Draghi, Rossano Sasso e le citazioni galeotte

by Enrico Ciccarelli

È una fortuna che da più parti ci siano voci critiche sul Governo Draghi. Sono magari un tantino affrettate, a volte ridicole (qualcuno diceva che si sarebbe tenuto la delega ai Servizi Segreti, che è invece quasi subito stata affidata all’ex-Capo della Polizia Gabrielli), ma sono comunque opportune, perché i Governi vanno sempre pungolati e incalzati, specie quando sono sostenuti, ed è il caso di questo Esecutivo, da una maggioranza amplissima. Preferibilmente non per ostilità preconcetta, e con rigorosa onestà intellettuale. Che purtroppo è spesso latitante.

Faccio l’esempio del giudizio, spesso tutt’altro che positivo, su alcuni sottosegretari. Fra loro uno di quelli all’Istruzione, il leghista pugliese Rossano Sasso, ha attribuito a Dante Alighieri la frase “Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto”. Anche avendo frequentato solo sporadicamente il Sommo Poeta, è facile capire che la citazione è totalmente errata. Infatti mentre la prima parte della frase è di Benito Mussolini, nella sua interezza fa parte degli albi a fumetti Topolino all’Inferno, ideati e prodotti in Italia.

Scivolone catastrofico, senza dubbio. Anche perché citare non è mai obbligatorio. Se lo si fa, per darsi un tono, appoggiarsi a un auctoritas, sfoggiare cultura, il minimo sindacale è farlo con accuratezza. Ma non è certo un caso isolato, tanto meno limitato ai social. Fu nell’Aula di Palazzo Madama che Clemente Mastella attribuì all’incolpevole Pablo Neruda la poesia “Lentamente muore” della brasiliana Martha Medeiros. E fu addirittura nel corso di una visita di Stato in Argentina che il mio diletto Matteo Renzi attribuì al cieco veggente Jorge Luis Borges una poesiola da dozzina sull’amicizia.
Giusto riderne, biasimare, esecrare. Ma ricordatevi della storia della pagliuzza e della trave. Perché forse queste omeriche figuracce non sorprendono in un Paese nel quale ogni tanto si trova in rete una molto improbabile citazione “femminista” di William Shakespeare, quella che finisce con “In piedi, signori, davanti a una donna!” Il Bardo non l’ha mai scritta, ma vedrete che sarà riproposta con entusiastica assiduità per l’imminente Festa della Donna.
Sorte peggiore tocca a Charles Bukowsky, l’incendiario e scabroso autore di romanzi come Post Office, e raccolte di racconti come Storie di ordinaria follia, e Compagno di sbronze, cui viene attribuito uno sterminato canzoniere di poesie romantiche e melense che con ogni probabilità, fosse vivo, qualificherebbe in modo assai poco lusinghiero.
D’altronde molti anni fa, negli anni Settanta, destò uno scandalo senza pari la pubblicità dei Jeans Jesus, con un assai commendevole sedere femminile fasciato negli hot pants e la scritta “Chi mi ama mi segua”, che comportò denunce per blasfemia, sulla base di una vaga somiglianza con un versetto del Vangelo secondo Matteo. Il grande copywriter autore dello slogan, Emanuele Pirella, spiega in realtà che la frase (in rete attribuita tuttora a Giovanna d’Arco) è del Re di Francia Filippo il Bello, gran persecutore dei Templari, che l’avebbe pronunciata entrando in battaglia,
Insomma, è possibile che gli svarioni di tanti nostri esponenti politici siano lo specchio fedele della nostra ignoranza, che con le citazioni errate da copincolla o da sentito dire si merita l’aggravante della presunzione. Nel dubbio, meglio lasciare le citazioni ai procedimenti giudiziari. Alla prossima.

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