Il No di Nicola Fratoianni: “Se c’è un problema, questo è la qualità degli eletti, non il numero”

by Gabriele Rana

Si è svolta ieri mattina la conferenza stampa di chiusura della campagna elettorale per le Regionali e per il NO al Referendum costituzionale di Vincenzo Berardi e Noemi Carmeno, in presenza dell’onorevole Nicola Fratoianni, deputato di Liberi e Uguali e Segretario Nazionale di Sinistra italiana.

bonculture lo ha intervistato per parlare della Puglia del futuro, di politiche giovanili e del referendum costituzionale.

Come immagina la Puglia di Emiliano?

Vedo una Puglia che continua a difendere un’esperienza e a farla crescere intraprendendo anche nuove strade. Un’esperienza che in questi quindici anni, da Nichi Vendola ai giorni nostri, ha riportato la Puglia, una regione splendida ma marginalizzata, al centro della scena nazionale e internazionale, valorizzando le sue risorse straordinarie: l’ambiente, i territori, le pugliesi e i pugliesi, i giovani; liberando tutte quelle energie che erano state congelate e quasi umiliate da un governo, quello di Fitto, attento agli interessi particolari. Questa esperienza quindi deve essere difesa e migliorata, superando quei limiti che seppur ci sono stati, non giustificano il rischio di un enorme passo all’indietro di questa regione.

Lei è stato assessore politiche giovanili durante l’amministrazione Vendola. Nel caso in cui vincesse Fitto, che futuro immagina per i giovani pugliesi?

Immagino che verrà smantellato uno strumento di governo che in questa regione ha fatto della valorizzazione dei giovani una leva fondamentale della sua crescita. Le politiche giovanili di Nichi Vendola e dell’assessore Guglielmo Minervini erano fondate sull’idea secondo cui la dimensione pubblica dovesse mettere a disposizione della creatività, dell’intelligenza e della passione dei giovani, strumenti in grado di produrre percorsi di autonomia e di crescita. Fitto tutte queste cose non le aveva mai neanche pensate. La Puglia di Fitto, che voglio escludere dall’ordine dei miei pensieri, rischierebbe di tornare in una sorta di grigiore, che non si merita.

Quali sono invece le vostre proposte per i giovani?

Noi di Puglia Solidale e Verde vogliamo continuare in quella direzione di politiche giovanili che hanno avuto successo in Puglia, in Italia e in Europa. Alcune delle scelte fatte sono state definite tra le migliori in Europa. Dobbiamo quindi continuare in questa direzione che è stata di successo e ne dobbiamo migliorare l’efficacia.

Resiste il luogo comune secondo il quale i giovani avrebbero un totale disinteresse verso la politica. Durante questa campagna elettorale ha avuto modo di dimostrare una tesi opposta, soprattutto nella politica attiva?

Io vedo le nostre liste in giro per l’Italia e sono ricche di giovani e giovanissimi: ieri ero a Lecco, dove ci sono le comunali, e la lista ne era piena; qui a Foggia ci sono due giovani candidati per le regionali; a Bari il nostro segretario regionale è un ragazzo molto giovane. Penso vada smontato questo mito secondo cui i giovani non si interessano, se non lo fanno il problema è della qualità delle proposte e del dibattito politico, ma appena i giovani hanno uno spazio, sono in grado di occuparlo. Ogni stagione ha i propri giovani con i loro bisogni, loro speranze e i loro modi per realizzarle.

Crede che gli ultimi tristi avvenimenti di cronaca, come quello di Napoli (il tragico omicidio di Maria Paola Gaglione, avvenuto la notte tra l’11 e il 12 per mano del fratello), e la risposta che la politica ha avuto in relazione a questi possa aver cambiato l’orientamento elettorale degli italiani?

Credo che questo cambiamento non avvenga attraverso gli avvenimenti di cronaca. L’orientamento elettorale è qualcosa che si forma nel tempo. Mi auguro che gli eventi drammatici a cui abbiamo assistito aiutino a superare una potente ipocrisia che c’è nel dibattito politico. La Destra, chiedendo pene severe, si è scagliata contro l’inaccettabile omicidio di Napoli, ma è la stessa che fa ostruzionismo irragionevole nei confronti della legge contro l’omotransfobia che è in discussione in parlamento. Dunque meno ipocrisia e più fatti. Anche la terribile vicenda di Willy ci dice quanto una certa retrocultura fascistoide stia tornando a galla. Anche in questo caso la politica dovrebbe riflettere molto per avere chiaro che combattere questi rigurgiti è una necessità e una responsabilità di tutte e tutti.

Perché votare no al referendum?

Mi pare una riforma sbagliata che collocherebbe l’Italia all’ultimo posto per rappresentanza. Non è una buona idea, soprattutto se fatta per il risparmio: la democrazia non è un risparmio, ma un investimento. Se c’è un problema questo è la qualità degli eletti, non il numero. Questa qualità si migliora dando nuova forza ai luoghi che si occupano di formare e selezionare la nuova classe dirigente, primi i partiti e le grandi organizzazioni di massa, che in questi anni sono stati indeboliti. La verità è che se questa riforma se approvata senza correttivi in grado di limitarne gli effetti negativi, rischia di dare un colpo duro al pluralismo politico, al dibattito ricco di idee e confronto e alla rappresentatività di alcuni territori che se ne ritroverebbero privi.

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