“Puntare sulla prevenzione virale”. La sfida contro il Covid-19 di Antonio Sarnataro della Biomolecular Diagnostic

by Michela Conoscitore

Nella Fase 2 con il ritorno al lavoro tra le misure necessarie richieste dal Governo, principalmente alle aziende, rientrano gli screening a cui sottoporre i dipendenti per evitare contagi e diffusione del Covid-19. Screening che comprendono i test sierologici ed eventualmente, nel caso fosse necessario, il tampone per verificare l’effettiva positività al patogeno del soggetto. Le varie regioni italiane si sono organizzate in autonomia in merito, soprattutto dovendo tenere conto che la rete dei laboratori di microbiologia dipendenti dalla sanità nazionale non è capillare su tutto il territorio.

Quindi, si è reso necessario rivolgersi al privato: come ha affermato il virologo Andrea Crisanti al nostro giornale:Una richiesta, quella degli screening, che in questo momento il sistema sanitario non è in grado di affrontare. Auspico che si realizzi una certificazione rapida dell’operato dei laboratori privati, secondo uno schema che sia nazionale”.

La Regione Toscana, tramite un bando, ha individuato in tutte le dieci province i laboratori privati a cui rivolgersi per ottemperare a questa procedura: ne sono quarantuno, distribuiti su tutto il territorio, che dovranno soddisfare una potenziale platea di 240 mila persone. Per approfondire questo aspetto della lotta al Covid, bonculture ha intervistato Antonio Sarnataro, Digital PR Specialist della Biomolecular Diagnostic, laboratorio fiorentino all’avanguardia nel campo della microbiologia diagnostica, che ha riconvertito le proprie metodologie scientifiche e il suo staff nel supporto al contrasto del coronavirus. Inoltre, essendo un’azienda operante appunto nel privato, abbiamo discusso anche dei due mesi del lockdown che dirigenti e dipendenti hanno dovuto affrontare, con tutte le asperità del periodo.

Quale ruolo ricopre nella Biomolecular Diagnostic?

Sono Digital PR Specialist, curo il marketing e le pubbliche relazioni dell’azienda. Inoltre, sono anche un clinico, il mio ambito è quello odontoiatrico.

Ci può parlare della Biomolecular Diagnostic, quali sono i suoi punti di forza?

Innanzitutto la Biomolecular Diagnostic nasce nel 2006, come laboratorio di biologia molecolare. Il fulcro della sua attività è la diagnostica in odontoiatria. Poi dal 2017 ha ampliato il suo raggio d’azione: all’odontoiatria si sono aggiunti la nutrigenomica, ginecologia, medicina dello sport, svolgiamo service di biologia molecolare per altri laboratori, analizziamo il microbiota intestinale, e siamo uno dei pochi laboratori in Italia a farlo. Abbiamo iniziato a produrre anche integratori, e dal 2019 offriamo anche attività formativa come corsi specialistici e master.

Perché avete accettato questa ‘sfida’ col Covid-19?

La partecipazione al bando, indetto dalla Regione Toscana, è stata molto impegnativa. Un lavoro che ha visto coinvolti tutti noi, come una grande famiglia. La Biomolecular è un laboratorio unico nel proprio genere, nel senso che abbiamo sempre investito nelle più moderne tecnologie: possediamo un’attrezzatura che per lo più è presente in strutture pubbliche, ed è difficile che un’azienda privata riesca a dotarsene. Quindi siamo all’avanguardia, sia dal punto di vista tecnico-scientifico che nelle risorse umane, in cui l’azienda ha sempre investito. Tutto quello che occorre per la diagnostica Covid, lo possediamo già perché la Biomolecular da sempre è coinvolta nella diagnostica microbiologica e virologica.

Vuole commentare le dichiarazioni del professor Crisanti sul coinvolgimento dei laboratori privati nell’analisi dei test sierologici?

Sono d’accordo con il professor Crisanti, ovviamente. Per quanto riguarda la Regione Toscana, è stata una presa di coscienza perché si è compreso di aver necessità di un supporto anche da parte dei laboratori privati. Comunque, il tandem pubblico/privato c’è sempre stato in Italia. Poi, ovvio basta organizzarsi per il meglio.

Nel periodo di quarantena come avete organizzato il lavoro?

Nella Fase 1, in quanto laboratorio, noi dipendenti abbiamo potuto recarci a lavoro. Come le ho detto prima, siamo stati molto impegnati con la partecipazione al bando: abbiamo coordinato il lavoro in seguito ad una riunione, durante la quale si sono distribuiti i vari compiti, in base a competenze e ruolo. Avevamo tutte le carte in regola per entrare nella lista, volevamo offrire questo servizio alla collettività.

Quanti test avete somministrato finora?

Non abbiamo ancora il numero esatto, ma posso dirle che probabilmente abbiamo superato i mille test sierologici effettuati.

Chi si sta rivolgendo a voi?

Tutte le categorie dell’ordinanza regionale, e ovviamente i pazienti con prescrizione medica. Per i privati non è ancora possibile effettuarli, ma so che la Regione Toscana si sta organizzando e decidendo nel merito.

Com’è cambiato il lavoro alla Biomolecular?

Adesso che siamo un laboratorio convenzionato, il nostro bacino d’utenza deve essere gestito non solo a livello pratico ma anche comunicativo perché il paziente non deve sentirsi perso. Il mio lavoro non è cambiato molto, ma ho aggiunto più impegno perché nella sfida col Covid, la Biomolecular si è ingrandita e quindi la comunicazione deve essere giusta e ponderata. Molte mie trasferte di lavoro nelle regioni del nord, come la Lombardia, sono state cancellate, come può immaginare. Ho proseguito a lavorare in smart working, per progetti digitali. Abbiamo dovuto gestire una serie di difficoltà, derivate dalla chiusura causa pandemia: avevamo un master in corso sul microbiota, il primo in Italia, che ora stiamo svolgendo online, l’unica modalità per portarlo avanti. Dopo il decreto, abbiamo provato a traghettare tutto il possibile online, per il resto si è bloccato tutto.

Quali sono state le ricadute personali, causate dal lockdown?

Non sono toscano, sono fieramente campano e napoletano. Non sono riuscito a tornare a casa per le festività pasquali, quindi credo che la principale ricaduta personale sia stata proprio quella di avere gli affetti famigliari lontani, e la paura che potessero ammalarsi di Covid senza avermi lì, in loro supporto. Però sono fortunato, perché nonostante tutto qui a Firenze sono riuscito a crearmi una seconda famiglia, e ho molti amici. Posso dire di non aver sofferto la solitudine. In questi ultimi due mesi, credo di essermi sentito un po’ come gli italiani del 1943: non si comprendeva bene dove si stava andando. I decreti si sono susseguiti, le misure sono diventate sempre più restrittive, per quanto poche settimane prima era stato comunicato al Paese che il virus non sarebbe mai arrivato in Italia. Invece è successo, e anche con una certa rapidità. La politica non ha saputo correre quanto il virus. La pandemia è stato un evento inaspettato che ci ha travolto tutti, incluso me stesso e l’azienda per cui lavoro.

Ha mai percepito l’impressione di non potercela fare?

Credo che quello sfiori un po’ tutti, e penso sia anche legittimo provare questo timore. Nasco come clinico, e mi sono specializzato dopo in comunicazione: la mia vita mi ha sempre presentato sfide e novità. Il bello della sfida, di questa col Covid nello specifico, sta nell’affrontarla e sorprendersi di sé stessi e delle proprie potenzialità.

A proposito della sue regione d’origine, secondo lei la Campania come ha gestito l’emergenza Covid?

Sono fiero di come la Regione Campania ha gestito l’emergenza, del lavoro svolto dagli ospedali Cotugno e Pascale, e della certificazione AIFA ricevuta sulla procedura del farmaco Tocilizumab. Ho osservato tutto, seppur da lontano, con grande orgoglio.

Quali sono i piani della ripartenza, suoi e della Biomolecular Diagnostic?

Riguardo la ripartenza, credo che bisognerebbe comprendere prima le intenzioni del governo centrale. Comunque durante questa Fase 2, la Biomolecular come centro Covid continuerà a lavorare nella diagnostica inerente al patogeno. Tenendo conto che i target dell’azienda sono tra i più disparati, oltre che protagonisti come laboratorio Covid, dovremo essere allo stesso tempo anche degli spettatori, quindi aspettare e vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Per il futuro, mi auguro che potremo proseguire nell’organizzazione di altre edizioni del master. Inoltre, abbiamo compreso di dover puntare sulla prevenzione virale, perché questo coronavirus è un virus come tutti gli altri e deve essere trattato in ugual modo pensando alle dinamiche virus-cellula umana. Rafforzando il nostro sistema immunitario, anche con l’assunzione di specifiche vitamine, eviteremo l’infezione della cellula umana.

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