Tour letterario a Firenze, sulle tracce dei soggiorni di Dostoevskij, George Eliot e gli altri

by Michela Conoscitore

Firenze è una delle città letterarie più prestigiose, in Italia. Oltre ad aver dato i natali al padre della lingua italiana, Dante Alighieri, che dall’alto del suo podio, in Santa Croce, sembra voglia redarguire le italiche genti contemporanee, il capoluogo fiorentino è stato da sempre meta di un pellegrinaggio culturale, e ha attirato tra le sue vie e le sue piazze numerosi intellettuali di ogni epoca; arrivavano in cerca di ispirazione, e una volta trovata, scrissero alcuni dei romanzi più belli della loro carriera. Merito di Firenze? Chissà. Sicuramente, qui si è respirata passione per l’arte in tutti i periodi storici. Inevitabile non lasciarsi contagiare, almeno un po’.

bonculture, quindi, ha pensato di accompagnare i suoi lettori in un tour virtuale sulle tracce dei letterati che hanno soggiornato a Firenze, in una passeggiata che partendo dai pressi della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, terminerà a Palazzo Pitti. Occasione, questa, seppur idealmente, di passeggiare per vie e chiassi di Florentia, come era stata chiamata anticamente dai Romani, e tornare, o scoprire per chi di voi non l’avesse ancora visitata, una città dalle mille sorprese letterarie.

Su Dante Alighieri e il suo rapporto con Firenze si è scritto abbondantemente, quindi il Sommo ci perdoni se, per questa volta, non sarà il protagonista d’eccezione di questo tour letterario, ma sono così tante e varie le altre personalità che hanno vissuto o visitato Firenze che l’Alighieri, probabilmente, sarà anche contento di esser lasciato tranquillo questa volta. Un celebre luogo letterario fiorentino, spesso citato a proposito della fama culturale della città, è sicuramente il Caffè Le Giubbe Rosse, nella centralissima piazza della Repubblica: fondato nel 1896 dai fratelli Reininghaus, adottò questo nome per il colore delle casacche indossate dai camerieri. Nato come circolo scacchistico, Le Giubbe Rosse ha visto nascere il Futurismo, quando Marinetti, Boccioni e Carrà pensavano al manifesto della nuova corrente artistica, sorseggiando caffè e provando a dare uno scossone all’ambiente culturale italiano. Quei tavolini, però, accolsero anche Montale, Saba, Gadda e Luzi.

Tornando al nostro tour, partiamo appunto da Piazza della Stazione, è qui che comincia la nostra passeggiata letteraria: non fatevi infastidire dalle colonne di gente che affollano i marciapiedi, e con calma ci dirigiamo verso il civico numero 2, dove incontriamo Percy Bysshe Shelley, scrittore britannico che amò molto l’Italia. Nei suoi ultimi quattro anni di vita, Shelley decise di trasferirsi con la famiglia, inclusa la moglie Mary ‘madre’ di Frankenstein, in Italia e visse in molte città, inclusa Firenze. Quel che ha di eccezionale il soggiorno fiorentino di Shelley è che al suono delle campane della vicina Santa Maria Novella, il poeta scrisse il suo capolavoro, Il Prometeo Liberato, evento celebrato anche dalla targa.

Avviandoci verso il Duomo, ci incamminiamo su via Panzani e ad una delle prime traverse, in via del Giglio 11, troviamo la targa dedicata a John Milton, una delle più grandi glorie britanniche dopo Shakespeare: a Firenze per ritrovare gli autori classici, Milton vi risiedette tra il 1633 e il 1639. Andando avanti non soltanto nel percorso, ma anche nel tempo, quando via Panzani diventa via de’ Cerretani, e già si intravede imponente la cupola di Santa Maria del Fiore in lontananza, non ci dobbiamo far attirare magneticamente dalla sua magnificenza, ma girare in via dei Rondinelli 7, dove ad aspettarci c’è la targa dedicata a Carlo Collodi, padre di Pinocchio, uno dei libri italiani più tradotti all’estero. In questa via, lo scrittore visse gli anni della sua maturità, e scrisse proprio la storia del burattino di legno.

Tornando su via de’ Cerretani, e proseguendo prima su piazza San Giovanni con il Battistero dedicato proprio al patrono della città, e cantato anche da Dante nella Divina Commedia, al venticinquesimo canto del Paradiso (“con altra voce omai, con altro vello / ritornerò poeta, e in sul fonte / del mio battesmo prenderò ‘l cappello“), e costeggiando il sagrato del Duomo col campanile di Giotto, ci avviamo verso via de Calzaiuoli: ad una delle prime traverse, si intravede in lontananza una giostra, il biglietto da visita della già citata piazza della Repubblica. Ci si potrà fermare per un caffè a Le Giubbe Rosse, per rifocillarsi e, poi, riprendere il lungo cammino che abbiamo ancora da compiere. Prendendo via Calimala, giungiamo al Mercato Nuovo e alla nuova targa, posta proprio sopra alla fontana del Porcellino, opera in bronzo di Pietro Tacca, che ha ispirato uno dei novellieri più famosi dell’Ottocento: Hans Christian Andersen. Lo scrittore danese amò molto Firenze, come riporta la dedica sulla targa, e soggiornando nei pressi del Mercato Nuovo, ideò la fiaba Il porcellino di bronzo. Da oggi sapete che Andersen non scrisse solo La Sirenetta, ma possiamo trovare anche un po’ di Italia tra le sue fiabe.

Tornando sui nostri passi e attraversando piazza della Repubblica, ci dirigiamo in direzione di via della Spada, trattenendoci però per qualche minuto dentro il magnifico Palazzo Strozzi: dopo il suo trasferimento da Palazzo Buondelmonti, il famoso Gabinetto Vieusseux ha trovato casa proprio qui, nel cinquecentesco edificio ideato da Benedetto da Maiano. Altro luogo letterario per eccellenza di Firenze, fondato da Giovan Pietro Vieusseux, il Gabinetto fu uno dei circoli intellettuali più vivaci dell’Ottocento, e qui oltre a discutere di politica, letteratura e scienza, fecero conoscenza l’uno con l’altro, per la prima volta, Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi, all’indomani della pubblicazione de I Promessi Sposi, nel 1827. Incontri che il Gabinetto Vieusseux ha favorito, scrivendo la storia della letteratura italiana.

Uscendo da Palazzo Strozzi, e dirigendoci verso via della Spada, incontriamo una delle vie più belle di Firenze, via dei Tornabuoni: strada dello shopping per eccellenza, qui incontriamo la nostra prossima targa: Romola è uno dei numerosi romanzi ambientati a Firenze, e porta la firma della grande scrittrice inglese George Eliot. Proprio in via dei Tornabuoni 13 c’era un albergo che ospitò la Eliot proprio durante la stesura di uno dei suoi romanzi più famosi. Firenze, anche in questo caso, ha contribuito al successo di un autore.

Dopo esserci lasciati alle spalle la Eliot, continuando su via dei Tornabuoni giungiamo in piazza di Santa Trinita dove affacciano importanti e pregevoli palazzi nobiliari come il Bartolini Salimbeni, ma anche il Buondelmonti sulla cui facciata possiamo leggere ben due targhe: la prima, dedicata al già citato Vieusseux, per ricordare che in questo palazzo ha vissuto fino alla sua morte, e l’altra posta per ricordare i soggiorni fiorentini di un altro grande della nostra letteratura, ovvero Ludovico Ariosto, ospitato dall’allora padrone di casa, Zanobi Buondelmonti.

Incamminandoci in direzione dell’Arno, prima di attraversare il ponte di Santa Trinita, ci immettiamo sul Lungarno Corsini dove hanno sede due altre importanti targhe: la prima al civico 2, dedicata allo scrittore e tragediografo Vittorio Alfieri, che in questa casa concluse la sua esistenza. La città di Firenze ha voluto ricordare il genio dello scrittore piemontese, poiché dopo Ariosto e Tasso fu uno dei più valenti scrittori di storie epiche, nella letteratura italiana. Mentre sempre su Lungarno Corsini, al numero 4, nell’Ottocento aveva sede l’Albergo delle Quattro Nazioni, che ospitò frequentemente Alessandro Manzoni: il fiorentino, dai tempi di Dante, era considerato la versione di italiano puro e corretto, quindi lo scrittore venne a Firenze per “sciacquar i panni in Arno”, e procedere alla seconda stesura de I promessi sposi, che vide la luce nel 1827.

Ritornando verso il ponte di Santa Trinita e attraversandolo, ci dirigiamo verso Oltrarno, uno dei luoghi più caratteristici di Firenze, dove sopravvive ancora la vera fiorentinità. Animato da quartieri popolari come San Frediano, e custodendo piccoli gioielli come la chiesa di Santo Spirito, inoltrandoci sempre più nel suo cuore, Oltrarno racchiude le ultime tre importanti targhe di nostro interesse. Prima di arrivare in piazza Pitti, al termine di via Maggio troviamo piazza San Felice, dove al numero 8 c’è la famosa Casa Guidi, dimora fiorentina della poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning, moglie del poeta Robert Browning. Stabilitasi a Firenze, subito dopo il matrimonio, la Browning ha vissuto gran parte della sua vita in Italia, seguendo da vicino i moti risorgimentali. Morì a Firenze, ed è sepolta al famoso Cimitero degli Inglesi, altro luogo letterario da visitare. Lasciata piazza San Felice, ci incamminiamo verso l’imponente Palazzo Pitti, dimora storica dei granduchi di Toscana. Al numero 2 di piazza Pitti, c’è una targa che ricorda il soggiorno di Fedor M. Dostoevskij a Firenze, dove lo scrittore russo terminò uno dei suoi romanzi più famosi, L’Idiota.

Il nostro tour letterario si conclude al numero 14 di piazza Pitti con la targa che ricorda lo scrittore e pittore Carlo Levi: di origine ebraica, Levi trovò rifugio a Firenze dalle persecuzioni razziali, e trattenutosi in città, dopo esser tornato dal confino in Basilicata, fino al 1945, qui a Firenze scrisse il suo romanzo più famoso, Cristo si è fermato ad Eboli, che nasce proprio dalla sua esperienza lucana.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.