Buon compleanno a Il Mattino. 130 anni di giornalismo napoletano pensato da Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio

by Michela Conoscitore

Una giovane coppia di giornalisti, il 16 marzo del 1892, decise di scommettere sul proprio futuro e investire un’ingente somma di denaro per fondare a Napoli un nuovo quotidiano, una voce che raccontasse la città a chi ci viveva o a chi ne sentisse l’appartenenza, pur non essendo napoletano. D’altronde gli stessi fondatori, girovaghi e avventurieri, l’avevano scelta non per particolari legami geografici, ma principalmente per affetto e amore di verità. Napoli, sotto il controllo piemontese da pochi decenni, anche senza i Borbone sul trono, manteneva lo status di capitale del meridione d’Italia. Come tale veniva raccontata da Il Mattino di Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio.

Inizialmente, la sede del quotidiano era in vico Rotto San Carlo, alle spalle della Galleria Umberto I, dove ora è posizionata la targa commemorativa a Matilde Serao. Pochi mezzi, tanta voglia di raccontare, Matilde e Edoardo iniziarono nel 1892, e oggi la loro ‘creatura’ ha raggiunto il traguardo dei centotrent’anni di attività. Il primo numero fu inaugurato da un’editoriale di Scarfoglio e la rubrica “Api, Mosconi e Vespe” di Serao; alle loro si aggiunsero le voci del poeta Ferdinando Russo, dell’economista Francesco Saverio Nitti, Roberto Bracco e di collaboratori eccellenti come il poeta Giosue Carducci, Salvatore di Giacomo e Benedetto Croce. In pochi mesi, Il Mattino divenne tra i giornali più letti dai cittadini partenopei, che premiarono il coraggio dei coniugi Serao-Scarfoglio.

Quando la coppia prese la decisione di separarsi, la scrittrice fondò un nuovo quotidiano, Il Giorno, e lasciò il timone de Il Mattino al solo Scarfoglio, primo storico direttore. Tra alterne vicende, dalla morte di Scarfoglio alla nomina del figlio Paolo, designato nuovo direttore come in una dinastia regnante, il principale quotidiano del sud giunse al Ventennio. Mussolini chiese a tutta la stampa nazionale di mettersi al servizio del regime, ma la redazione del quotidiano napoletano scelse la libertà. Fu così che dal 1943 al 1950, il giornale disertò le edicole, per poi tornarci in una nuova edizione, rinnovata e fortemente voluta dallo stesso presidente del Consiglio dell’epoca, Alcide de Gasperi. Quindi una convergenza politica e culturale resuscitò un pezzo di storia di Napoli che, nel 1962, si spostò dalla storica sede a via Chiatamone 65, edificio che entrò nel cuore di tutti i napoletani. Lo si vedeva spuntare al termine della galleria Vittoria.

Da lì i giornalisti de Il Mattino raccontarono immani tragedie come il terremoto in Irpinia nel novembre del 1980, la prima pagina del quotidiano è ancora impressa nei ricordi di tutti, ma anche un periodo irripetibile per Napoli, quegli anni Ottanta che ne segnarono la rinascita, dal Neapolitan Power all’arrivo di uno ‘scugnizzo’ argentino che portò la squadra della città a vincere il primo scudetto. Da via Chiatamone, la notte del 23 settembre 1985, uscì il giornalista Giancarlo Siani per andare a morire, condannato dalla camorra.

Oggi, Il Mattino si è trasferito nei grattacieli del Centro Direzionale, e non ha dimenticato, in centrotrent’anni, la passione per una città complessa, quel ventre di Napoli vero e proprio serbatoio di vita che Serao e Scarfoglio avevano riconosciuto come uno dei fulcri vitali dell’Italia.

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