Quei promessi sposi pugliesi

by Carmine de Leo

Tra nord e sud l’amore non ha confini e un valido esempio è la storia ottocentesca di due innamorati pugliesi: Maria Alfarano, secondo alcuni Marina, originaria di Neviano, un comune del leccese e tale Giuseppe Germano, che proveniva addirittura dalla lontana Finale Ligure, nel savonese.

Possiamo quindi dire che questi due giovani innamorati provenivano dagli antipodi della penisola italiana, da due località ancora oggi, nonostante la viabilità moderna, molto lontane tra loro e, per i tempi in cui si svolse la vicenda, davvero lontanissime per la mancanza di strade e ferrovie.

Ma il sentimento, come tutti sanno, non ha confini e quindi i due giovani, colpiti entrambi dalle frecce di Cupido, finirono l’uno nelle braccia dell’altra innamorati perdutamente.

La ragazza, Maria o Marina Alfarano, era una popolana di Neviano, indicata in qualche antico documento come fruttivendola e il suo innamorato, Giuseppe Germano, era un giovanissimo militare in trasferta in Puglia.

Galeotto fu certamente il magnifico clima pugliese, che in primavera risveglia ancora di più negli animi passioni e sentimenti.

La bella Maria, con i suoi genitori, si era trasferita da Neviano nel non lontano comune di Grottaglie, ove, presso il mercato locale, coadiuvava il padre e la madre nella conduzione del banco di frutta e verdura fresche.

La sua innocente bellezza mediterranea contribuiva ad attirare l’attenzione di molti frequentatori del mercato, che restavano catturati dal suo fascino.

Fra questi anche un giovane soldato, Giuseppe Germano, che si recava ogni giorno al mercato in compagna del suo sergente per aiutarlo a trasportare la frutta e la verdura che questi acquistava per il fabbisogno della truppa di stanza nel paese di Grottaglie.

La frequenza giornaliera e gli occhioni di Maria conquistarono presto il cuore del bel soldatino.

Del resto, anche Giuseppe non era da meno, con la sua bella divisa sempre in ordine e messa a nuovo, attirava anch’egli gli sguardi e l’interesse delle ragazze del paese e fra questa la bella fruttivendola Maria.

Il tempo è tiranno e questa volta lo fu ancora di più, un’occhiata oggi ed una domani, dopo solo qualche settimana, superati gli sguardi, ecco qualche parola di convenienza: saluti, informazioni sui prodotti e così via fino a domande sempre più strette e confidenziali.

La strada ormai era tracciata e presto i due giovani si dichiararono reciprocamente il loro amore!

Nelle storie d’amore, però, molte volte sorge sempre qualche ma!

Ecco che a Grottaglie, centro abitato che nel’Ottocento non aveva certamente grandi dimensioni, la gente non teneva la bocca chiusa e i pettegolezzi viaggiavano veloci fra le comari del paese.

Vuoi per dispetto, oppure per gelosia verso la felicità dei due innamorati o per ricevere una piccola ricompensa dai genitori di Maria, i delatori non mancarono e presto il padre della fruttivendola venne a conoscenza della tresca segreta tra la figlia e il bel soldatino.

A questo punto era troppo tardi!

Ormai la relazione tra i due innamorati era andata troppo avanti e difficilmente si sarebbe potuto separarli.

I genitori di Maria, rispettosi del noto detto popolare: moglie e buoi dei paesi tuoi, non vedevano naturalmente di buon occhio questa unione e relegarono subito la figlia in casa, ma l’amore aveva ormai seminato i sui frutti e la bella Maria era già incinta.

La giusta preoccupazione dei suoi genitori era che per il bel soldatino, come tanti suoi colleghi che cercavano solo fugaci avventure amorose con le donne locali, l’unione con la loro figlia Maria rappresentasse solo un divertimento passeggero, perché già sposato, oppure impegnato comunque con qualche promessa sposa nel suo lontano paesello ligure.

Circostanze quest’ultime che in quei tempi non era affatto possibile verificare e quindi era necessario affidarsi unicamente alle dichiarazioni del soldatino e dei suoi comandi militari.

C’era da fidarsi?

Il rischio era grande, Giuseppe Germano non era certo il primo militare in cerca di saltuarie avventure galanti!

Questa volta, però, il bel soldatino era sinceramente innamorato dell’affascinante Maria, egli faceva parte di un contingente di ruppe cisalpine dipendenti dall’armata francese che nei primissimi anni dell’Ottocento stazionò per alcuni anni in Puglia.

Tra la vecchia e polverosa documentazione del fondo del ministero degli esteri dell’antico Regno di Napoli conservata oggi presso l’Archivio di Stato di questa antica capitale, sono conservati numerosi di questi episodi relativi ad un unioni più o meno felici tra i militari e le bellezze locali.

Fra queste carte, ecco anche quella della contrastata unione fra Maria Alfarano e Giuseppe Germano, da cui veniamo a conoscenza che i due innamorati, infine, nonostante la ferma e decisa opposizione dei genitori della ragazza pugliese, riuscirono a coronare la loro unione.

Infatti, anticipando il noto episodio, che vede protagonisti Renzo e Lucia, narrato dallo scrittore Alessandro Manzoni nell’ottavo capitolo del suo romanzo I promessi sposi, la cui prima edizione fu pubblicata circa vent’anni dopo, i due innamorati, alcun mesi dopo lo scandalo della loro unione, una mattina di dicembre del 1805, si presentarono spontaneamente nella chiesa collegiata di Maria SS. Annunziata di Grottaglie.

La chiesa era quasi deserta per la giornata fredda e per l’ora e nel corso della prima messa mattutina celebrata da don Giuseppe Manigrasso, mentre questo sacerdote impartiva la benedizione di rito ai pochi fedeli presenti in chiesa, raggiunsero l’altare maggiore e pronunciarono la frase di rito: questa è mia moglie… questo è mio marito!

In tal modo, nonostante le successive e vigorose proteste dei parenti di Maria e le numerose chiacchiere dei bigotti del paese per lo scandaloso comportamento e l’inusitato rituale a sorpresa messo in atto dai due giovani innamorati, dopo un po’ di tempo le autorità ecclesiastiche si arresero all’evidenza.

Fu quindi finalmente celebrato un vero e proprio matrimonio canonico nella stessa chiesa, che tacitò infine ogni pettegolezzo sull’episodio!

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