Sulla strada di Emmaus, «la memoria dell’archivio» nel documentario di Luciano Toriello: da venerdì su bonculture

by Fabrizio Stagnani

Venerdì 5 e sabato 6 febbraio, a partire dalle 21.00, in diretta sulla pagina facebook di Bonculture i quattro episodi di “Sulla strada di Emmaus”.

Saranno in visione due puntate a sera, non di quello che si immagina possa essere il video racconto di un cammino spirituale sulle tracce dell’antica città palestinese, ma del documentario che narra delle vicende di una delle più importanti comunità d’integrazione sociale d’Italia. 

La firma sul soggetto, montaggio, fotografia e suono sono del regista lucerino Luciano Toriello.

La produzione è stata fortemente voluta e sostenuta dalla stessa Comunità Emmaus e dalla Onlus Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus. Degni di nota, come tutto d’altronde per questo audiovisivo, i brani a far da colonna sonora di Ras Bamba e dei Rione Junno.  


Tutto partì dalle periferie di Foggia, dove la necessità di attenzione alle realtà più emarginate era diventata una voragine.

Verso la fine degli anni Settanta un gruppo di salesiani (Michele MongielloNicola Palmisano, Gerardo RussoGiorgio Pratesi Michele De Paolis) istituì una piccola cooperativa agricola disponibile ad accogliere chi ne aveva bisogno.

Oggi quella goccia di sensibilità è un oceano di umanità, pronta ad includere minori, donne in difficoltà e senza fissa dimora, tossicodipendenti e chiunque si trovi in condizioni di emarginazione.

Partiti da una casa cantoniera abbandonata nelle campagne di Manfredonia, ora hanno modo di avvalersi di diversi centri sociali che fungono da perno per le loro attività, come della più estesa superficie di campi coltivati a biologico d’Italia e ottanta orti urbani. Qui altro di più non si dirà, non si vuole spoilerare oltre, saranno le immagini della docu-serie a parlare. Insieme ai protagonisti però scopriremo qualche dietro le quinte e aspettativa per il futuro. 


Encomiabile il lavoro di ricerca documentale a monte della realizzazione filmica.

«L’idea nasce da Rita De PadovaDon Vito Cecere e Marino Valente che volevano realizzare un video celebrativo dei 40 anni della comunità e i 20 della Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus. Dopo avermi contattato, ho cominciato a cercare nell’archivio di “MAD – Memorie Audiovisive della Daunia” materiale riguardante la loro storia – rivela il regista Luciano Toriello – . Ho trovato diverso materiale ma soprattutto un nastro di 40 anni fa di 1 ora riguardante l’inaugurazione del villaggio Don Bosco. Riguardando questo materiale e contestualizzandolo ho capito che sarei dovuto andare oltre un semplice video, approfondendo con un documentario che potesse, anche solo in parte, raccontare il loro enorme impegno nel campo dell’accoglienza, della prevenzione. La Memoria dell’archivio mi ha aperto una finestra più ampia per guardare la loro storia, non escludendo i momenti di difficoltà

Un’operazione riuscita, la quale attingendo al patrimonio di MAD, integrato dalle foto di repertorio e le interviste, racconta anche quel che c’è fra due parentesi quadre della storia pugliese.

Un documentario per altro antesignano dei successi mediatici ottenuti da “SAMPA”, che narra vicende e retroscena della comunità, coetanea di Emmaus,  per tossicodipendenti a Rimini.

EMMAUS, nonostante le limitazioni date dal Covid19, era già sui grandi schermi a luglio scorso per le piazze, anzi per parchi urbani, ma a questo arriveremo dopo.  


«Abbiamo sempre adottato un approccio basato sulla relazione educativa, lontani dalla coercizione. Aderiamo al Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza. – spiega Don Vito Cecere, Vicepresidente, già Presidente, della Comunità Emmaus – Per quanto lo Stato Italiano e la Regione Puglia ci spingono verso la medicalizzazione, noi combattiamo e lottiamo perché rimanga ancora l’aspetto socio educativo. Rispetto alle altre comunità, quando educhiamo noi abbiamo in mente un’idea di Uomo, un’idea di Donna, cioè abbiamo in mente quali sono i valori che vogliamo trasmettere. Spesso altrove si valutano i tossicodipendenti incapaci di decidere, proprio in quanto dipendenti. Quindi li si ritiene non in grado di scegliere, per cui vanno obbligati e contenuti perché è la sostanza che comanda. Invece il ragionamento che facciamo qui prevede di credere nella persona che comunque, in qualsiasi periodo della sua vita, conserva la capacità di iniziare un cambiamento. Noi non obblighiamo, accompagnamo verso uno stile di vita nuovo.»


Emmaus è tanto altro oltre la tossicodipendenza, ma avendo la possibilità di saperne altro da chi ci vive contro in frontiera. Qual è lo stato attuale della questione?

«Male a Foggia e male a livello nazionale.- spiega Cecere – A Foggia purtroppo la malavita determina molte logiche di spaccio e si vive quasi con un’economia parallela che è determinata dallo spaccio delle sostanze. Ormai è penetrata in tutte le fasce cittadine. E’ trasversale al mondo dei netturbini, al mondo dei lavoratori notturni per sostenere i ritmi, così come agli avvocati, a chi ha reddito, chi ha uno stile di vita tutto sommato dignitoso. Tutte persone che comunque vivono con l’uso della sostanza perché rende competitivi rispetto all’approccio sociale


Emmaus non è solo lotta alle tossicodipendenze, è una realtà sempre tesa ad abbracciare nuovi orizzonti della solidarietà. Ad anticipare i prossimi traguardi è Marino Valente, attuale Presidente:

«In questi ultimi anni l’Associazione sta mettendo più attenzione ai giovani, nel senso lato. Non necessariamente coinvolti da qualche specifica problematica. Li scopriamo sempre più alla ricerca di realizzazione. A Foggia, per loro, diventa arduo riuscire negli studi, nel lavoro. Vogliamo rivolgerci a loro, per fare prevenzione, per fare in modo che possano restare in questo territorio.»


Emmaus è anche il ricordo di don Michele De Paolis, padre spirituale di Emmaus.

« Ha vissuto molti anni insieme a noi, sino al 2014. – ricorda il Presidente Marino, che lo ha conosciuto ed affiancato – La sua mancanza è solo fisica, è sempre in mezzo a noi. E’ soprattutto con noi quando riusciamo a fare bene il bene per i giovani. Cosa che vale anche per gli altri salesiani che appartenevano alla piccola comunità iniziale ». 


Il successo della Comunità risulta essere tale oggi sia per meriti di gestione interna, che per le politiche dell’amministrazione regionale in merito ai servizi sociali attuate proprio nel periodo di massima espansione di Emmaus. 

Gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (IPAB), a seconda dei loro requisiti di pertinenza, furono chiamati dalla Regione Puglia a trasformarsi in enti o di diritto privato o pubblico.

Emmaus scelse di diventare una fondazione di partecipazione a diritto privato. Come ricorda Rita De Padova, Presidentessa della Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus : «Credo che Vendola in quel periodo, insieme all’Assessore Gentile, abbiano fatto un ottimo lavoro di trasformazione e di ripensamento di tutto quello che era il welfare sociale. La Regione, approvando il nuovo regolamento, fece un grande passo in avanti in merito a tutto quello che sono i servizi sociali. Sono stati lungimiranti!»


Nel documentario di Toriello, solo una sua frase viene lasciata aperta: Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. In direzione di cosa c’è da lavorare e perché bisogna rimboccarsi le maniche?

Lo abbiamo chiesto a Peppino D’Urso, ex consigliere comunale a Foggia, ex Assessore Provinciale alla Politiche sociali, insegnante di lungo corso e oggi Presidente del Consorzio Teatro Pubblico Pugliese.

«Foggia registra momenti di grande sofferenza sotto ogni aspetto. Basti pensare alla carenza di lavoro per i nostri ragazzi. Ci sono una serie di questioni che non sono andate nel verso giusto. Una tra tutte, il problema della criminalità, ma anche di questa illegalità diffusa che c’è, anche nei piccoli comportamenti. Una zavorra enorme. Incide moltissimo nello sviluppo economico, civile e nella crescita culturale. Senza dati alla mano, da quello che osservo, leggo e comprendo è un fenomeno in incremento da alcuni anni. Occorre voltare pagina, per dare un senso di fiducia, anche per tornare a dare ai nostri cittadini fiducia nelle istituzioni. C’è molto da fare, ma si necessita una visione, un progetto. Che oggi io non vedo. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche, ma con un’idea. Promuovere piccole campagne di promozione sociale, come incrementare la presenza delle forze dell’ordine, può risultare fine a se stesso. Dobbiamo risalire la china puntando sul capitale umano, i soldi da soli non bastano.» 

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