“La Ciociara” di Vittorio De Sica: le marocchinate e il lato feroce della Liberazione

by Marianna Dell'Aquila

 “Pace, pace, voi parlate di pace, guardate questa figlia, è peggio che morta!” è l’urlo straziante di Cesira, il personaggio interpretato da Sophia Loren ne La Ciociara (1960), il film per il quale ha vinto il Premio Oscar come Miglior attrice nel 1962. Diretto da Vittorio de Sica con la sceneggiatura di Cesare Zavattini e tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia del 1957, La Ciociara è uno dei capisaldi della cinematografia mondiale e mette in luce alcuni degli aspetti più oscuri che hanno caratterizzato la missione degli Alleati nei giorni in cui l’Italia è stata liberata dal Nazifascismo.

Cesira, una commerciante che ha deciso di lasciare Roma per rifugiarsi nel suo paese natale in provincia di Frosinone, tenta un difficile ritorno nella capitale insieme alla figlia Rosetta. E’ la Primavera del ’44, gli Alleati hanno vinto contro i Nazifascisti e in tutto il Paese si festeggia la Liberazione. Durante il viaggio, le due donne trovano riparo in una chiesa dove però vengono ferocemente violentate da un gruppo di goumiers francesi. Chiuse in un dolore straziante e in un freddo silenzio, Cesira e Rosetta riprendono la strada verso Roma ed incontrano il camionista Florindo che vuole aiutarle a tornare verso casa. L’uomo però matura anche altre intenzioni e riesce a sedurre Rosetta regalandole un paio di calze di nylon.

La storia de La Ciociara, sia nella versione letteraria che cinematografica, è improntata principalmente sul rapporto tra madre e figlia, in particolare sul personaggio di Cesira, una donna determinata la cui unica preoccupazione è difendere la figlia da ogni difficoltà e trappola della vita.

La Ciociara però è anche l’unica testimonianza che parla al grande pubblico delle “marocchinate”, cioè gli atti di violenza sessuale e fisica ai danni di decine di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, compiuti dai goumiers francesi durante la Seconda Guerra Mondiale. I goumiers erano per lo più soldati marocchini incorporati nell’esercito francese (quindi degli Alleati) ed ebbero un ruolo fondamentale per far battere la ritirata ai tedeschi lungo la Linea Gustav. Per questo motivo, a loro fu concesso come premio l’antico diritto di preda che gli consentì di avere libera licenza di stupro e saccheggio nei territori “liberati”.

Le marocchinate rappresentano a tutti gli effetti il lato oscuro della Liberazione. Un lato di cui si è parlato pochissimo perché, come si dice, la storia la raccontano i vincitori. La memoria che ci è stata restituita di quei giorni infatti è generalmente legata ad altre immagini di quei momenti: siamo abituati a pensare alla popolazione in festa e i soldati americani sorridenti per le strade delle città. Ma non per tutti è stato così e il film di Vittorio De Sica, che tra l’altro era nato in Ciociaria una delle zone più colpite da tanta ferocia, è l’unica testimonianza che consente al grande pubblico di guardare con i propri occhi la reale ferocia di quanto accaduto.

Cesira e Rosetta scappano dalla città martoriata per cercare riparo lì dove credono di poter trovare la salvezza fino alla fine della guerra. Sono luoghi di montagna dove una popolazione povera e ignara vive lontana dal chiasso e dalle macerie delle città. Ma sono proprio quelli i luoghi in cui la ferocia umana, senza nazionalità e alleanze, ha eluso ancora di più la separazione netta tra buoni e cattivi.

Nel film di De Sica possiamo vedere palesemente i volti della ferocia attraverso quei soldati che non hanno il sorriso dei liberatori, ma indossano mantelli di lana, il turbante e sandali al posto degli anfibi. Allora ci viene in mente una delle inquadrature più famose e toccanti di tutto il film, quel primo piano su Sophia Loren il cui volto è incorniciato tra le caviglie dei soldati africani. Si vedono chiaramente i saldali di cuoio ai loro piedi (proprio quei sandali che li distinguevano dagli altri soldati) mentre la donna è immobilizzata a terra e guarda terrorizzata verso la figlia anch’ella vittima dei groumiers.

Il terrore di Cesira e di Rosetta è il terrore di un’intera popolazione per la quale la Liberazione fu, di fatto, anche l’inizio di un incubo. Se nella realtà le conseguenze di tanta ferocia ancora non si conoscono del tutto, le vediamo però nel film di Vittorio De Sica quando Cesira e Rosetta dopo essere state violentate finiscono nuovamente vittime dell’istinto degradante di Florindo e lo vediamo nel pianto disperato del finale in cui le due donne si abbracciano con la consapevolezza di essere sole.

La Ciociara ci mostra un volto del passato che si è voluto dimenticare sin da subito, non solo perché le violenze era di fatto eseguite dagli “alleati”, ma perché le donne vittime di tanto orrore furono costrette a tacere per la vergogna. Ancora oggi infatti è difficilissimo sapere con esattezza quante siano state effettivamente le vittime delle marocchinate. Ci rimane solo il cinema a mostrarci la realtà delle cose.

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