E se le lacrime sincere fossero un errore?

by Paolo Ruotolo

Non può esserci politica senza passione. Chi svolge funzioni di responsabilità istituzionale sprovvisto di un trasporto emotivo e ideale è un freddo burocrate.

Teresa Bellanova non fa parte di questa categoria. La sua storia è quella di chi ha messo lacrime, sangue e sudore nelle proprie battaglie. Che si sia commossa per l’approvazione della regolarizzazione dei migranti da impiegare in agricoltura è del tutto naturale. In quegli «invisibili» il ministro di Italia Viva ha ritrovato il suo percorso di bracciante. Ha vissuto nuovamente il brutale sfruttamento degli «ultimi».

Le sue lacrime però sono state uno sbaglio. Gli italiani – almeno nella loro maggioranza – non sembra abbiano gradito. Difficile che il generale disappunto sia esclusivamente figlio di cattiveria gratuita e odio razzista. Più probabile sia la reazione per i tempi e il contesto in cui sono sgorgate. C’era da aspettarsi che piangere per le conquiste degli stranieri mentre il Paese va a rotoli suscitasse sdegno e critiche. Molto oltre il campo dei «sovranisti», che ovviamente li hanno cavalcati.

Imprese, famiglie, lavoratori, commercianti sono con l’acqua alla gola. Per tanti il futuro si annuncia terrificante. Il senso di abbandono percepito è altissimo. Come lo è il pericolo di gesti di disperazione violenti, alcuni dei quali si stanno già manifestando.

Una polveriera che avrebbe dovuto suggerire di soffocare quel pianto davanti alle telecamere. Quantomeno per non dare l’impressione di una scala di priorità distante dal dramma degli italiani. Penso che nell’errore del ministro sia assente il dolo. La disattenzione è politica.

I diritti non sono «merce di scambio». E sono tali poiché aggiungono e non sottraggono. Tuttavia esistono frangenti in cui rappresentare una comunità significa saper entrare in sintonia con il suo comune sentire. Anche guardandosi bene dal lisciare il pelo alle paure o dallo strumentalizzarle.

Leadership vuol dire guidare, evitando di seguire o assecondare. Ma esercitare questo compito sottovalutando il punto di vista dei cittadini finisce per indebolire le cause migliori. Soprattutto nella bufera di una tremenda emergenza.

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