno 2019 ci sono stati almeno 6 femminicidi.

Le sorelle Mirabal

In base ai dati del Rapporto Eures del 2019 su “Femminicidio e violenza di genere” in Italia vi è una situazione drammatica: nei primi dieci mesi di quest’anno sono stati già 94 i femminicidi, quasi uno ogni tre giorni: 80 commessi in ambito familiare/affettivo e 60 all’interno di una relazione di coppia.

Nel 2018, le donne uccise sono state 142, una in più dell’anno precedente: in termini relativi l’anno scorso le vittime femminili hanno raggiunto il valore più alto mai censito in Italia, attestandosi sul 40,3%, a fronte del 35,6% dell’anno precedente. Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge/partner o ex partner.

Il principale movente dei femminicidi sembra essere mosso dalla gelosia e dal possesso (impropriamente definito “passionale”), riscontrato nel 32,8% dei casi; seguono, con ampi scarti, le liti e i dissapori (16%) e il disagio della vittima (15,1%), cui occorre affiancare il 13,4% dei delitti “spiegati” dal disagio mentale dell’autore.

Sono comunque aumentati in generali tutti i reati che riguardano le donne, dal maltrattamento in famiglia, allo stalking, violenze sessuali, ecc.

Questi dati ci restituiscono ancora una volta la necessità di un cambiamento culturale che tarda a venire e soprattutto la necessaria riflessione sul perché la libertà ed autonomia della donna fa ancora tanta paura agli uomini

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