Tre dettagli sull’Olocausto

by Enrico Ciccarelli

Nel Giorno della Memoria credo possa essere utile, o almeno non del tutto inutile, segnalare tre dettagli che meritano una qualche riflessione. Il primo, secondo me, è che il potere, per imporre logiche di ferocia e di sterminio, non ha alcun bisogno della realtà, che è anzi un ingombro; gli basta il mito. Un mito del quale la pseudo-scienza asservita diventa il puntello.

Per esempio, anche gli scienziati genetisti tedeschi sapevano bene che non esiste una “razza ebraica”, tanto è vero che le leggi razziali, anche in Italia, identificavano gli Ebrei su base confessionale ed ereditaria, non biologica. I figli di due persone di religione ebraica o di una coppia mista erano considerati ebrei anche se convertiti, ma senza alcun appiglio di natura genetica. Perché la costruzione del nemico precede la dimostrazione della sua esistenza. Ed à un meccanismo che non è nato con la Shoah e non è finito con essa.
La seconda è che l’eclissi dell’umanità di cui Auschwitz, Buchenwald o la Risiera di San Sabba sono perpetuo memoriale, non sono significativamente diversi da altri luoghi del buio della specie, dalla morte per fame di tre milioni di ucraini decisa da Stalin negli anni Trenta, quello che viene chiamato l’Holodomor, al genocidio di curdi e armeni, dei nativi americani, e di altri popoli che si sono trovati dalla parte sbagliata della storia, inermi di fronte alla persecuzione, alla ferocia e alla violenza. Ma –terzo dettaglio- nell’Olocausto degli ebrei europei c’è almeno un elemento di novità e di peculiarità: il fatto che chi lo programmò e pianificò si preoccupò non solo di nasconderlo ai contemporanei, ma di falsificarlo per i posteri.  La soluzione finale della questione ebraica venne a lungo travestita dall’idea di deportare gli ebrei d’Europa in un qualche luogo lontano (l’isola di Madagascar, la regione del Falascià in Etiopia, proposta  da Benito Mussolini), e ad oggi gli storici non hanno ritrovato nessun ordine scritto che decidesse lo sterminio. Tutti sapevano, ma nessuno voleva sapere del tutto. Il protocollo di Wannsee, come si chiama il documento redatto da Eichmann nel gennaio del 1942, di cui abbiamo ritrovato una sola copia delle trenta –segretissime- che ne vennero redatte, è scritto in un linguaggio così involuto, tortuoso e burocratico da risultare incomprensibile.
E quelle stesse bugie, quegli stessi travestimenti furono la base della difesa dei gerarchi nazisti al processo di Norimberga e sono la base delle teorie negazioniste. Non dimentichiamo che il regime nazista, più ancora di quello fascista, fu geniale nel culto dell’immagine e della propaganda, con un mix di seduzione e di terrore, un uso scientifico della menzogna e della paura rimasto ad oggi insuperato; ma certo non insuperabile. Questa è la ragione per cui dobbiamo ricordarci di ricordare. Perché ricordare è l’unica base che ci permette di prevedere. E nel tempo senza confini della Grande Rete, in cui le cose conservate sono troppe per essere utili, in cui la verità è nascosta come un filo d’erba in un prato o una foglia nel bosco, la memoria è la sola mappa, la sola bussola di cui possiamo fidarci. Alla prossima.

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