Piccole donne e la potenza di tutte le Jo March del mondo

by Paola Manno

Vi sono molte Jo March nel mondo, ragazze con un libro in tasca ed una mela in mano. Ce ne sono moltissime, ovunque, di quelle che odiano il proprio nome (così sentimentale!): Josephine.

Ce ne sono state nel tempo, giovani donne che hanno rifiutato un ruolo, che hanno indossato un brutto copricapo (-Oh Jo! Non indosserai mica quell’orribile cappello? –Sì! Certo che me lo metto! Non mi importa niente se è ridicolo, anzi, farà ridere anche gli altri!)  o una minigonna per la prima volta.

Ce ne sono tante di signorine March, scapestrate, ma consapevoli della propria fortuna, come Jo al suo primo ballo di società: “Credo che le grandi signore non si divertano la quarta parte di quello che ci divertiamo noi, nonostante tutte le nostre sfortune: capelli bruciati, vestiti vecchi, guanti a cui manca il compagno e scarpette rovinate!”

Tante adolescenti chiuse nel loro cantuccio preferito, rifugiate davanti a grossi libri con una provvista di mele sulla scrivania. Piccole donne con la penna in mano, il cui più grande difetto è un carattere furioso, una fede ostinata nella vita e nella scrittura.

E’ un alter ego della sua autrice, Louise May Alcott, l’amatissima Jo, che descrive quello che è il suo personaggio più intenso con queste parole: “Il suo carattere furente, la sua lingua mordace e il suo spirito irrequieto le procuravano sempre dei guai e la vita era una serie continua di alti e bassi, che erano insieme e comici e patetici”.  

Caparbia, intelligente, ma pure pronta a mettersi in discussione, sensibile, a volte fragilissima, ancora oggi, dopo più di 150 anni (il romanzo venne pubblicato nel 1868), è capace di trasmettere emozioni e resta, nelle sue contraddizioni, la più amata delle sorelle March. Tutti i lettori sanno chi è Jo, l’hanno immaginata su quei pattini, disperata per la caduta della sorellina nel lago ghiacciato, la ricordano piangere disperatamente sui resti del suo romanzo bruciato da Amy, ognuno si è commosso davanti a quel gesto generoso, indimenticabile di Jo che si taglia i capelli per venderli e darne il ricavato alla madre in partenza per il fronte, per raggiungere il padre ferito.

Piccole donne è un romanzo senza tempo, potentissimo nella sua rappresentazione di un’umanità che non è solo quella americana e quella ottocentesca, ma che ha tratti che hanno attraversato i decenni. Tutte le generazioni successive di ragazze e ragazzi che lo hanno letto e amato non hanno avuto difficoltà a riconoscersi in alcuni tratti: la difficoltà di diventare adulti non conosce confini.

E poi ci sono l’amore che sboccia, la famiglia, le gelosie, la guerra, la fede. E poi c’è la sorellanza. Piccole donne è un romanzo visivamente potente, alla lettura. Non è un caso se numerosi registi ne hanno tratto delle versioni cinematografiche di successo.

Nel 1934 George Cukor vince l’Oscar per la sceneggiatura non originale con la sua versione che vede Katharine Hepburn nei panni di Jo; nel 1949 Mervyn Leroy vince l’Oscar per la miglior scenografia mentre nel 1994 Jillian Amstrong ottiene la nomination per i migliori costumi, miglior colonna sonora e miglior attrice (Winona Ryder interpreta, anche lei, Jo).  Greta Gerwig ne ha firmato il settimo adattamento cinematografico di un film che uscirà nei prossimi giorni e che vanta, tra gli altri, la presenza di  Louis Garrel, Meryl Streep ed Emma Watson.

Tanti volti per la stessa storia, per lo stesso personaggio a cui l’autrice dedica molte descrizioni e che forse si discosta dalla bellezza delle attrici che l’hanno interpretato, perché la Jo del romanzo non è bella come le sue sorelle, ma ha un corpo robusto, quasi mascolino. Descritta nei dettagli, coi suoi guanti rotti e il cappellaccio e le sue parole che sono un manifesto -Che cosa mi importa di quello che dirà la gente? Gridò Jo riprendendo in mani il suo libro. Descritta come un fiore, insieme alle sue sorelle, attraverso le parole di Anna, l’inserviente-amica della famiglia March “Se fossero giardini, sarebbero così. Meg, nel suo giardino, coltiverebbe rose, eliotropi, mirtilli ed un piccolo arancio. Beth: fiori profumati. Il giardino di Amy è piccolo e infestato da millepiedi, ma molto grazioso a vedersi, con campanule e felci pittoresche. E Jo? La nostra Jo ha un giardino diverso anno dopo anno perché ella tenta sempre nuovo esperimenti: quest’anno deve essere una piantagione di girasoli ed i semi di queste belle e fiere piante devono nutrire Loreto e i polli della zia”.

Jo è un giardino che cambia, una piantagione di fiori lontani da quelli nobili e delicati, ma dal fusto resistente, fiori in grado di dar luce, fiori in grado di sfamare. 

Sì, ci sono molte Jo-girasoli nel mondo, molte donne che vi si ritrovano con gioia, per fortuna. 

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