Persevera la leggenda di Lucio Cetra, il cavallerizzo del Salento

by Fabrizio Stagnani

I francesi, durante gli anni settanta, con il Club Mediterraèe, nel Salento lasciarono un’impronta indelebile sul modo di formulare una proposta turistica completa. Tra le tante conseguenze del loro colonizzare, tra i primi, il tacco dell’Italia, all’epoca ancora sconosciuto ad un pubblico medio-altolocato, la conversione dei cavalli da animali da soma a compagni di passeggiata fra spiagge, uliveti e laghi.

Lavoratori autoctoni, come accordi volevano, furono instradati allo sport dell’ippica, formati ed equipaggiati di tutto il necessario al fine di fornire anche questo servizio ai viaggiatori. Tra questi testimoni, protagonista del cambiamento, fautore delle prime scintille di un fenomeno ora diventato tradizione, Lucio Cetra, il maestro cavallerizzo.

Nel suo “Maneggio Ippogrifo”, non è passata solo la storia dell’equitazione, la si continua a fare. Da un uomo così apparentemente old school mai ci si immaginerebbe che in tasca oggi abbia bigliettini da visita in realtà aumentata, che con un click di un qualsiasi smartphone rimandano ad un suo showreel, che oltre ad essere stato tra i primi a sganciare in Puglia un cavallo dall’aratro e sellarlo ha importato la tecnica dell’imprint training, il metodo di addestramento del puledro appena nato firmata dal dottor Robert M. Miller, oppure ancora che faccia fare Yoga a cavallo con il metodo Feldenkrais, per la conoscenza consapevole del proprio corpo.

Lucio gestisce, insieme alla sua collaboratrice Serena Cappello, principale motore del vento di rinnovamento, anche una casa editrice, la Zoraide, prettamente dedicata a temi ippici, ed ha inaugurato anche una Associazione a tutela dell’Ambiente denominata Particolarmente Altrove. Dai tondini e rettangoli di allenamento del l’Ippogrifo, apparentemente desueti, sono passati per formarsi zootecnici, veterinari, le ricerche e i progressi sull’imprint training sono stati poi relazionati in convegni di caratura internazionale. Proprio in merito a questa tecnica tanto discussa Serena tranquillizza: “Quando hai a che fare con puledrini la situazione è delicata. Molti credono che sia un approccio invasivo. Ma chi parla così è perché non la conosce. Noi continuiamo a migliorarla. C’è gente che ci cerca da Milano, da Roma per confrontarsi con noi. Abbiamo scoperto cose nuove. Lavoriamo anche sulla sensibilizzazione delle persone, provando a spiegare che non è una tecnica molesta, ma semmai di collaborazione con la cavallo”.

Tornando a Lucio Cetra, nato agricoltore, poi pioniere dell’equitazione, ora imprenditore del settore a tutto tondo, con lui è facile ripercorrere con le sue parole il cambiamento socio economico dei salentini a partire dagli anni ottanta: “All’epoca i contadini iniziarono a modificare l’approccio al territorio. Tutti si convinsero che la vita stava cambiando, non volevano più lavorare la terra, volevano aprire agriturismi. Ma qui sul versante Adriatico si sono sempre cercate famiglie come utenza, mentre sullo Ionio si concentrarono più le discoteche…per un altro tipo di turismo!”

Seguendo i sui passi, lungo il tratturo che collega il maneggio al Lago Alimini Grande, tocca effettuare un sopralluogo su di un accampamento di tende abusivo da lui scoperto e denunciato nella macchia non lontano dalla riva. Affranto Lucio, indica staccionate divelte per appiccare quello che è stato un pericoloso fuoco di bivacco fra gli alberi dalle fronde basse e piccole buste colme di immondizia abbandonate. Lui, nato nella non distante Cannole, da un tempo non ben definito, tiene veramente al suo territorio, ma anche agli animali che hanno segnato di più la sua vita.

Che cosa è per te il cavallo?

“Il cavallo a me ha dato tanto. E come se si chiede adesso un giovane cosa potrebbe significare possedere una Mercedes, una Ferrari, una Limousine. Il cavallo mi ha fatto divertire, mi ha fatto conoscere persone … uomini, donne, luoghi dove le macchine non potevano arrivare!”

Il maneggio Ippogrifo ha sempre anche avuto un orto per l’auto sostentamento, ma anche per far divertire gli “urbanizzati” a raccoglierne i suoi frutti e farli poi trasformare dalle mani della donna di casa. Ha sempre mantenuto un allevamento locale e sostenibile, anche all’avanguardia, sempre pronto a sperimentare con l’arrivo dei primi struzzi o dei primi cavalli pezzati del Salento, “che ai più, i primi tempi, sembravano vacche olandesi!”, oppure ancora a ricercare per nuovi incroci come quelli dei muli in miniatura, incrocio di un mulo con una “ponetta”. Radici profonde e sguardo oltre l’orizzonte sembra essere qui il motto, vecchia scuola sempre sul pezzo, ed è proprio il protagonista assoluto di questa storia a svelarcene il segreto: “E’ da sempre che sto in mezzo a persone di tutti i tipi, di tutte le provenienze, di tutti i colori. Io li studio. Prendo spunto da loro. Provo a capire cosa cambia, cosa piace, per soddisfare le aspettative dell’avventore che arriverà successivamente. Se mi fossi fermato agli anni settanta, ai tempi dei francesi, sarebbe già tutto finito. Ora quel tipo di proposta non funzionerebbe più. E’ come con le barzellette, sono fatti veri che poi raccontati bene fanno ridere, fanno divertire. E io questo faccio, osservo e trasformo in proposte.” Le leggende sono tali perché continuano sempre a far parlare di sé, come Lucio Cetra, l’originario cavallerizzo del Salento, che ad ogni brindisi tuona: “Alle nostre donne, ai nostri cavalli, evviva la cavalleria! Salute!”.

Link alla prima parte del reportage: https://www.bonculture.it/agrifood/campagna/la-leggenda-in-sella-al-salento-lucio-cetra/

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