Il Premio I fiori blu premia Serena Dandini e «coltiva il desiderio» di lettura e cultura insieme a Foggia

by Antonella Soccio

È spesso infantile l’esercizio manicheo di dividere il mondo in buoni e cattivi, in gente perbene e gente per male, ma la Foggia “sana”, che si vergogna e accetta al contempo come necessario e potenzialmente salvifico lo scioglimento per mafia del Consiglio comunale era tutta in Villa giovedì 16 settembre, al buio (l’appalto dell’illuminazione pubblica è uno dei grossi affaire corruttivi della scorsa amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose e mazzette), a godere delle parole e dei pensieri degli ospiti della serata finale del Premio I fiori blu.

Non si tratta solo dei libri in gara o delle molteplici e ricche relazioni amicali dell’associazione I fiori blu con pezzi di città, spesso poco inclini alla partecipazione pubblica, né si tratta solo della grande caparbietà della direttrice artistica Alessandra Benvenuto, chiamata ironicamente Furher dal presidente della Giuria tecnica Paolo Mieli, prendendo a prestito il titolo del libro di Serena Dandini, vincitore della seconda edizione del Premio.

È chiaro che il famigerato ceto medio riflessivo foggianio, quel che resta della città colta o che desidera esserlo e che ancora vive a queste latitudini magari lasciando emigrare solo i figli, ha bisogno di una cultura meno residuale, che non sia solo intrattenimento o funzione giullare della politica.

Una parte di città brama di desiderare un altrove perduto, per sentirsi meno provinciale, meno affossata dalla criminalità e dalla bruttezza del degrado civico e morale che si incrocia ad ogni buca stradale.

I fiori blu nascono nel fango”, la citazione di Raymond Queneau è quanto mai vera oggi per Foggia.

Tale è stato il successo della cerimonia- tutti ordinati ed entusiasti con green pass negli smarthphone- da far dire a Paolo Mieli, davanti ad un pubblico incredulo e divertito: «Sarebbe bello se l’Italia fosse come Foggia». È il Sud che si veste a festa, quel decoro che manca e che la relazione prefettizia di scioglimento ha svelato sin nei meandri più raccapriccianti di collusione tra politica, tecnostruttura e batterie della Società.

Una festa svoltasi poter ascoltare i premiati dalla Giuria Tecnica Serena Dandini (“La vasca del Führer”, Einaudi) e dalla Giuria Popolare Daniela Lucangeli (“A mente accesa”, Mondadori), Antonio Polito (“Le regole del cammino”, Marsilio) e Maria Grazia Calandone (“Splendi come vita”, Ponte alle Grazie).

La serata, condotta dalla direttrice artistica del Premio Alessandra Benvenuto e dal giornalista Micky dè Finis, ha visto la presenza sul palco di Potito Salatto, editore di Teleblù, media partner dell’iniziativa insieme a Radio Nova e alla nostra testata online Bonculture. “Non c’è democrazia senza cultura.” ha detto fra l’altro Salatto. Un concetto ribadito dal prorettore dell’Università di Foggia Agostino Sevi, che ha parlato del Premio come di “un segno della rinascita e del riscatto della città”. Rosa Barone, assessore al Welfare della Regione Puglia, ha sottolineato come “Idee nuove generano nuova linfa, anche per luoghi del cuore come la nostra Villa Comunale”. “Abbiamo bisogno come il pane di queste iniziative, specie in momenti bui come questo” le ha fatto eco Giuseppe D’Urso, presidente del Consorzio Teatro Pubblico Pugliese.

Secondo Maria Grazia Calandrone, l’autrice di “Splendi come vita” (Ponte alle Grazie), opera autobiografica dai registri stilistici che partecipano sia della narrativa che della poesia, “Leggere le vite degli altri aiuta a comprendere la propria”. Molto apprezzato dal pubblico il riferimento della Calandrone al ritorno ad un “corpo sociale” che non può e non deve più essere un “corpo pulviscolato”.

Dopo la consegna del premio (un alberello fiorito realizzato dall’artista Francesca Roberto a partire da un disegno di Emanuela Alviti) a Calandrone da parte del presidente della Fondazione Monti Uniti di Foggia Aldo Ligustro, è stata la volta della scienziata Daniela Lucangeli, docente universitaria a Padova considerata una delle maggiori autorità nel campo della psicologia dello sviluppo. Esordendo in modo non casuale con una citazione della poetessa Mariangela Gualtieri (dalla sua lirica “Ringraziare desidero”) la Lucangeli ha catturato e affascinato l’uditorio con una splendida dissertazione sulle emozioni e l’apprendimento, sulla “didattica di vicinanza”, sull’importanza e l’urgenza di un nuovo desiderare, di una diversa adultità fondata sul valore della differenza e sul corretto trattamento dell’errore (che è strumento di crescita e non colpa).

«Errare significa camminare, il cervello è un elaboratore attivo, è la generazione attiva che produce il meglio, l’intelligenza è un prodotto distribuito. Il respiro dell’altro impatta la mia mente»

«La parola chiave per il futuro è insieme» ha concluso Lucangeli fra gli applausi . Il premio per il suo libro “A mente accesa” (Mondadori) le è stato consegnato dal professor Gabriele Fattori, dell’Università di Foggia.

Dopo l’esecuzione di un brano musicale da parte del Quartetto di Sassofoni “Hyle” (che aveva aperto la serata con le note della colonna sonora de “La vita è bella”) del Conservatorio di Foggia, Micky dè Finis ha intervistato il giornalista e scrittore Antonio Polito, autore per i tipi della Marsilio de “Le regole del cammino”.

A seguire il breve intervento di Luca Vigilante, main sponsor della manifestazione con la Cooperativa Sanità Più. “La cultura” ha detto “è desiderio di scoprire nuove cose. Ed è questo desiderio che aiuta ad avere coraggio e superare le paure.”

La serata si è conclusa con l’intervento del presidente della Giuria Tecnica, Paolo Mieli, che ha poi intervistato Serena Dandini, vincitrice del Premio con “La vasca del Führer” (Einaudi).

L’intervista di Mieli a Dandini, sulla base della loro antica reciproca conoscenza (Rizzoli è stata la prima casa editrice che ha pubblicato i libri dell’autrice) ha riguardato sia Elizabeth “Lee” Miller, la straordinaria modella e fotografa statunitense la cui vita è al centro del romanzo, sia la più generale difficoltà per un’autrice e conduttrice televisiva come Dandini nel farsi “accettare” come scrittrice. “Solo adesso si stanno convincendo” ha scherzato lei. “La vasca sdel Führer è un libro che chi non ha letto dovrebbe leggere e chi ha già letto dovrebbe rileggere” ha chiosato Mieli. Per contenuto, forma stilistica e autrice, un autentico tributo alla forza delle donne e alla loro indipendenza. Mieli e Dandini hanno poi espresso la comune soddisfazione (“Vuoi mettere la possibilità di mettere un abito da sera dopo un anno e mezzo in tuta?” ha detto sorridendo la scrittrice) per il ritorno alle manifestazioni in presenza.

«Le vite degli altri ci servono da specchio, Lee Miller attraversa il Novecento, ha una magia quella di trovarsi al momento giusto. È una flappers, una modella, ma non le basta essere una fotografia, diventa fotografa. Non ha la voglia di fare la musa e fa un altro salto finché diventa una fotoreporter di guerra, ha una irrequietezza che è un sentimento interessante, perché bisogna seguire sempre i propri desideri. Nell’appartamento del Fuhrer fa un gesto surrealista, da artista e sporca il tappetino candido di una casa piccola borghese rappresentazione della banalità del male. Ho visto la foto e sono rimasta ossessionata dalla storia di questa donna. Con la sua biografia ho toccato delle cose che ci parlano di oggi, questa donna è molto libera. Noi siamo in un momento difficilissimo limitati dalla libertà fisiche. Questo sguardo lungo alla ricerca di un altrove mi piacerebbe che arrivasse alle nostre giovani generazioni, per

coltivare il desiderio, per riprendere in mano desideri libertà».

È lo stesso desiderio dei foggiani e delle foggiane. Bellezza, libertà, parole alte. Il desiderio di una “città normale”, si diceva in uno slogan, ormai lontana e agognata.

Il direttivo dell’Associazione I fiori blu, composto da Alessandra Benvenuto, Isabella Trulli, Gianni Buccarella, Maria Luisa De Niro, Eleonora Benvenuto, ha salutato dando un arrivederci al 2022 con la terza edizione.

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