«Mobbing asfissiante, ritorsioni e minacce nei confronti dei ricercatori precari». Tutte le irregolarità degli Atenei italiani e 10 domande al Rettore Limone

by Antonella Soccio

Trasparenza, disciplina e onore. Nessuna ombra o dubbio può sollevarsi sulla figura del Rettore, che deve essere d’esempio perché è chiamato a ricoprire una importante funziona pubblica.

L’Associazione Trasparenza e Merito ha in questi ultimi mesi denunciato numerosi casi di nepotismo, concorsi falsi e abuso di ufficio negli Atenei italiani, tanto da ispirare un longform dedicato di Repubblica a firma di Carlo Bonini, dopo aver inviato una lettera alla Ministra dell’Università del Governo Draghi.

Come abbiamo già documentato, un ampio capitolo dell’approfondimento di Repubblica è dedicato all’Università degli Studi di Foggia, col caso dei quattro docenti ghettizzati e dell’indagine della Guardia di Finanza sui progetti di ricerca del Distretto agroalimentare regionale.

Il professor Giambattista Scirè, presidente dell’Associazione Trasparenza e Merito, richiamandosi e facendo proprio lo stile del compianto maestro del giornalismo italiano, Giuseppe D’Avanzo, ha sottoposto al Rettore dell’Università di Foggia, Pierpaolo Limone, dieci semplici domande per le quali si aspetta risposte chiare, esaustive e coerenti.

Chi è in carica di una funzione di grande importanza istituzionale, come la guida di una Università, non può non chiarire il perché di certe azioni, secondo il professore siciliano. Ancor più se persistono nell’Ateneo dei fortissimi conflitti di interesse, come quello dell’Unifg, dove a dirigere l’Ufficio Legale dell’Università è l’avvocata Marta Sevi, sorella del Prorettore Agostino Sevi, con incarico fiduciario ed ex direttore del Dipartimento in cui si sono consumati i fatti, origine dell’inchiesta, degli esposti e della conflittualità nella comunità accademica.

Noi di bonculture abbiamo intervistato il professor Scirè.

Prof Scire’, cosa è cambiato dopo la lettera alla Ministra? E cosa vuol dire simbolicamente per voi la costituzione di parte civile del Ministero nei casi citati dal longform di Bonini?

Di concreto, dopo l’invio della lettera, non è cambiato nulla. Ma ci siamo abituati a ministri dell’università che non rispondono, a direttori generali del Miur che avallano provvedimenti irregolari degli atenei, e via discorrendo. Purtroppo troppo spesso le istituzioni coprono certi abusi o fanno orecchio da mercante. La costituzione del Ministero nel processo in cui la Procura contesta truffa e peculato proprio ai suoi stessi danni è un atto dovuto, sarebbe stato inaudito il contrario. Ma non ci saremmo meravigliati nemmeno di questo, visto che al processo di Catania la ministra Messa ha detto che non si costituirà nonostante il tribunale l’abbia individuata come parte lesa.

Il caso Foggia resta nella sua fattispecie davvero singolare. I 4 docenti messi all’angolo continuano ad essere vessati. Vengono alla mente strane forme di totalitarismo. Non solo ti umilio nella professione ma devi anche stare zitto. Che ne pensa prof?

Il caso di Foggia dei professori “ghettizzati” e sparsi in quattro diversi dipartimenti è di una gravità estrema ma non è affatto un unicum in Italia. Siamo al corrente, attraverso le segnalazioni che ci arrivano, di mobbing asfissiante, ritorsioni e minacce nei confronti di tanti ricercatori, spesso precari. Non tutti trovano la forza e il coraggio di denunciarlo pubblicamente come hanno fatto, meritoriamente, i colleghi di Foggia. La nostra associazione serve anche per dare supporto e incoraggiare azioni di denuncia come quella di Agraria.

C’è questa importante sentenza che riabilita la posizione della prof Amalia Conte. Nel suo caso il concorso “truccato” è stato addirittura giustificato con un pronunciamento Anac. Ci sono casi simili o rappresenta davvero un unicum? Pur vincitrice del concorso non viene scelta dal Dipartimento…

La sentenza è importante perché tecnicamente ineccepibile e perché si spinge oltre parlando chiaramente di “cooptazione” ingiustificata, cioè che esula dal concorso fondato su trasparenza e merito, a differenza di quanto vuole l’art. 97 della Costituzione. Ci sono molti altri casi simili, anzi sta diventando una abitudine quella dei dipartimenti di “bypassare” le valutazioni e i giudizi delle commissioni, finché però qualcuno non decide di fare ricorso, i tribunali accolgono e le cose per gli atenei si complicano… Vorrei ricordare anche un’altra importante sentenza su diritto amministrativo, sempre qui a Foggia, a proposito del conflitto di interessi tra “maestro” e “allievo”. Troppo spesso i commissari dimenticano che esiste l’art. 51 del codice di procedura civile che li obbliga a dichiarare l’eventuale incompatibilità con i candidati. Questo, a quanto ci risulta, non accade quasi mai ed è la più grande ipocrisia dell’università italiana.

Infine il nuovo provvedimento disciplinare nei confronti del prof Del Nobile. Ci può raccontare altri casi simili in Italia? Dappertutto l’Ateneo prende posizione?

Il provvedimento disciplinare nei confronti del prof. Del Nobile è inaudito e dovrebbe subito rientrare ed essere archiviato. Ha solo espresso una opinione su un giornale, come ho fatto tante volte io, parlando di comportamenti “pseudo-mafiosi” e riferendosi in generale al sistema di potere accademico, peraltro si tratta di argomentazioni fatte proprie dalla Procura di Catania e dalla Pm dell’inchiesta in una conferenza stampa pubblica. Forse il rettore di Foggia non è informato di ciò. Purtroppo, devo aggiungere, che i casi di provvedimenti disciplinari nei confronti di docenti non “allineati”, che contestano certe irregolarità e abusi degli atenei, sono molto più diffusi di quanto si pensi. E’ accaduto, a mia memoria, già a Roma, a Brescia, e altrove. La strada per cambiare questa università, credimi, è ancora lunga.

Pubblichiamo le 10 domande al Rettore Limone

1) A poco più di un anno dall’assunzione della carica, Magnifico Rettore, ci risulta che Lei non abbia assunto posizioni decise per il superamento delle principali criticità ereditate dalla controversa gestione del suo predecessore Ricci, funestata da inchieste e veleni, ingiustizie e persecuzioni. Non volendo pensare che Lei abbia un debito da saldare con il suo predecessore, come spiega ciò?

2) Nella seduta del Senato accademico del 10 febbraio del 2021, sulla base di quanto da Lei relazionato, il Senato ha negato l’afferenza al DAFNE (Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse naturali e Ingegneria) ai professori Centonze, Conte, Del Nobile e Palermo, i quali, esercitando i loro diritti, metterebbero in pericolo nientemeno che la salute dei colleghi. Lei ritiene, dunque, sia corretto esiliare i quattro docenti, disperdendoli in quattro diversi dipartimenti, solo per avere esercitato un proprio diritto di afferenza garantito dalla Costituzione Italiana e dalla Carta Europea dei diritti del ricercatore? È al corrente del fatto che già una sentenza del Consiglio di Stato ha sanzionato questo tipo di operato come discriminatorio?

3) Il TAR Puglia ha di recente annullato un concorso per professore di seconda fascia, su ricorso della prof. Amalia Conte, che aveva conseguito il punteggio più alto da parte della commissione, ma il dipartimento aveva chiamato altra docente con punteggio minore; il TAR ha parlato molto duramente di “logica cooptatoria” e l’espressione pesa ancora di più, se si pensa che la Conte è una delle “esiliate” e il concorso annullato è il terzo di quelli ai quali ha partecipato, mentre sugli altri due il giudizio è ancora pendente. Cosa intende fare? Supportare ancora il Dipartimento con la proposizione dell’appello o eseguire la sentenza del TAR, come farebbe una istituzione veramente fondata su trasparenza e merito?

4) Secondo quanto stabilito dal TAR Puglia la professoressa Sinigaglia per ben due volte è venuta meno al suo preciso dovere d’ufficio, avendo negato l’accesso a documenti legittimamente richiesti da due docenti afferenti al dipartimento da lei stessa diretto, configurandosi in questo modo un “mancanza ai doveri d’ufficio”, per la quale è prevista la sospensione dall’ufficio e dallo stipendio fino ad un anno. Inoltre, avendo il TAR Puglia condannato l’Università di Foggia al pagamento delle spese legali, la professoressa Sinigaglia ha anche causato all’Istituzione che lei rappresenta un danno erariale. In ottemperanza a quanto previsto dall’attuale quadro normativo, Lei ha mai avviato un procedimento disciplinare nei suoi confronti?

5) La Procura della Repubblica di Foggia ha chiesto il rinvio a giudizio dei seguenti soggetti: Costantino Quartucci, Gianluca Nardone, Antonio Pepe, Giuliano Volpe e Agostino Sevi per il reato di cui agli artt. 110 e 314 del c.p. (concorso nel reato di peculato), per avere sottratto all’Università di Foggia la cifra di circa 2 milioni di euro. Per il Professore Agostino Sevi vi è stata, inoltre, richiesta di rinvio a giudizio per lo stesso tipo di reati, e in aggiunta per il 640 bis (concorso nel reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) e per il 479 (concorso nel reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici). Il MIUR si è recentemente costituito parte civile. Per quale motivo l’Università di Foggia non si è mai costituita parte civile in questi procedimenti penali? Non crede, Magnifico Rettore, che la nomina del Professor Sevi a prorettore e suo delegato al personale sia poco opportuna sul piano dell’etica pubblica?

6) Il Professore Agostino Sevi, docente presso l’Università di Foggia, e la dottoressa Marta Sevi, afferente al personale tecnico-amministrativo del medesimo Ateneo, sono fratello e sorella. Il primo è stato da Lei nominato prorettore vicario e suo delegato al personale, mentre la dottoressa Sevi attualmente ricopre il doppio incarico di Responsabile dell’Area Affari Legali dell’Ateneo Foggiano, e Responsabile ad interim del Dipartimento DAFNE, a cui afferisce lo stesso Sevi. Considerate le attuali vicende giudiziarie che riguardano il prof. Sevi, non sembra a Lei che i ruoli ricoperti attualmente da Agostino e Marta Sevi siano in palese conflitto d’interessi?

7) Le risultanze delle molteplici azioni legali promosse in sede amministrativa e penale dai professori Centonze, Del Nobile e Conte nei confronti di alcuni docenti del precedente Dipartimento SAFE, hanno condotto all’accertamento di molteplici e reiterate violazioni dei regolamenti universitari (pur prive di rilevanza penale a seguito della riforma dell’abuso d’ufficio). Ha pensato mai di avviare eventuali procedimenti disciplinari sulla base delle illegittimità accertate in sede giudiziaria?

8) Premesso che la Legge 240/2010 (art. 10, comma 2) stabilisce che l’avvio del procedimento disciplinare spetta al Rettore, Lei ha recentemente chiesto ed ottenuto per il Professore Del Nobile una sanzione disciplinare per un presunto insulto a colleghi (peraltro su fatti avvenuti nel lontano 2017). Per Lei, dunque, è più grave un presunto insulto a colleghi piuttosto che la violazione comprovata e ripetuta dei Regolamenti dell’Ateneo?

9) Ci risulta, Magnifico Rettore, che da quando la dottoressa Sevi ricopre l’incarico di Responsabile

dell’Area Affari Legali dell’ateneo foggiano si è avuta una netta impennata delle spese per consulenze legali esterne. La presenza di un ufficio legale interno impone che l’eventuale affidamento a legale esterno deve essere eccezionale e rigorosamente motivato rispetto alla impossibilità oggettiva di provvedere con risorse interne, nel rispetto dei criteri ed in presenza dei presupposti stabiliti dall’art. 7 del d.lgs. n. 165/2001, per evitare le ovvie conseguenze in termini di danno erariale. Per quale motivo l’Università di Foggia pur avendo un Ufficio Legale interno con due unità di personale, e pur potendo disporre dell’Avvocatura di Stato, da quando è subentrata la dottoressa Sevi fa abbondante uso di legali esterni?

10) In una sua recente intervista su “L’Immediato” (11 maggio 2021), Lei afferma testualmente: “Io sono convintamente dalla parte di Agnese”, riprendendo il titolo di Repubblica, cioè lasciando intendere di essere dalla parte di chi subisce un’ingiustizia e di tutti i colleghi ricercatori che combattono per il merito, per la trasparenza, per la legalità e per la competenza dentro l’istituzione universitaria. Molto bene. Alla luce di quanto da Lei affermato, perché l’Ateneo, ad oggi, non si è costituito parte civile al processo sopramenzionato e perché non ha ancora dato esecuzione alla recente sentenza del Tar Puglia sul caso Conte? Non crede che un Rettore debba dare l’esempio ai cittadini e alle giovani generazioni di studenti essendo consequenziale e passando dalle parole ai fatti?

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