“Meno bonus e più interventi strutturali. Meno populismo e più spalle larghe per le famiglie”. La ricetta anti Covid di Massimo Melpignano di Konsumer Italia

by Michela Conoscitore

Decisamente il mondo in cui viviamo ha cambiato fisionomia, al termine di questa pandemia ogni aspetto della vita pratica sarà diverso e ciò varrà anche per i consumi, le aziende e le famiglie che stanno vivendo questi tempi difficili molto spesso in balia degli eventi, a causa dell’imprevedibilità dell’andamento dei contagi.

bonculture l’aveva intervistato quando l’Italia era ancora in lockdown, lo scorso aprile, e abbiamo deciso nuovamente di fare il punto della situazione con il dottor Massimo Melpignano, responsabile nazionale per il settore banca e finanza dell’associazione Konsumer Italia e avvocato. Dai decreti governativi a quello che accadrà, a breve, nel periodo natalizio quando gli italiani, più poveri, probabilmente non acquisteranno e non viaggeranno come gli anni precedenti:

Avvocato, dopo l’ultima intervista a bonculture è trascorsa l’estate e ora ci ritroviamo in un’Italia divisa in zone: cosa è successo dal punto di vista economico in questi mesi, pensando anche al periodo estivo che non è stato ‘normale’?

È una domanda complessa. Fondamentalmente abbiamo continuato a vivere in una bolla perché il sistema, che è stato varato con i vari decreti emergenziali come il Cura Italia, ha solamente congelato il tutto. Dalle notifiche delle cartelle di Equitalia da parte dell’Agenzia delle Entrate, ai pignoramenti fino ai finanziamenti, ora è tutto fermo. C’è stata una parziale anche se ridotta ripresa di alcune attività, altre invece sono andate avanti come se nulla fosse accaduto e penso agli stabilimenti balneari. La geografia colorata che è stata ideata da questo governo sul piano epidemiologico si trasforma in una tavolozza di colori dalle molteplici sfumature, se vogliamo analizzare la situazione economica: la risposta che potrei darle sarebbe esaustiva se analizzassimo comparto per comparto, area geografica per area geografica, però in sostanza posso dirle che la preoccupazione generalizzata riguarda il momento in cui le cartelle esattoriali riprenderanno ad essere notificate, i pignoramenti eseguiti e quando le moratorie dei finanziamenti bancari scadranno a fine gennaio. Questo scenario, ovviamente, riguarda le imprese.

Il presidente del Consiglio Conte ha annunciato che la seconda rata dell’IMU per aziende e imprese, in scadenza a metà dicembre, sarà cancellata. Tolto questo, l’IVA e altre tasse, di contro, non sono state congelate o depennate. Cosa si sarebbe potuto fare?

Da parte del governo manca una visione strategica. L’esecutivo ha cancellato la parola programmazione dalla propria azione e continua ad andare avanti con provvedimenti spot che non risolvono il problema. Stiamo cercando di tenere a galla il Titanic mettendo dei cerotti. Dal mio modesto osservatorio, posso dire che non si è compresa la cosa più importante: quando questa fase finirà, e quindi si ricomincerà a produrre e a vivere senza particolari limitazioni, ci troveremo ad affrontare una nuova realtà, sociale, economica anche giuridica perché sono cambiate tantissime norme, con regole vecchie. Le posso fare un esempio?

Certo…

Prendiamo le segnalazioni alle centrali rischi: siamo in provincia di Bari, immaginiamo un ristorante in una famosa città di mare come Polignano. Dal primo febbraio 2021 dovrà riprendere a pagare i finanziamenti o se ha dei mutui in corso, perché scadrà la moratoria. A febbraio, non essendoci attività e non avendo incassi, presumibilmente non riuscirà a far fronte a questi pagamenti, e forse nemmeno a marzo. Ciò obbligherà la banca, perché questo dice il sistema, a segnalarlo alla centrale rischi. Ricevere una segnalazione simile significa che tutto il ceto bancario saprà che sei un cattivo pagatore. Però basterebbe aspettare qualche mese, a maggio riparte la stagione estiva, e quindi il ristorante potrebbe farcela. Quindi cosa si potrebbe fare? Congelare, per qualche mese, le segnalazioni alle centrali rischi. Altrimenti si attiverà quel meccanismo che creerebbe grosse difficoltà per queste attività perché chi è stato chiuso non ha potuto produrre, nonostante gli aiuti del governo, per quel che servono, e comunque ci sono i fornitori da pagare che non ti segnalano alle centrali rischi ma possono procedere con decreti ingiuntivi e col pignoramento delle attrezzature. Senza interventi strutturali sulle regole li condanniamo a morire. Queste erogazioni a fondo perduto, questi bonus, non saranno comunque serviti a nulla.

A proposito di bonus, i prestiti alle attività che ammonterebbero a 25 mila euro quindi secondo lei non sarebbero di supporto?

La cosa è stata venduta in un modo, ma concretizzata in un altro. Gli originari 25 mila che poi sono stati elevati a 30 mila, sembrava dovessero essere erogati in modo molto semplice e diretto: un’azienda fa richiesta e se li vede accreditare sul conto. Invece, non è così. Per quanto ci sia la garanzia statale, comunque la banca fa il suo mestiere perché presta soldi suoi e non quelli dello Stato. Gli istituti bancari non potrebbero mai concedere prestiti incautamente, dei tanti che ne hanno fatto richiesta l’hanno ottenuto quelli che avevano maggiori garanzie. La vera immunità di gregge la stiamo realizzando sotto il profilo economico, nel senso che chi era forte per immunizzarsi si immunizzerà, tutti gli altri sono destinati, in tempi diversi, ad affondare.

Degli aiuti alle famiglie cosa ne pensa? Quali dovrebbero essere le misure del governo in merito? Ce ne sono stati parecchi, come il bonus babysitter e in ultimo quello più curioso, il bonus mobilità, riguardante bici e monopattini…

Le confesso una personale allergia a tutto quello che è intervento spot e non strutturale. Non ho una particolare avversione verso i monopattini e chi li utilizza, quindi fatta questa premessa credo che le famiglie, che sono delle piccole imprese, abbiano bisogno di pianificazione e organizzazione. Non è stato fatto molto per la scuola e i trasporti pubblici, come ben sappiamo, e quindi l’immunità l’abbiamo creata di fatto. Chi può permetterselo, accompagna il figlio a scuola con la macchina di famiglia, se va in DAD a casa ha la fibra, e svariati device da cui collegarsi per seguire le lezioni ma non in tutte le famiglie ciò è attuabile. Non si è pensato per tempo alle difficoltà che la seconda ondata avrebbe creato, e si sapeva che ci sarebbe stata. Quindi perché non organizzare per bene tutto questo? Le mamme pugliesi si sono sentite dire che di punto in bianco i figli non sarebbero andati più a scuola, con tutti i problemi ad esso connessi. Meno bonus e più interventi strutturali. Meno populismo e più spalle larghe per le famiglie.

Dal decreto Rilancio al Cura Italia, ora siamo al Ristori e Ristori bis che rimborsa le aziende e le attività commerciali in base al colore delle zone, e ad eventuali passaggi e cambiamenti. Le ricadute pratiche di questi aiuti quali sono stati?

Piuttosto vorrei fare una riflessione: si sta tirando fuori una massa gigantesca di denaro, che è debito e che dovremo rimborsare. Al termine di tutto, non possiamo ancora sapere se saremo in grado di far fronte a questi debiti. È vero che non si poteva fare altrimenti, e capisco anche le difficoltà di dover affrontare una situazione così inedita. Però, da marzo ad oggi il tempo per chiarirci le idee c’è stato, e se avessimo ascoltato gli imprenditori, le piccole e medie imprese e le famiglie avremmo capito che le parole magiche erano programmazione e stabilità. A queste parole non si è voluto dare la giusta importanza. Sono tutti provvedimenti tampone oltre i quali non riusciamo a vedere chiaro l’obiettivo, lo scenario finale. La mia percezione è: fin che la barca va, lasciala andare perché poi ci sarà qualcun altro al posto nostro che dovrà gestire la situazione.

Sul Natale aleggia la possibilità di un nuovo lockdown nazionale, quindi il Covid travolgerà, come ha già fatto con l’estate, anche questa festività. Quanto inciderà sul Pil nazionale la mancata spesa degli italiani?

Ma anche per questo discorso, non ci dovrebbe sorgere il dubbio che sia una straordinaria arma di distrazione di massa? La ripresa del Paese si doveva basare sulla riapertura delle discoteche e degli stabilimenti balneari durante l’estate, e sui cenoni e lo shopping natalizio durante l’inverno: mi sembra un po’ miope come aspettativa economica. Quello che ci dobbiamo davvero chiedere è se dobbiamo precluderci un Natale che presupporrebbe un aggravamento della situazione, sapendo che i mesi apicali per le malattie respiratorie sono i mesi di gennaio e febbraio. Babbo Natale non può essere considerato il salvatore della patria, così come i dj o i bagnini. Quando la situazione è drammatica, tutti quanti dobbiamo fare dei sacrifici.

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