No Landella Day, nessuno si senta escluso

by Enrico Ciccarelli

Domani, domenica 16 maggio, sarò fra coloro che parteciperanno alla manifestazione, convocata per le 18,30 al Comune, denominata No Landella Day. Vorrei spiegarvi perché ci vado e con quali finalità.

Non pretendo che quelle degli altri debbano essere le mie, e anzi più è ricco l’arco delle motivazioni, meglio è. Però forse non è inutile ragionarci un momento.
Intanto ci vado certamente per manifestare la mia riprovazione per come l’Amministrazione Landella ha ridotto la città, per il verminaio in cui si era trasformato il Consiglio Comunale, per la sorda e sordida cleptocrazia che le inchieste giudiziarie stanno rivelando. Il giudizio penale è compito dei magistrati, e tutti sono non colpevoli fino a sentenza; ma il giudizio politico è impietoso e senza appello. Non si tratta di infierire su un primo cittadino che ha fatto troppo affidamento sulla propria abilità tattica, o di fingere che tutti i consiglieri di maggioranza siano delinquenti e tutti quelli di minoranza sani e santi.
Si tratta di spiegare che il nostro Consiglio Comunale è diventato um’obiettiva zavorra per l’urgente rinascita di cui la città ha bisogno. Io rispetto le opinioni e gli appelli degli assessori ultimi arrivati, che comprensibilmente vorrebbero la prosecuzione di un’esperienza alla quale hanno accettato di partecipare. Il problema è che non hanno alcuna voce in capitolo, L’attuale situazione non è stata determinata né dalla Giunta di adesso né da quelle di prima, come prova il fatto che non c’è un solo componente di Giunta attinto dalle inchieste in corso. Il problema è il voto, il modo in cui è stato usato e il modo in cui gli eletti lo hanno interpretato.
Non vado sotto Palazzo di Città come un sanculotto che vuole espugnare la Bastiglia. Ci vado come padrone di casa. Perché Palazzo di Città non è di Landella, come non era di Mongelli, di Ciliberti, di Agostinacchio e così via. È nostro. E non vado a manifestare la mia indignazione, ma ad assumermi le mie responsabilità. Perché il padrone di casa improvvido, distratto o noncurante non è meno responsabile dei fittavoli infedeli, di coloro che hanno carpito la nostra fiducia e tradito il nostro mandato.
Se il nostro giardino si è riempito di erbacce, se i nostri campi sono stati abbandonati alla gramigna e all’ortica, se abbiamo lasciato fare ai predoni, agli approfittatori, ai ciarlatani è colpa anche nostra. Perché abbiamo scelto male e soprattutto perché non abbiamo vigilato sugli esiti delle nostre scelte. Non ce la caveremo con un semplice “Fuori Tizio e dentro Caio”, togliendo questi e mettendo quelli.
Come si fa a mettere al bando i personaggi equivoci, che però portano in dote tanti bei voti? Serve cittadinanza attiva, associazionismo, volontariato; e servono la stampa, l’informazione, che questa città ha lasciato colpevolmente marcire, pur con le solite ed eroiche eccezioni. E, mi spiace dovervelo dire, serve la politica: sì, proprio quella cosa brutta e cattiva di cui –nella vostra arrogante presunzione- avete pensato si potesse fare a meno.
Io non credo che Landella ritirerà le dimissioni. Né so se voteremo in autunno o, come spero, nella prossima primavera. Ma ci attendono comunque mesi preziosi in cui bisognerà fare un lavoro enorme: innanzitutto per evitare il disastro del dissesto, e poi per ricostruire dalle fondamenta il tessuto politico della città, distrutto da opportunismi e trasformismi. Difficile? Sì. Ma siamo costretti a provarci, a meno che non preferiate che vincano i clan, Riguarda tutti. Perché, come diceva quello, la storia siamo noi. Nessuno si senta escluso. Alla prossima.

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