Alma, come si vive la quarantena a Parigi

by Paola Manno

Proprio in questi giorni mi sono ritrovata a canticchiare la canzone di Quasimodo, il gobbo di Notre Dame, quella che fa “Je n’ai ni père ni mère,  Paris est devenu mon Pays”, (non ho più né un padre né una madre, e Parigi è diventato il mio Paese). Ci ho pensato perché a volte mi vien voglia di tornare a casa, ma poi mi rendo conto che vivere a Parigi è dura, e se decidi di restarci, vuol dire che lo vuoi veramente, e allora mi dico che è qui che ora voglio, devo rimanere.

Alma vive in Francia da 8 anni, è un’artista poliedrica che si occupa di fotografia e tarologia, salentina di nascita. Parliamo al telefono per circa un’ora, io dal mio appartamento a Lecce e lei dal suo monolocale nel centro di Parigi, piccolissimo, ma pieno di poesia.

Mi faccio raccontare come sta vivendo l’emergenza Coronavirus.

Io vivo a Parigi, e Parigi non è la Francia. Non so come si sta nel resto del Paese, anche perché non ho la tv in casa e seguo poco le notizie dai media, però posso raccontarti come vanno le cose qui in città, quello che vedo, come la stiamo vivendo io e i miei amici, italiani e francesi. Tutto è chiuso, bloccato. Ho uno scambio con alcuni commercianti con cui collaboro e devo dire che non li sento allarmati, almeno ora. Tieni conto che sono solo due giorni che hanno chiuso tutto. Ad ogni modo, sembra che tutti abbiano molta fiducia nelle risorse dello Stato. Io, per esempio, posso fare una richiesta di “aide exceptionnelle”, un aiuto speciale. C’è un Ente  che si occupa dei liberi professionisti. Devo dimostrare che sto perdendo il 70% delle mie entrate solite per averne accesso. I dettagli non sono ancora noti, è presto, sono i primi giorni. Per i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, le cose vanno diversamente. Il mio ex compagno lavora in un hotel, a lui hanno proposto di fare le guardie notturne perché anche se l’hotel è vuoto, c’è bisogno che venga sorvegliato. In questo caso il suo stipendio aumenterebbe. Potrebbe però decidere di andare in disoccupazione temporanea, con lo stipendo pari all’85%. Poi, naturalmente, ci sono i lavorati che non hanno contratti regolari, per loro la situazione è diversa…

Com’è Parigi in questi giorni?

Parigi sembra un grande parco! (ride) C’è tanta gente che corre. Non ho visto gruppetti di persone che chiacchierano, che si aggregano. Anche qui si esce con un’autodichiarazione, stanno facendo i controlli a tappeto. C’è molta ironia, non percepisco un grande panico, certo…è presto. Da un punto di vista sociale, non ci sono più punti d’incontro, molti lavorano a distanza, con il telelavoro. Ho sentito un’amica che mi ha detto che è molto più felice ora, che lavora meglio da casa. Forse questa crisi potrà far capire alle aziende delle cose.

Come avete vissuto le notizie dall’Italia durante le scorse settimane?

Un paio di settimane fa sarei dovuta rientrare in Italia, ma il volo è stato cancellato, è stato in quel momento che ho percepito che stata succedendo qualcosa di importante. Da qualche settimana qui si era in attesa, sapevamo che prima o poi sarebbe successo anche in Francia. Quello che si percepisce è che le regole in Italia siano molto più rigide. Qui sono più permissivi. Questa mattina, per esempio, sono stata fermata da un poliziotto, era molto tranquillo. Io sono una che cammino almeno due o tre ore al giorno, quindi per me restare a casa sarà dura. Avremo però modo di concentrarci su altro. A me interessa moltissimo l’aspetto psicologico, capire come le persone vivranno questa esperienza, l’esperienza della libertà di spostamento che ci viene tolta. Come si vive chiusi in quattro mura? Sai, L’immaginazione ha un potere enorme, è uno spazio che ti porta lontano

Quanto durerà questo fermo?

Per ora ci hanno detto 2 settimane, ma non ci crede nessuno… Qui in Francia abbiamo vissuto da poco una situazione simile, a causa dello sciopero dei trasporti. È successo a dicembre, era tutto bloccato, la gente doveva andare a piedi a lavorare, faceva molto freddo. Non c’erano occasioni di incontro con gli amici, sai qui se un amico vive in un altro quartiere a piedi ci vogliono ore a raggiungerlo. Quello è stato uno dei momenti peggiori che ho vissuto a Parigi. Paradossalmente in questi giorni la situazione è più tranquilla.  Sembra che ci sia una sorta di soulagement,un sollievo. Io, poi, ho molta fiducia nell’universo, in Dio, chiamalo come vuoi. A volte c’è bisogno di solitudine. Io sono qui nel mio piccolo appartamento e ho numerosi scambi attraverso internet, tramite il quale ho la possibilità di lavorare, ma ho anche grandi spazi di solitudine. Ecco, sento che c’è un equilibrio tra questi momenti. Forse questo momento storico così difficile, potrebbe trasformarsi in una grande occasione per il mondo.

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